Riforma del lavoro: dall’uovo di Pasqua spunta il reintegro

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di Emliana De Santis

Gli avevano già cucito addosso la maglia dell’imperturbabile, del cecchino spietato e senza cuore. Il Wall Street Journal lo aveva definito la Thatcher d’Italia. Invece il Premier, di ritorno dall’Asia, ha mostrato tutta l’anima politica che è in lui e ha introdotto la modifica all’art.18 prima che il Parlamento se ne prendesse il merito. Mossa astuta e nessuna ombra di cedimento anzi una salda riaffermazione delle redini governative. Pd e Cgil ringraziano, la Confindustria invece non gradisce.

IL SALVATORE. Il giudizio internazionale lo lusinga ma non ne intacca l’operato. Mario Monti aveva incassato con compiaciuta eleganza le lodi globali al piano di riforme che sta attuando per salvare il salvabile. Poi è arrivata la modifica al testo della riforma del lavoro e le lusinghe sono finite. Ma il Premier non se n’è crucciato. Ha replicato al Journal, si è fatto intervistare dal Tg1 e ha dichiarato che il testo che andrà in Parlamento è “sicuramente equilibrato” visto che lo criticano sia i sindacati sia la Confindustria. E martedì il ddl arriva in Commissione Lavoro al Senato, relatori Maurizio Castro per il Pdl e Tiziano Treu per il Pd. Entro la fine di aprile si prevede di concluderne l’esame in modo che Palazzo Madama possa votarlo per la metà di maggio. Restano da esaminare le deleghe su tirocini, politiche di ricollocamento e apprendimento permanente oltre alla questione degli statali, finora esclusi dalla riforma. Sarà compito del ministro Patroni Griffi aprire la trattativa con i sindacati per individuare “gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione” tra la nuova normativa e le leggi in vigore.

L’EQUILIBRIO CRITICO. Per gli aruspici della crisi è nuova marcia indietro. In molti avevano predetto la fine di Bersani e della sua strana creatura politica, arenata tra le spinte riformiste e una base agitata dal populismo antipartitico. Lasciati sul campo Idv e Sel, allo stesso modo in cui la Cgil si è sganciata dall’oltranzismo della Fiom, il segretario democratico non ha potuto non esprimere tutta la sua soddisfazione per il reinserimento, anche se solo come opzione, del reintegro nella fattispecie dei licenziamenti economici. Numerose le contropartite, dalla riduzione delle possibili mensilità di indennizzo alla diminuzione delle tutele per i precari. È per questo che la Cgil, pur dichiarandosi soddisfatta sull’art. 18, è rimasta cauta e abbottonata ricordando che per crescita e precariato c’è ancora molto da fare. “Meglio niente che una brutta riforma” ha tuonato altresì Marcegaglia. Si è consumato lo strappo tra Governo e industriali? Le dichiarazioni sono dure ma non pronosticano un divorzio. Ciò che il tecno governo ha fatto in pochi mesi è il sogno di venti anni o forse più. Certo è che, stando così le cose, imprese e imprenditori non hanno più alibi cui appigliarsi e saranno costretti a guardarsi indietro e all’interno, nel lungo cammino degli errori e delle occasioni mancate.

La Pasqua è sinonimo di passione, di pentimento e di resurrezione. La passione la viviamo e, con un relativo margine di sicurezza, sappiamo che l’Italia risorgerà. Per il pentimento, tuttavia, dovremmo probabilmente attendere molto più a lungo.

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