Etica e Giornalismo al Festival Internazionale di Perugia

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di Elena Angiargiu

«Il rispetto delle regole garantisce tutti: cittadini, imprese e giornalisti». Questo, in sintesi, il pensiero del ministro della Giustizia, Paola Severino, intervenuta sul tema “Etica e Giornalismo” nell’ambito del Festival del Giornalismo di Perugia. A confrontarsi con il Ministro su etica della professione e doveri dei giornalisti, il presidente edi AstraRicerche Enrico Finzi e il presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino.

ETICA E PROFESSIONE GIORNALISTICA – L’incontro, trasmesso sulla WebTV del Festival, si è aperto con la presentazione della ricerca condotta da AstraRicerche per l’Odg lombardo (campione di 1035 italiani 15-70enni). Dai risultati, ammette Finzi, emerge una situazione a metà tra «cattiva e disastrosa». Netto il divario tra comportamenti richiesti ad giornalismo etico e comportamenti effettivi. «Evitare di fornire informazioni false o inesatte» è in testa alle caratteristiche ideali di eticità (82,6%), ma soltanto il 43,4% degli intervistati ritiene che tale requisito venga concretamente osservato. Pienamente rispettato, invece, il divieto a pubblicare dati identificativi (61%) a tutela della privacy.

Di fronte ad un giornalismo sempre meno percepito come «trasparente e per bene», il Ministro ha esaltato la maturità degli italiani nell’individuare le caratteristiche di un’etica che dovrebbe fondarsi, inoltre, su formazione dei giornalisti ed applicazione delle regole sul piano morale prima ancora che deontologico, oltre che su una più ampia autoregolamentazione e semplificazione, per sopperire alla «perdita di fiducia» che sta attraversando il sistema dei media.

ETICA, MEDIA E OPINIONE PUBBLICA – In merito al “grado di eticità”, gli italiani esprimonogiudizi assai critici su giornalisti e media. Soltanto Internet raccoglie un voto positivo (6.7), quasi sufficiente la radio (5.9), ampiamente insufficienti quotidiani e tv. Negativo il giudizio su giornalisti (5.4), professionisti dell’informazione (editori, investitori pubblicitari) ed istituzioni pubbliche (voti tra 5.1 e 4.6). Se il giornalismo risulta “poco impegnato” sul fronte della tutela dell’etica, a difenderla – a sorpresa – è l’Ordine dei Giornalisti (46%), sconosciuto però al 33% degli intervistati, seguito dalla coscienza dei singoli giornalisti (42%). In coda, la politica, incapace di difendere il buon giornalismo.

La Guardasigilli ha sostenuto che occorre interrogarsi sulla crescente preferenza di Internet – positivo in quanto espressione della “voce della gente”, negativo per la “mancanza di filtri” – a scapito della mediazione giornalistica, mentre a proposito dell’Ordine ha sottolineato che occorre valorizzarne l’attività diffondendo le pronunce dei Consigli e, nel confermare i tempi previsti per la riforma ordinistica, ha prospettato possibili modifiche alla sezione disciplinare, mediante l’inserimento di soggetti esterni, a differenza dell’attuale “giustizia domestica”.

ETICA, SANZIONI E REGOLAMENTAZIONE – Più etica grazie all’incremento di controlli e sanzioni economiche a carico di editori e testate, migliore formazione dei futuri giornalisti e applicazione delle norme già esistenti. Sono le azioni che, a detta degli intervistati, andrebbero realizzate per accrescere l’etica del giornalismo. «Colpire chi viola la competitività sia del sistema giornalistico che di quello delle imprese», è la replica del ministro Severino, che ha anche auspicato un controllo gestito “dall’interno”.

Interesse pubblico e rispetto delle regole al centro degli interventi del Ministro. Nel rispondere ad una domanda del presidente dell’Odg Iacopino in tema di pubblicazione delle intercettazioni, la Severino ha proposto un “filtro”, affidato al magistrato, durante le indagini, «per escludere le notizie che non sono rilevanti e che attengono esclusivamente alla sfera personale».

Annunciando una futura normativa europea che regoli le fonti Internet, la Severino ha dichiarato che è necessaria «una regolamentazione dei blog», affinché la “spontaneità” che li caratterizza – e l’anonimato che talvolta può incentivarne un impulso criminogeno – non si trasformi in “arbitrio”.

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