Amarcord: Sam Bartram, il portiere dimenticato in campo

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Della festa, egli dice, anch’io son parte“. E’ un passo di una poesia di Umberto Saba, dedicata al ruolo del portiere di calcio, confinato nella sua area di rigore e spesso dimenticato dai festeggiamenti dei compagni di squadra dopo un gol. Ecco, ciò è vero solo in parte, i portieri sono parte integrante di una squadra, sono il riferimento e la guida delle difese, eppure c’è stato un portiere rimasto veramente solo, abbandonato da tutti. Si chiamava Sam Bartram.

Raccontare il calcio di quasi un secolo fa è sempre complicato: altre abitudini, altri ritmi, perfino altri commenti dopo le partite. Di dirette televisive, poi, neanche a parlarne, tutto ciò che accadeva in campo rimaneva più o meno lì, al massimo c’era la cronaca e il tabellino il giorno seguente sui giornali, spesso tutti racchiusi in una pagina con una decina di righe di commento. Eppure, calciatori e tifosi erano appassionati proprio come oggi, magari meno organizzati ed esibizionisti rispetto agli ultimi 30-40 anni, ma certamente legati a quella palla che rotolava, di sicuro pronti a mollare tutto nelle due ore della partita. Fra questi protagonisti c’è anche il nome di Sam Bartram, portiere inglese classe 1914, ancora oggi icona assoluta del Charlton, squadra con cui ha militato per 22 stagioni consecutive, unica maglia da lui indossata, al punto che a metà anni duemila i tifosi gli hanno eretto e dedicato una statua all’ingresso dello stadio.

Si dice che tutti i portieri siano un po’ matti, ebbene Sam Bartram non faceva certo eccezione: eccentrico, guascone, tutto il contrario del tipico inglese di inizio novecento, nonché bravissimo anche con i piedi, tanto che si narra che spesso se ne andasse in libera uscita palla al piede verso l’area di rigore avversaria. Che ne avrebbe pensato un Giovanni Trapattoni o un Arrigo Sacchi? Bartram era così, uno capace di organizzare il proprio matrimonio nel giorno di un’importante partita del Charlton contro il Middlesbrough. “Guarda che quel giorno giochiamo“, gli dicono i compagni. Ma lui fa spallucce: “E che problema c’è? Io mi sposo, vengo allo stadio, mi cambio, gioco, poi doccia e me ne torno dagli invitati per il rinfresco“. Nessuno ci crede, ma accade proprio così, il portiere nella stessa giornata si sposa, gioca una partita di campionato e poi, lavato e profumato, torna dalla moglie come se niente fosse. Speriamo almeno per la signora Bartram che il marito non fosse troppo stanco per la prima notte di nozze.

Ma Sam Bartram aveva già fatto parlare di sé un anno prima, stavolta senza responsabilità diretta. E’ il 25 dicembre 1937, è Natale ma si gioca ugualmente, il Charlton è ospite a Londra del Chelsea. Su Stamford Bridge improvvisamente cala una nebbia che toglie la visibilità a tutti, i giocatori in campo stentano a vedere a un metro di distanza, incominciano a richiamare l’arbitro che, però, inizialmente lascia proseguire. Ma la partita a quelle condizioni non si può giocare, dagli spalti non si vede nulla, il direttore di gara ad un certo punto si rende conto che sta arbitrando una gara fantasma, gli viene perfino il dubbio che qualcuno abbia segnato senza che nessuno se ne sia accorto, allora ferma la partita, richiama i due capitani e, dopo un breve colloquio, raduna i 22 in campo e li fa rientrare negli spogliatoi. Anzi, a dire la verità, ne richiama 21 perché Bartram non viene avvisato della sospensione e resta ai limiti della propria area di rigore senza, peraltro, vedere un accidente.

La situazione, a raccontarla oggi, è grottesca e paradossale: la partita è finita, ma in campo c’è un portiere che cerca in tutti i modi di capire cosa stia succedendo, chiedendosi probabilmente come mai il Chelsea da diversi minuti non superi più la propria metà campo, perché lui di calciatori (compagni ed avversari) non ne ha più visto neanche l’ombra. Dopo una buona mezz’ora, qualche giocatore del Charlton si accorge che nello spogliatoio manca Bartram; qualcuno pensa ad uno scherzo, altri che sia in bagno, altri ancora che, data la personalità del portiere, sia nello spogliatoio dell’arbitro per organizzare un’eventuale ripresa. Poi finalmente a qualcuno viene in mente una cosa: “Ma Sam è stato avvisato che la partita è stata sospesa?“. Nello spogliatoio cala il gelo, c’è chi ride, chi si mette le mani in testa, chi per lo stupore lascia cadere l’accappatoio a terra. Nessuno ha avvisato Sam Bartram che, dunque, da oltre mezz’ora è ancora in campo a giocare una partita ai confini della realtà.

Richiamato a gran voce, il portiere torna negli spogliatoi, accolto da chi si scusa, chi bonariamente lo insulta dandogli del rimbambito e chi se la ride a crepapelle. Lui non fa una piega: “Ragazzi – dice – pensavo che stessimo attaccando da parecchio!“. Chiude, così, con una battuta uno degli episodi più incredibili nella storia del calcio, possibile solamente in un’epoca in cui neanche la radio trasmetteva ancora le partite in diretta, un calcio più semplice, più genuino, in cui perfino i privilegi dei calciatori vacillavano. Forse un portiere di oggi avrebbe chiesto i danni, anche se oggi una situazione simile non si potrebbe mai verificare e forse è meglio così, il mondo va avanti, si evolve, la tecnologia aumenta, l’attenzione sul calcio pure, le telecamere ormai contano anche i peli del naso dei giocatori, spazio per episodi grotteschi ce n’è sempre meno, con tutti i pro e i contro del caso. Sam Bartram, dopo quasi cento anni, è ancora ricordato come il portiere abbandonato in campo, anche se lui finchè è rimasto in vita si è sempre fatto una risata sulla questione.

Sam Bartram ha servito l’Inghilterra durante la Seconda Guerra Mondiale come istruttore fisico ed atletico dei soldati, poi ha ricominciato a giocare, sempre e rigorosamente nel Charlton, ha disputato 579 incontri ufficiali con la squadra, oltre a collezionare 3 presenze con la nazionale inglese, ha vinto una Coppa d’Inghilterra nel 1947, poi nel 1956 si è ritirato, ha intrapreso per breve tempo la carriera di allenatore, poi l’ha mollata per mettersi a scrivere, diventando un apprezzato editorialista e corrispondente del Sunday People. Ha sempre fatto ciò che voleva, non ha mai lasciato il Charlton perché lì si trovava bene, perché gli seccava cambiare casa e città, ma anche perché a quella squadra e a quella gente era legatissimo. E’ stato un buon portiere, ma non il migliore, ha giocato in una buona squadra, ma non la migliore d’Inghilterra; a lui andava bene così, esattamente come quando ha capito che il mestiere di allenatore non faceva per lui, meglio saltare la barricata e mettersi a commentarle le partite piuttosto che prepararle.

Sam Bartram è morto improvvisamente la sera del 17 luglio 1981, ad appena 67 anni, colto da un infarto mentre tornava a casa. A lui, come detto, i tifosi del Charlton hanno dedicato una statua davanti allo stadio, ma soprattutto gli sono rimasti devoti nonostante ormai sono pochi quelli ancora in vita in grado di testimoniare le gesta di quel portiere così stravagante per l’epoca. Per il Charlton è un’icona, per tutti gli altri è Sam Bartram, il portiere dimenticato in campo.

di Marco Milan

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