Amarcord: Perugia 1993, la serie B per un cavallo

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Un cavallo, il mio regno per un cavallo!“. Così fa dire William Shakespeare a Riccardo III in una delle sue più famose opere. E proprio per un cavallo, in una narrazione certamente più bucolica e meno altisonante, il Perugia di Luciano Gaucci perse incredibilmente una promozione in serie B già raggiunta.

E’ la stagione 1992-93, Luciano Gaucci è presidente del Perugia e, nonostante il suo carattere verace e vulcanico, ha enormi ambizioni per il club umbro che naviga in serie C e che il patron vorrebbe riportare in alto, magari anche in serie A, dopo gli anni ottanta e l’inizio dei novanta tutti da dimenticare. Gaucci non bada a spese ed allestisce per il nuovo campionato di C1 una squadra che possa ambire a raggiungere il primo o il secondo posto, posizioni che condurranno direttamente in serie B (i playoff non sono stati ancora introdotti). In porta c’è Simone Braglia che appena un anno prima sbancava Anfield Road assieme al Genoa, in difesa ci sono ottimi elementi come Camplone e Castellini, a centrocampo la qualità di Bergamo, Gelsi e Giunti, in attacco l’ex milanista Cornacchini (meteora in rossonero, una garanzia per la serie C), l’ex pescarese Rocco Pagano e l’esperto Traini. L’allenatore è Adriano Buffoni, gli ingredienti per riportare il Perugia in serie B ci sono davvero tutti.

Il campionato degli umbri, però, inizia a fasi alterne: sconfitta a Giarre alla prima giornata, poi tre vittorie consecutive contro Lodigiani, Nola e Salernitana, ma un gioco ed un andamento che non piacciono a Gaucci che inizia a spazientirsi. Col passare degli anni, gli esoneri, i ritorni sui propri passi, i licenziamenti a sorpresa e le conferme nei momenti meno indicati diventeranno retorica a Perugia, ma all’epoca ciò sorprende ancora. A fine novembre il presidente cambia Buffoni con Walter Novellino, giovane ed ambizioso, che sposa le idee di Gaucci e si impegna a far giocare meglio i grifoni e a proseguire il duello con Palermo ed Acireale per la vittoria del campionato. Se i rosanero sono dove tutti si aspettavano che fossero, ovvero in lotta per la serie B, gli altri siciliani dell’Acireale sono la vera sorpresa del torneo e sognano la loro prima incredibile promozione fra i cadetti, nonostante Palermo e Perugia siano unanimemente indicate come le favorite per il salto di categoria.

Il 13 dicembre 1992, però, il Perugia perde lo scontro diretto al Curi contro gli acesi, ma per fortuna di Novellino prima di Natale i biancorossi vincono 3-0 ad Avellino e la panchina del giovane tecnico si rinsalda. Nel girone di ritorno, gli umbri ingranano una buona marcia, perdono solamente a Catania ad inizio marzo e contro il Palermo il 9 maggio, poi agganciano l’Acireale in classifica dopo lo 0-0 in Sicilia nel confronto diretto del 16 maggio ed il 4-0 sull’Avellino della settimana successiva quando l’Acireale non va oltre l’1-1 a Chieti. Il Palermo in serie B e alla vigilia dell’ultima giornata, Perugia ed Acireale sono appaiate in classifica, con lo stesso risultato giocherebbero lo spareggio che decreterebbe la seconda promossa in serie B. Copione scritto, forse, perché gli ultimi 90 minuti del campionato non mutano la graduatoria: il Perugia vince 3-2 a Casarano, l’Acireale piega 2-1 in casa la Reggina; lo spareggio, dunque, è necessario e gli umbri si giocano il ritorno in B da favoriti e con tutto da perdere o quasi.

Le turbolenze, poi, non mancano, anzi, un vero e proprio terremoto si abbatte sulla squadra biancorossa perché Novellino clamorosamente se ne va dopo un aspro diverbio con Ilario Castagner (che è uomo importante della società) e la mancata difesa di Gaucci: o lui o me, sembra dire Novellino, non appoggiato dal club. Il Perugia si ritrova, così, a disputare la gara più importante dell’anno senza allenatore, in panchina va proprio Castagner che verrà poi confermato anche per la stagione successiva. Lo spareggio tra Acireale e Perugia si gioca a Foggia domenica 6 giugno 1993, dall’umbria arrivano la maggior parte dei tifosi che colorano lo stadio Zaccheria di biancorosso, mentre il granata del pubblico acese è una sperduta macchia che sembra rendere la formazione allenata da Papadopulo ancora più piccola rispetto al maestoso Perugia, favoritissimo per il successo nonostante la burrasca in panchina ed uno spogliatoio inevitabilmente colpito dallo scossone.

Fa caldo a Foggia, la tensione si taglia col coltello, la gara è tirata e si decide nel secondo tempo: Perugia avanti con Traini al 50′, pari dell’Acireale con Di Dio al 74′, gol vittoria ancora di Traini ad un tiro di schioppo dal 90′. Poi la trepidazione per il fischio dell’arbitro, la fine e la gioia del popolo perugino: il Perugia è in serie B, l’inferno della C è finalmente scacciato, mentre l’Acireale crede di aver sciupato l’occasione della vita, teme che un sogno così non ritorni mai più, tanto per completare le citazioni d’autore. E invece, bastano 24 ore per scatenare un altro putiferio sul Perugia, perché la città umbra si sveglia ancora ebbra di gioia per lo spareggio vinto, ma viene colpita da una secchiata d’acqua gelata sulla testa. Chi è di ritorno da Foggia, ha fatto nottata per festeggiare ed ha pure un po’ alzato il gomito, è sicuro di non aver ancora smaltito la sbronza o di aver avuto un incubo da raccontare agli amici al bar. L’incubo, invece, si rivela ben presto una tremenda realtà.

A dire il vero, intorno al Perugia ci sono sospetti da qualche mese, un paio di società si sono lamentate per direzioni arbitrali favorevoli agli umbri, in particolar modo il presidente del Siracusa ha avuto da ridire dopo la sfida fra la sua squadra ed il Perugia del 25 aprile, terminata 1-1 e in cui i biancorossi hanno pareggiato in modo a dir poco bizzarro: l’arbitro assegna un calcio di punizione dal limite al Perugia, nonostante falli su calciatori di Novellino non ve ne fossero, anzi, due giocatori perugini avevano stretto in un contatto falloso un calciatore siracusano. Come se non bastasse, poi, il direttore di gara fa ripetere per ben due volte la battuta, fin quando Michele Gelsi, specialista dei calci piazzati, non infila la palla in rete per l’1-1 finale. L’arbitro è il signor Emanuele Senzacqua della sezione di Fermo, lo stesso che aveva diretto Perugia-Nola 4-1 del 7 febbraio, altra gara contestatissima. La situazione è assai seria, la procura ha aperto un’indagine e ben presto saltano fuori retroscena clamorosi.

Si scopre, infatti, che Luciano Gaucci si è recato per ben due volte nel paese natale dell’arbitro e non si tratterebbe di gite casuali, tutt’altro, perché il direttore di gara, appassionato di ippica, avrebbe organizzato assieme al presidente del Perugia una compravendita di cavalli, in particolare uno, chiamato Veyer, che il suocero di Senzacqua (proprietario di una scuderia come Gaucci) avrebbe dovuto comprare e che avrebbe poi, invece, avuto in dono dal proprietario degli umbri. Il primo incontro fra arbitro e presidente avviene in un ristorante vicino Fermo, il secondo direttamente a casa del direttore di gara ed è il più grave poiché in concomitanza con Siracusa-Perugia. Le accuse di illecito sono gravissime, la promozione del Perugia è a rischio, anche perché il Siracusa nel frattempo è retrocesso in C2 e reclama per quel punto perso e per una serie di direzioni arbitrali che avrebbero favorito il Perugia e, indirettamente, condizionato anche il resto della classifica.

Gaucci in tribunale prova a discolparsi, ammette gli incontri, ma parla di normali affari e in cui il calcio non c’entra. Dice, inoltre, che aveva chiesto a Senzacqua di rinviare a tutti i costi il secondo appuntamento dopo essersi reso conto che proprio quell’arbitro avrebbe diretto Siracusa-Perugia, ma è proprio questa la tesi che il patron perugino non riesce a smontare, i giudici propendono per la combine, Gaucci piagnucola, si arrabbia, continua ad urlare che vogliono trascinarlo in quello che lui chiama impiccio, forza la mano, sostiene che sia stato l’arbitro ad insistere. La mazzata finale, però, la dà proprio Senzacqua che confessa il tentativo di illecito ed ammette che il cavallo Veyer era stato donato al suocero e non venduto e acquistato. Ad Acireale iniziano a mettere lo spumante in frigorifero, anche se per un breve periodo pure i granata finiscono sotto inchiesta per un sospetto circa una partita contro l’Ischia, venendo però prosciolti.

A inizio luglio ecco le sentenze: il Perugia perde la promozione in serie B che viene revocata e al suo posto è ripescato l’Acireale che disputerà, dunque, il suo primo storico campionato cadetto coi giocatori che ricevono la notizia mentre sono in vacanza, un po’ come la nazionale danese che l’estate precedente era stata ripescata ad Euro ’92 dopo l’esclusione della Jugoslavia. Luciano Gaucci viene squalificato per 3 anni e su Perugia cala la disperazione per una promozione persa in maniera incredibile, con gli sfottò dei rivali della Ternana smorzati solamente dal fallimento estivo del club rossoverde che si ritrova ad avere problemi più drammatici rispetto ai perugini. Lo spareggio di Foggia si trasforma, così, in un ricordo amarissimo per il Perugia, agrodolce per l’Acireale che lo ha perso, ha pianto, ha sentito di aver mancato l’opportunità più importante e gloriosa della sua storia, ma si ritrova lo stesso in serie B, laddove pensava di essere il Perugia che esce, al contrario, distrutto da un’estate pazzesca.

I giornali sguazzano per un po’ sulla vicenda, poi il calciomercato prende il sopravvento e le luci su Perugia, Acireale, Gaucci, arbitri e cavalli si spengono. Il Perugia, guidato in panchina da Ilario Castagner, dominerà il girone B della C1 nella stagione 93-94 e sarà promosso in serie B con un anno di ritardo, a quel punto davvero in pochi penseranno ancora alle peripezie dell’estate del 1993, anche perché nel 1996 Gaucci coronerà i suoi obiettivi col ritorno in serie A dove il Perugia, a parte una stagione, resterà fino al 2004. Sembra di aver raccontato un film, sembra Febbre da Cavallo, ma a Perugia quella volta non ha riso proprio nessuno.

di Marco Milan

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