Spagna, elezioni politiche: vince il centro-destra di Rajoy

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di Barbara Maura

«Il popolo spagnolo si è espresso, lo ha fatto forte e chiaro. Ha deciso di rompere con il passato e abbracciare il cambio che gli abbiamo proposto». Così ha parlato Mariano Rajoy qualche ora dopo la sua vittoria schiacciante alle attese elezioni spagnole del 20 novembre scorso. Il Partito popolare, infatti, ha ottenuto la maggioranza assoluta con 186 seggi, 3 in più del suo massimo storico del 2000. Dopo che il nuovo Parlamento s’insedierà il prossimo 13 dicembre, Rajoy avrà il difficile compito di risollevare le sorti economiche di un paese che non si distanzia molto dalla difficile situazione italiana.

LO SFIDANTE – Alfredo Perez Rubalcaba è il candidato socialista la cui sconfitta non stupisce, visto che il risultato era stato già annunciato, sia dai sondaggi pubblicati da El Pais due mesi fa, secondo cui Rajoy avrebbe vinto con un vantaggio di ben 14,1 punti sull’avversario, sia dall’insoddisfazione diffusa e palpabile in tutto il territorio spagnolo. Infatti l’immagine di Rubalcaba partiva già molto appesantita a causa dell’operato del suo predecessore Zapatero, che si è visto costretto a fare tagli estremi che il Paese non gli ha perdonato. Ad esempio, nel campo dell’istruzione e della sanità, da gennaio, non viene più erogato l’assegno di maternità per le neomamme.

IL PSOE – Ma il PSOE non si arrende e pensa già al Congresso Federale che si terrà dal 3 al 5 febbraio a Siviglia, un incontro che la segretaria della Politica Internazionale e Cooperazione del partito, Elena Valenciano, spera sia «abierto y democratico», come quello che nel 2000 assegnò la leadership a Zapatero. Anche il deputato PSOE Ramon Jàuregui ha dichiarato al quotidiano El Paische vede bene la possibilità di presentare più candidature, senza escludere però che lo stesso Rubalcaba possa mantenere la leadership del partito. L’apertura delle candidature è una questione che interessa molto anche il partito socialista andaluso, dato che proprio l’Andalucia rappresenta il 23% del voto socialista.

IL SILENZO DI RAJOY – Intanto il leader del PP non appare in pubblico da qualche giorno, probabilmente per avere il tempo di organizzare il lavoro da fare prima del fatidico 13 dicembre; infatti la popolazione spagnola non lo vede dal suo discorso di domenica notte. Sembrerebbe che Mariano Rajoy abbia già convocato nel suo ufficio almeno 3 dei direttori delle principali banche del paese: Rodrigo Rato (Bankia), Isidre Fainé (La Caixa) e Francisco Gonzàlez (BBVA), poiché la situazione economica spagnola sarà la priorità indiscussa del suo nuovo governo e preoccupa molto anche tutti gli altri dirigenti del suo partito, che affermano ai media che i dati del deficit peggioreranno presto.

Crisi economica a parte, un’altra inquietudine diffusa è che si possano perdere facilmente le grandi conquiste sociali acquisite in precedenza. Da parte sua, la Chiesa prende le distanze, affermando che non ha intenzione di dire al governo come procedere. Su El Mundo il segretario della Conferenza episcopale, Juan Antonio Martìnez, afferma che «le leggi contro la famiglia e la vita (soprattutto aborto e matrimonio gay), sono ingiuste e pertanto andrebbero abrogate», ma la Chiesa vuole limitarsi a «dar consejos» (dare consigli), senza fare «manovre occulte».

Fonte foto: Partito Popular Comunitat Valenciana on Flickr

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