Spending review: un termine inglese per un problema tutto italiano

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di Emiliana De Santis

«Esame ponderato dei costi e delle spese della Pubblica amministrazione (Pa), con il fine di razionalizzare gli uni e contenere gli altri e rendere così la macchina burocratica più efficiente». In italiano è troppo lungo da spiegare, ed è per questo che il termine spending review è utilizzato sia dal governo sia dai media. È più breve e dà l’idea di un provvedimento serio, quasi che il Governo ce la stia realmente mettendo tutta per recuperare quei 4,2 miliardi di euro necessari a scongiurare l’aumento di due punti percentuali dell’Iva, previsto per il prossimo autunno.

Il Comitato Interministeriale – Normalmente non dovrebbe fare notizia ma in un’Italia dove tutti i tentativi sono sempre stati cestinati come «improponibili»«non praticabili»«elettoralmente impopolari», il fatto che lo scorso 8 maggio sia stato nominato un commissario apposito con una Commissione a lavorare al suo fianco, desta scalpore. Il commissario in questione è Enrico Bondi, sconosciuto ai più, eppure noto negli ambienti economici e burocratici come il “risanatore”. Vicino agli 80, laureato in chimica ed eroe di missioni impossibili come il rilancio di Montedison, il salvataggio di Parmalat dopo la gestione Tanzi e il coordinamento della fusione Premafin-Sai con Fondiaria, Bondi è abituato ad avere successo. Sicuro di sé e del suo operato, ha annunciato di non volere null’altro che un rimborso spese ma il Governo è attualmente in trattativa per dargli la retribuzione da dirigente generale, pari a 150 mila euro, in virtù dell’importanza e delicatezza del compito che sta affrontando. La sua squadra, il Comitato interministeriale per la spending review, è composta dallo stesso Mario Monti, dal ministro per il Programma di Governo, Piero Giarda, dal ministro per la Pa, Filippo Patroni Griffi, dal viceministro per l’economia, Vittorio Grilli e dal sottosegretario di Stato Antonio Catricalà. Spetterà invece all’economista ed editorialista del Corriere della Sera, Francesco Giavazzi, il compito di esaminare i trasferimenti dello Stato alle imprese mentre a Giuliano Amato il difficile compito di fornire «analisi e orientamenti» sulla disciplina dei partiti. Giavazzi e Amato lavoreranno a titolo gratuito. Questa volta l’esecutivo non si è fatto mancare proprio nulla.

Il crono programma – Bondi ha presentato il 28 maggio il piano di azione che prevede una riduzione di 4,2 miliardi della spesa pubblica entro il 31 dicembre 2012. Poca cosa rispetto ai 100 miliardi di spesa considerati aggredibili nel lungo periodo. Contestualmente alla presentazione del programma, le commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato hanno iniziato l’esame del provvedimento quadro, su cui già grava il peso di 112 emendamenti. Proprio su uno di questi il Governo è andato sotto a Palazzo Madama la scorsa settimana. L’iter del provvedimento proseguirà a partire da martedì 5 giugno, giusto in tempo per arrivare con relativa preparazione alla prossima riunione del Comitato prevista per il 12 giugno, riunione alla quale i singoli ministeri dovranno esporre un piano di lavoro concreto. Nei fatti, il cronoprogramma stima che entro la fine del mese saranno attivati tutti gli strumenti operativi per raggiungere il target del 2012, grazie a un sistema a rete per gli acquisti della Pa che può garantire risparmi di spesa già nella seconda metà dell’anno. Il metodo è quello di individuare i fabbisogni ottimali di beni e servizi e su questo formulare dei budget che ottimizzano i costi continuando a garantire la massima efficienza. Tre le macro-aree di intervento: ottimizzazione dei prezzi/costi unitari, ottimizzazione delle quantità/consumi unitari e integrazione e razionalizzazione degli strumenti esistenti. I soggetti interessati vanno dalla Pa, agli enti e amministrazioni locali passando per gli enti indipendenti.

Ce la faranno i nostri eroi? – La partecipazione dei cittadini, in particolare giovani e pubblici dipendenti, all’iniziativa del Governo di mettere online un form con cui esporre le proprie idee sul tema, fa sperare in bene. Circa 130 mila messaggi sono arrivati sul sito, molti dei quali scritti con criterio e fatti propri dalla Comitato. Gli italiani, questa volta, non hanno solo segnalato sprechi e lamentale, hanno suggerito soluzioni intelligenti e praticabili. Non mancano però le proteste. Prima su tutte quella di Vietti, presidente del Consiglio superiore della magistratura, che ha già messo le mani avanti dichiarando che la magistratura non è intenzionata a subire tagli né ristrettezze. La gran parte dei sindacati e associazioni di categoria, soprattutto nel settore dell’insegnamento e della sanità non ha digerito il provvedimento mentre il vertice di Confindustria, lamenta l’esatto opposto, ossia la timidezza e la poca incisività delle misure. Il terremoto dell’Emilia, inoltre, richiede fondi per gli interventi di primo soccorso e di ristrutturazione, fondi indispensabili per aiutare le popolazioni e il tessuto economico colpito dal sisma ma che il Governo potrebbe, in mancanza di altre soluzioni, decidere di requisire dalla maggiorazione del gettito Iva oltre che dall’aumento della benzina.

La pubblica amministrazione e la classe politica hanno ora l’opportunità di cambiare volto e modi, bisogna capire se avranno il coraggio di farlo.

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