Yulia Tymoschenko. Una donna che scuote la coscienza europea

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di Emiliana De Santis

Per alcuni Euro2012 è solo questione di sport. In realtà è anche questione di sport, visto che nelle ultime settimane sta coinvolgendo sempre più l’opinione pubblica per via del caso Tymoschenko. L’ex Premier ucraino, in carcere dall’agosto 2011 e condannata a 7 anni per abuso d’ufficio, malversazione ed evasione fiscale, è in sciopero della fame dal 24 aprile, per i maltrattamenti subìti nel carcere di Jarcov. Per protesta, boicotteranno la manifestazione sportiva anche il Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, la Cancelliera Angela Merkel e il Commissario alla Giustizia Vivianne Reding. Così, però, si rischia di allontanare ancor più Kiev dal resto dell’Europa.

La vicenda – Tymoschenko è stata arrestata un anno dopo le elezioni vinte dall’attuale Presidente Viktor Yanucovich. Nel maggio 2011, prelevata da casa e accompagnata in Tribunale, ha dovuto rispondere del suo operato di Primo Ministro. Le accuse riguardano i contratti siglati con Mosca nel 2009 e in base ai quali Kiev avrebbe non solo svenduto il passaggio del gas russo sul suo territorio, ma accettato di acquistarlo a prezzi più alti rispetto al resto d’Europa. Eppure, lei stessa si oppose al prelievo abusivo di energia delle holding industriali tentando, con delle riforme, di ricavare fondi per pagare statali e aumenti salariali.

È stata legata a uomini accusati di frode e di corruzione, come l’ex Premier Pavlo Lazarenko e di certo non ha avuto una carriera “trasparente”: anche dalla prigione in cui è vessata e rinchiusa dopo un processo considerato da molti politicizzato e contrario alle norme internazionali, Tymoschenko continua a far parlare di sé. Colpevole o no, democrazia e stato di diritto devono garantire giusto ed equo processo, diritti umani e possibilità di contraddittorio.

Luci e ombre – LaSignora del gas”, fan di Thatcher ma convertita al comunismo, è un personaggio controverso. Nota più per la sua pettinatura (regale treccia d’altri tempi) che per le vicende politico-economiche che l’hanno vista protagonista, nel 2005 Yulia è stata, per Forbes, la terza donna più potente al mondo. Dal crollo dell’Urss ha diretto svariate compagnie energetiche e acquisito un cospicuo patrimonio personale grazie alle privatizzazioni. Sempre in quegli anni, le accise sul gas subirono un positivo aumento per le casse della Compagnia Generale di Energia di cui Yulia era presidente. Nel 2001 arrivò il primo arresto, con conseguente rilascio, per falsificazione di documenti e importazione illegale di metano. Da allora, la “Lady di ferro” dell’Est è entrata in politica con il movimento di protesta autore della Rivoluzione Arancione. La popolarità le è valsa la carica di Primo Ministro (prima donna in Ucraina) dal 2007 al 2010, a fianco del Presidente Yushchenko, sfidato poi nel gennaio 2010. Infine, opposizione, arresto e condanna.

Boicottaggio – Non è tanto la colpevolezza quanto le modalità con cui le accuse sono state formulate e validate, oltre che le condizioni di detenzione, il vulnus della questione. Chi addita l’Ucraina come incivile, corrotta e politically incorrect dovrebbe vigilare sui propri sistemi giudiziari e penitenziari. Ora, comunque, Kiev è sotto i riflettori e il boicottaggio di Euro2012 sarebbe solo un gesto eclatante. Per i favorevoli l’assenza dei Grandi vorrebbe dire che non tutto può essere accettato per la stabilità e che l’accordo di partenariato con l’Ue può essere sospeso in qualsiasi momento, provocando al Paese ingenti danni economici. Per i contrari, invece, è questione di forma e sostanza. Boicottare Euro2012 servirebbe solo ad isolare maggiormente le forze moderate ucraine rispetto all’autocrazia uscita dalle urne nel gennaio 2010 e a cui l’Europa si è interessata poco. Ma soprattutto lascerebbe Kiev al giogo di una Russia con rinnovate velleità zariste, accondiscendente alle richieste del Cremlino sulle forniture di gas e costretta ad allentare la sicurezza posta al confine da quando l’Ucraina è entrata nel perimetro Nato.

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