Project bond a Torino. Fassino: “Non ci rassegniamo a stagnazione investimenti”

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Con una dichiarazione del sindaco, Piero Fassino, Torino si candida ad essere laboratorio per la sperimentazione dei project bond, previsti come misura per la crescita dal decreto sviluppo. Forte della costruzione del termovalorizzatore, realizzato in project financing, la città ha deciso di continuare a investire nella sua trasformazione nonostante i conti in rosso e la mancanza di liquidità.

I PROJECT BOND. Si tratta di uno strumento che permette di coinvolgere il capitale privato nella realizzazione di infrastrutture che i Fondi pensione, le assicurazioni e lo Stato non possono – e non vogliono – più finanziare a causa della bassa redditività e dell’elevato rischio legato al lungo periodo di tempo tra la concessione e la restituzione del prestito. È per questo che la Commissione Europea ha creato lo strumento del project bond, recepito nel decreto sviluppo. Si tratta di emissioni obbligazionarie ad esclusiva destinazione: la presenza e la concretizzazione di un progetto. La macchina è complessa ma il meccanismo relativamente semplice. Il project bond consiste in una serie di prestiti, strutturati in tranches, che verranno gradualmente elargiti e poi rimborsati con i ricavi del progetto stesso. Largo dunque a infrastrutture, trasporti, efficienza energetica e banda larga. Il documento approvato nel vertice europeo di fine giugno prevede lo sblocco immediato di 4,5 miliardi di euro che andranno a favorire queste misure e si accompagna al rifinanziamento della Bei, la Banca Europe per gli Investimenti, per 120 miliardi di euro. La Bei si farà garante di ultima istanza della parte più rischiosa del prestito e dell’interesse più alto che su di essa grava in modo da alleggerire il carico per i finanziatori privati, che si troveranno così in mano obbligazioni a bassissimo rating. Dovrebbe quindi ridursi l’incertezza che in questo momento caratterizza le imprese e gli investimenti potrebbero riattivare la molla del mercato.

IL CONDIZIONALE. Perché allora il condizionale resta d’obbligo? I project bond non sono il meccanismo più rapido per far affluire liquidità sul mercato e i loro effetti si vedranno a lungo termine. La destinazione vincola la concessione del denaro a progetti che devono essere ideati, strutturati e valutati in termini di fattibilità ed economicità altrimenti saldare il debito diventerebbe più oneroso se non impraticabile. Non male se si pensa che l’Italia ha un estremo bisogno di razionalizzazione e di pianificazione, meno dal punto di vista dei mercati che continuano a chiedere risposte immediate e subito tangibili.

TORINO. “Nel decreto sviluppo è stato ipotizzato un nuovo strumento, [..] noi ci candidiamo ad essere una città in cui sperimentarlo”  ha esordito il sindaco Fassino al meeting dell’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili. Insomma non intende gettare la spugna di fronte alla stagnazione che caratterizza il settore. Gli Enti locali sono dalla sua parte mentre il Governo si appresta a varare in tempi stretti un decreto interministeriale sulla strutturazione dei project bond, il quale fisserà i termini di garanzia necessari ai nuovi titoli. Torino si è inoltre candidata a ricevere i fondi del piano città promosso dall’Esecutivo e nel piano inserirà il prolungamento della linea 1 della metro fino a Rivoli. Durante le riunioni dei giorni scorsi, Fassino e la sua squadra hanno preso contatti con gli operatori economici e gli istituti finanziari per mettere a punto i progetti e sperimentare soluzioni innovative. “E’ evidente che la priorità delle priorità [..] è rimettere in movimento gli investimenti” ha concluso Fassino. Nella speranza che il caso Torino non resti isolato.

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