La Firenze del ‘400 alle Scuderie del Quirinale

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di Barbara Maura

Alle Scuderie del Quirinale è in mostra fino al 15 gennaio Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400, un percorso che ci fa rivivere il periodo artistico-culturale forse più fiorente della storia italiana. L’esposizione ripercorre in maniera attenta le varie fasi della vita di Fillippino in relazione con gli altri artisti dell’epoca, soprattutto Botticelli; oltre alle sue opere più celebri e preziose, si possono ammirare quelle degli artisti che influenzò maggiormente, come Raffaellino e Piero di Cosimo.

Quest’esposizione vuole dare spazio ad un artista poco fortunato, nato a Prato nel 1457 da una relazione clandestina tra fra’ Filippo Lippi e la monaca agostiniana Lucrezia Buti e che, nella memoria storica, è rimasto sempre un passo indietro agli altri grandi personaggi del suo tempo. Nella prima sezione Fra’ Filippo del Carmine, il padre e il primo maestro (1457-1469) vengono raccontati i primi passi dell’artista nella bottega di suo padre, di cui la più importante fu indubbiamente l’affrescatura della cappella maggiore del Duomo di Prato. Di questa esperienza Filippino porterà con sé uno stile curato nei dettagli, i colori delicati, le preziose dorature e un sapiente utilizzo del chiaroscuro.

La seconda edizione è dedicata all’ingresso nella bottega di Sandro Botticelli, dove la loro collaborazione diviene ben presto alla pari, dato che Filippino sviluppa a breve uno stile personale, pervadendo i personaggi dei suoi dipinti di inquietudine e malinconia, estranei alle opere del maestro. Di questi anni, ad esempio, è la Madonna adorante, un’opera delicata ma di una forza espressiva incredibile. Tra il 1475-76 le strade di Filippino e il Botticelli si dividono definitivamente, il primo si dedica a pitture di dimensioni ridotte, mentre il secondo diviene il pittore ufficiale dei Medici dopo il successo dell‘Adorazione dei Magi Lami degli Uffizi.

Nella terza sezione dedicata alla sua attività indipendente, si possono ammirare opere come la Madonna e Bambino con Giovanni Battista e Angeli (1481-82) o l’Annunciazione della Vergine a San Bernardo (1484-85), dove è evidente l’influenza fiamminga nella scrupolosità dei dettagli e nelle tonalità cromatiche. Le sezioni successive esplorano i due eventi che segnarono profondamente la vita dell’artista: l’incontro con Filippo Strozzi il Vecchio, il ricco mercante che gli commissionò la cappella di famiglia in Santa Maria Novella, e il viaggio a Roma, le cui rovine si rivelarono per lui una scoperta straordinaria.

Nei suoi ultimi anni di lavoro, la grande forza di Filippino fu quella di saper interpretare le tendenze del suo tempo. Infatti, a differenza di Sandro Botticelli che entrò in una crisi mistica irreversibile sia sul piano esistenziale che artistico, Filippino lavorò sia alle pitture mitologiche per il Magnifico, sia sui soggetti religiosi più consoni alla committenza “piagnona”, vedi il San Girolamo (1493-95) o la particolarissima S. Maria Maddalena (1500-1504), scarna, scura e sofferente.

Chiudono l’esposizione le intense parole di Giorgio Vasari (Le Vite, 1550): «restò la fama di questo gentil maestro, talmente nei cuori di quegli che l’avevano praticato, ch’è meritò coprire con la grazia della sua virtù l’infamia della natività sua e sempre visse in grandezza et in riputazione».

Fonte foto:

http://www.gds.it/gds/multimedia/arte-foto/gdsid/175610/pg/1/

“Madonna adorante il bambino”, 1478, Filippino Lippi.

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