Formula 1: i voti al 2023

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Il mondiale di Formula 1 va in archivio con il dominio totale della Red Bull e di Max Verstappen, capaci di trionfare con larghissimo anticipo e di infrangere record su record, vincendo 21 gare su 22, primato di tutti i tempi. Per gli altri, le briciole o poco meno, in attesa del 2024 e di un campionato, forse, più combattuto. Nel frattempo, andiamo a dare i voti alla stagione appena conclusa.

VOTO 10, VERSTAPPEN: c’è poco da aggiungere ai numeri, alle sue 20 vittorie stagionali, 54 in totale che lo rendono il terzo più vincente di tutti i tempi dietro a Hamilton e Schumacher, se non la maturità acquisita, quella che hanno sempre avuto i grandi. Ha vinto partendo da tutte le posizioni, ha dominato, si è arrabbiato nell’unico fine settimana in cui la Red Bull ha steccato, arrivando quinto e lasciando la vittoria a Sainz, affermando di non voler mai più vivere un’avventura del genere. Verstappen è nell’Olimpo della Formula 1, lo aiuta una Red Bull perfetta, è vero, così come la stessa scuderia austriaca aiutava Vettel a vincere 10 anni fa, così come la Ferrari aiutava a vincere Schumacher e la Mercedes aiutava Hamilton. Finirà, prima o poi, è il destino di tutti i piloti, ma l’olandese è destinato a rimanere comunque nella leggenda e i suoi 3 titoli mondiali già vinti ad aumentare.

VOTO 9, RED BULL: ma cosa vogliamo dire ad una scuderia che vince 21 gare su 22 in calendario e piazza i suoi due piloti al primo e al secondo posto della classifica? 860 punti totali, concorrenza stracciata, l’arroganza di chi è sicuro di essere il più forte, un solo fine settimana storto, quello di Singapore, per il resto un dominio da far invidia alla McLaren del 1988, alla Ferrari dell’epoca d’oro di inizio anni duemila, alla Mercedes di Hamilton e Rosberg, perfino alla stessa Red Bull che vinceva tutto con Sebastian Vettel fra il 2010 e il 2013. Un solo neo, quello di aver sostenuto poco e male Sergio Perez nel suo momento di crisi, immalinconendolo più del dovuto con dichiarazioni sibilline di Helmut Marko (che lo avrebbe rimpiazzato pure col cane di famiglia) e mai realmente a sua difesa di Christian Horner, con l’ombra di Ricciardo perennemente sul groppone del messicano che non ha disputato certo una grande stagione ma che ha fatto il suo, ovvero arrivare secondo dietro ad un mostro come Verstappen.

VOTO 8, HAMILTON: il vecchio leone, pur non vincendo una gara dal 2021, ha lottato con le unghie e con i denti, ha centrato un’inattesa pole position in Ungheria e ben 6 podi, conquistando il terzo posto in classifica alle spalle dei due della Red Bull. A quasi 39 anni, Hamilton combatte ancora come un ragazzino, sprona la Mercedes a dare di più, mette a servizio della squadra il suo talento, il suo carisma e la sua mentalità, ricevendo risposte positive solo a sprazzi, perché la vettura tedesca è apparsa troppo altalenante nelle prestazione e rarissimamente in grado di lottare per la vittoria, anche se a conti fatta è stata la miglior macchina dopo la Red Bull, ma meno veloce della Ferrari e, a volte, anche della McLaren. Ci riproverà Hamilton, ma il tempo passa, gli anni scorrono e le possibilità di conquistare l’ottavo titolo mondiale si riducono sempre di più. Lo meriterebbe, però, per abnegazione, passione e talento. Chapeau.

VOTO 7, ALONSO E MCLAREN: un altro vecchietto terribile è lo spagnolo, autore di un inizio di stagione straripante con 5 podi nelle prime 6 gare e l’ambizione di tornare a vincere dopo oltre 10 anni. Poi la Aston Martin è calata, ma Alonso ha continuato a lottare, ha portato a casa il quarto posto nel mondiale piloti, oltre a 8 podi e una pole position sfiorata a Montecarlo. Bene anche la McLaren coi giovanotti rampanti Norris e Piastri; volevano un successo gli inglesi, ci sono andati vicini a Singapore, ma non ci sono riusciti, dimostrando comunque di essere una scuderia in crescita, bravissimi ad evolvere dopo un inizio complicato, esattamente il contrario della Aston Martin. Alla fine, 9 podi totali e la vittoria di Piastri (occhio al piccolo ma talentuosissimo australiano) nella gara sprint del Qatar. Candidarsi per il titolo nel 2024? Forse è presto, ma di certo la McLaren non vuole aspettare troppo per tornare quella che dominava la Formula 1.

VOTO 6, PEREZ E FERRARI: il messicano ha fatto il suo, ha strappato la promozione di fine anno col minimo dei voti, criticato e deriso perfino dai vertici della sua stessa scuderia. Ha vinto due gran premi (Arabia Saudita ed Azerbaigian), poi è sprofondato sempre di più mentre dall’altra parte del box Verstappen dimostrava di poter vincere da solo anche la classifica costruttori, segno che Perez poteva anche non servire. Secondo in campionato, ha fatto ciò che gli era stato chiesto ad inizio anno, il minimo indispensabile per la riconferma anche per il 2024. Benino la stagione della Ferrari, unica squadra a strappare un successo alla Red Bull, ottenuto con Sainz a Singapore, oltre a ben 7 pole position, 2 con lo spagnolo e 5 con Leclerc. Ci si aspettava di più, onestamente, soprattutto in gara dove spesso e volentieri sono state sbagliate scelte e strategie, anche se, a dire il vero, la Ferrari è sembrata la miglior macchina dopo la Red Bull, soprattutto nella seconda parte della stagione, ma troppo poco per strappare più di una buona sufficienza.

VOTO 5, LECLERC: è la media fra quanto fatto dal monegasco in qualifica (7 pole position e guizzi superiori anche alla qualità e alla velocità della Ferrari) e quanto poi tradotto in gara, ovvero zero vittorie, qualche errore, tanta sfortuna, compreso un clamoroso incidente in Brasile nel giro di ricognizione. 4 ritiri, compreso quello citato di Interlagos, la capacità di rialzarsi, ma un’annata tutto sommato deludente per il talentuoso pilota di Monaco che nel 2022 aveva battagliato con Verstappen almeno per la prima parte dell’anno, ma che nel 2023 ha raccolto pochino, arrivando quinto in campionato e vedendo il suo compagno di squadra conquistare addirittura una vittoria. Il confronto fra pole position (23) e vittorie (5), inoltre, deve far riflettere Leclerc, velocissimo ma ancora incostante nella lotta per i grandi obiettivi, suoi e della Ferrari.

VOTO 4, ALPHATAURI: terz’ultimo posto nella classifica costruttori, un’annata deludente, una macchina spigolosa ed inaffidabile, il licenziamento di De Vries per far spazio al ritorno di Ricciardo (che non ha comunque brillato), i risultati alterni di Tsunoda, il confronto perso con la Williams e con la rinata Aston Martin, passata in un anno da posizioni di bassa classifica alla lotta addirittura per la vittoria. La scuderia erede della Minardi cambierà nome nel 2024, oltre che team principal con l’ex Ferrari Mekies al posto di Franz Tost (lo scopritore di Verstappen), ma la sensazione è che l’Alphatauri (futura Racing Bulls) abbia ancora tanta strada da percorrere per togliersi dalle ultime file dello schieramento e lottare costantemente per i punti, a prescindere dai piloti e da un motore troppo poco potente in una stagione da dimenticare per la scuderia di Faenza.

VOTO 3, ALFA ROMEO: nell’ultima annata marchiata Alfa, la vettura con telaio Sauber e motore Ferrari ottiene poco o niente. Penultimo posto nella classifica costruttori con appena 16 punti (10 di Bottas e 6 di Zhou), 6 ritiri ed il costante posizionamento nelle retrovie della griglia, tanto in partenza quanto poi in gara. Pochissimi guizzi, una vettura nata male e mai migliorata, perfino la livrea è apparsa meno affascinante del bellissimo bianco-rossoscuro dei primi anni. C’è tanto da lavorare per la scuderia svizzera che dal 2024 tornerà a chiamarsi solo Sauber dopo l’esperimento della firma Alfa Romeo che, però, del marchio col biscione aveva solo il nome ma nulla nella costruzione di una vettura altamente al di sotto delle aspettative, così come il rendimento dei piloti, demotivati e privi di mordente per tutta la stagione.

VOTO 2, HAAS: di male in peggio. E’ della squadra statunitense l’ultimo posto della classifica costruttori con 12 punti incamerati (9 di Hulkenberg ed appena 3 di Magnussen) ed una regressione quasi totale rispetto all’anno precedente. La Haas ha sbagliato sostanzialmente tutto, è partita lentamente ed ha terminato la stagione nel più completo anonimato, più o meno quanto già descritto per l’Alfa Romeo, così come il medesimo discorso si può estendere ai piloti che per metà campionato ci hanno provato, poi si sono arresi, assuefatti dalla mediocrità della vettura e di un apparente disinteresse della squadra, quasi fosse già rassegnata al proprio destino. L’approdo in Formula 1 era stato accompagnato da pompose ambizioni di chi non era sbarcato nel circus per fare da comparsa, ma i risultati dicono che ad oggi la Haas è esattamente questo, una comparsa e nulla più.

VOTO 1, GARE SPRINT: i puristi della Formula 1 le hanno detestate sin dall’inizio, così come, del resto, gran parte dei piloti, mai amanti di un formato nuovo, moderno, poco interessante se non per qualche scuderia di centro classifica che, almeno teoricamente, poteva provare a far sbocciare qualche palla. Così non è stato, al di là di un successo di Piastri in Qatar, i valori sono rimasti gli stessi di sempre, i mini gran premi sono risultati noiosi e privi di spunti interessanti, troppo veloci per sembrare una gara, troppo lenti per essere alla pari di una qualifica, con la conseguenza di aver creato un ibrido che nessuno, a parte Domenicali e i vertici della Formula 1, ha apprezzato. Anche il formato, con le qualifiche al venerdì che determinavano la griglia di partenza, le mini qualifiche e la sprint al sabato e la gara la domenica, è sembrato un enorme pasticcio. Che almeno nel 2024 (con altri 6 fine settimana di noiosissime sprint) si cambi parzialmente restringendo la noia al venerdì e facendo partire il vero spettacolo al sabato con le qualifiche e la domenica col gran premio.

di Marco Milan

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