Formula 1: le pagelle del 2021
Il mondiale di Formula 1 va in archivio con il trionfo di Max Verstappen nella classifica piloti e la vittoria della Mercedes in quella costruttori. Un campionato avvincente e che ha avuto il suo incredibile epilogo all’ultimo giro dell’ultima gara. Assegniamo i voti ai protagonisti dell’anno:
VOTO 10, HAMILTON E VERSTAPPEN: il titolo l’ha vinto l’olandese, ma la stagione è stata straordinaria per entrambi i contendenti alla vittoria. Mercedes e Red Bull sono state le macchine migliori, eppure il confronto fra Hamilton e Verstappen ed i loro rispettivi compagni di squadra Bottas e Perez è impietoso, a conferma che il mezzo conta (e tanto) ma che la differenza riescono ancora a farla i piloti, anzi, i fenomeni come l’inglese e l’olandese, una spanna sopra tutti gli altri come talento, ambizione, cattiveria, carattere, mentalità. Se ne sono date di santa ragione e non si sono risparmiati neanche nelle reciproche frecciatine fuori dall’abitacolo, ma al termine dell’ultimo gran premio si sono abbracciati, perché si conoscono e si riconoscono, si annusano, provano a marcare il territorio, eppure si stimano e si rispettano perché sanno che la storia della Formula 1 moderna la stanno scrivendo loro. Nessuno sa cosa dirà il 2022, di certo però c’è l’impressione che tanto Hamilton quanto Verstappen saranno lì a darsi battaglia per aggiungere altre pagine ad un romanzo già mozzafiato. In questo caso, chi dei due abbia vinto il titolo è un semplice dettaglio.
VOTO 9, RED BULL: ha colmato il divario con la Mercedes grazie ad un lavoro duro ed intenso, dopo aver ingoiato bocconi amari e sfottò per aver dominato dal 2010 al 2013 ed essersi poi accontentata della briciole negli anni di dominio della scuderia tedesca. Ma la casa austriaca ha lavorato bene, coadiuvata dalla Honda che dopo le difficoltà avute con la McLaren ha dato vita ad un motore eccellente, forse leggermente inferiore a quello della Mercedes, ma comunque in grado di regger botta ai rivali, come conferma non solo il titolo mondiale vinto da Verstappen, ma anche le 10 pole position conquistate dal pilota olandese. Ottima anche la gestione dei piloti, perché negli anni affiancare qualcuno ad un fenomeno come il neo campione del mondo non era stato affatto semplice e alla Red Bull avevano fatto fuori senza tanti complimenti i vari Kvyat, Albon e Gasly, salvo trovare quest’anno nell’esperienza di Sergio Perez l’ideale scudiero di Verstappen. Il messicano (che ha pure vinto una gara in stagione) si è calato perfettamente nel ruolo di vice, ha aiutato il suo capitano quando ce n’è stato bisogno (vedi l’ultimo gran premio quando ha rallentato Hamilton con le unghie e con i denti nonostante gomme ormai usurate) e si è guadagnato il rinnovo anche per il 2022 pur senza brillare particolarmente. La Red Bull, insomma, sembra veramente tornata ai livelli di una decina di anni fa.
VOTO 8, GASLY: non una sorpresa, ma certo è che in pochi si aspettavano un rendimento così continuo da parte del pilota francese, silurato dalla Red Bull qualche anno fa e “retrocesso” alla piccola Alpha Tauri dove ha trovato un ambiente perfetto e dove è diventato il capo squadra e l’uomo grazie al quale la scuderia italiana ha conquistato la maggior parte dei punti. La vittoria ottenuta nel 2020 non ha avuto una replica, ma forse Gasly ha dimostrato la sua forza e la sua bravura più quest’anno quando ha trovato costanza e pochissimi errori, anche grazie ad una vettura spesso velocissima. 110 punti, nono posto in classifica, il podio a Baku, confronto impietoso col suo compagno Tsunoda (110 punti contro i 32 del giapponese, cioè più del triplo): cosa chiedere di più ad un pilota? L’impressione è che a 25 anni suonati, Gasly meriterebbe un’altra occasione in Red Bull e qualora dovesse disputare il prossimo anno un altro campionato dalle prestazioni solide e dal rendimento continuo, la scuderia austriaca potrebbe seriamente pensarci per il 2023 quando Perez sarà già avanti con l’età ed il francese pronto a sostituirlo e a riprendersi ciò che gli era stato tolto qualche tempo fa. Merita applausi, considerazione ed attenzione per il futuro.
VOTO 7, MCLAREN\FERRARI: brillante la stagione del riscatto per entrambe le scuderie che, anche se per motivazioni differenti, meritano un giudizio ampiamente positivo. La scuderia inglese, ai margini da anni, ha ritrovato spirito, combattività, ambizione e, soprattutto, risultati; è arrivata a giocarsi proprio con la Ferrari il terzo posto nella classifica costruttori e ha riconquistato la vittoria dopo 9 anni di attesa, facendo addirittura doppietta nell’epica gara di Monza. Buono il rendimento dei piloti Norris e Ricciardo, molto meno il vistoso calo visto proprio dopo il successo in Italia e che ha permesso alla Ferrari di acciuffare la terza posizione della classifica. Dopo il disastroso 2020 ci si attendeva un riscatto dalla rossa e ciò è parzialmente avvenuto: 2 pole position con Leclerc, 3 podi, una vittoria sfiorata a Silverstone ed una velocità ritrovata. Ancora troppo poco per le ambizioni della squadra, ma abbastanza per quel percorso di crescita che riporti in tempi brevi la Ferrari a competere per il titolo. Il 2022 in tal senso è un’incognita per tutti, ma le basi da cui ripartono a Maranello non sembrano fragili.
VOTO 6, ALPINE\WILLIAMS: la vittoria di Ocon in Ungheria ed il podio di Alonso in Qatar farebbero pensare ad un voto più alto per la scuderia francese, ex Reanult. Ma il rendimento della stagione è stato troppo altalenante, in diverse gare la monoposto transalpina è apparsa veloce e competitiva, in altre quasi totalmente assente, nonostante, a conti fatti, i piloti non abbiano commesso particolari errori. Il vecchio leone spagnolo (40 anni e ancora tanta grinta) ha lottato per tutto l’anno ed è stato decisivo tenendo dietro Hamilton a Budapest per la vittoria del più giovane compagno di squadra che, riposte le velleità di guidare la Mercedes al posto di Bottas ormai da un paio d’anni, ha trovato la sua dimensione con una Alpine destinata comunque a crescere. Sufficiente anche la stagione della Williams che, dopo due anni orribili e senza punti all’attivo, ha ritrovato competitività mettendo in mostra ancora le qualità di George Russell (perfino a podio nella farsa di Spa) che nel 2022 guiderà la Mercedes al fianco di Hamilton, e chiudendo terz’ultima nella classifica costruttori, migliorando di gran lunga i risultati del recente passato. 23 punti totali, poco se si considera il blasone della squadra, moltissimo se si valuta da dove partiva a fine 2020.
VOTO 5, BOTTAS: poco, pochissimo, in un’annata in cui il finlandese ha messo in mostra il peggio di sé, soprattutto in partenza dove spesso e volentieri ha fatto cilecca anche a fronte di buone qualifiche. La Mercedes ha vinto comunque il mondiale costruttori, ma l’apporto di Bottas è stato forse peggiore delle altre annate: timido, a volte abulico, spesso veloce in qualifica e poi regredito in gara dove in più di una circostanza ha faticato a recuperare posizioni anche su vetture meno veloci della Mercedes. Gli è mancato coraggio e spregiudicatezza, ovvero tutto ciò che hanno i fuoriclasse e che latita invece nei piloti normali. Ha conquistato in ogni caso 4 pole position ed una vittoria (nel gran premio di Turchia), forse l’ultima della sua carriera perché dalla prossima stagione il suo posto verrà preso da Russell ed il finlandese finirà a guidare l’Alfa Romeo in sostituzione del connazionale Raikkonen. 5 anni in Mercedes, per molti pure troppi, per Hamilton il miglior compagno di squadra mai avuto: la verità è probabilmente come al solito nel mezzo e Bottas può ritenersi un discreto pilota a cui manca però la cattiveria e, quasi certamente, la stoffa del campione.
VOTO 4, ASTON MARTIN: una delusione enorme dopo gli ottimi risultati della Racing Point dalle cui ceneri è sorta una Aston Martin che in inverno aveva viaggiato a proclami e che ha invece disputato un campionato altamente sotto le attese. Macchina lenta, involuta, quasi mai competitiva nonostante i mezzi a disposizione e nonostante l’esperienza portata da Sebastian Vettel, arrivato dagli anni in Ferrari e dai vecchi trionfi in Red Bull. Il tedesco ha fatto quel che ha potuto, in Russia era perfino arrivato secondo ma il suo risultato è stato poi vanificato dalla squalifica per irregolarità sulla macchina, dopodiché non ha più mostrato guizzi. Ancora peggio l’altro pilota, Stroll, naufragato nell’anonimato di una vettura mediocre e di un talento che si è visto solamente a sprazzi finora. Male in qualifica, male in gara, una classifica finale molto al di sotto delle aspettative e le speranza, nelle fabbriche inglesi, che la storica marca che forniva la vettura a James Bond possa nel 2022 sfoderare qualche effetto speciale da film poiché al momento lo spettacolo offerto è stato tutt’altro che entusiasmante.
VOTO 3, GARA SPRINT: le qualifiche e la pole position sono fra le emozioni più intriganti e coinvolgenti della Formula 1 e naturalmente il nuovo corso dell’automobilismo pensa bene di privarne i tifosi. Per tre gare, infatti, abbiamo assistito, o meglio abbiamo dovuto sorbirci, la “spettacolare” gara sprint del sabato, ovvero una ventina di giri come fosse un gran premio, con l’assegnazione dei punti ai primi 3 classificati (3 punti al primo, 2 al secondo, 1 al terzo) e la griglia di partenza fornita dalla qualifica che al venerdì prendeva il posto di una sessione di prove libere. Il risultato è stato a dir poco straziante: zero spettacolo, piloti più preoccupati di perdere posizioni in vista della gara che attirati dalla possibilità di guadagnarne, tifosi delusi dall’importanza sottratta alla qualifica e al giro veloce, con la pole position decisa da una mini gara poco eccitante, troppo corta per appassionare, troppo lunga per considerarla l’antipasto del gran premio. Sembra di rivedere il golden gol nel calcio: nessuno osa, a nessuno piace, ma di proteste neanche l’ombra. Dulcis in fundo, la “minaccia” di Liberty Media: estendere a più o meno la metà delle gare in programma nel 2022 la gara sprint. Della serie, al peggio non c’è mai fine.
VOTO 2, ALFA ROMEO: difficile commentare una stagione tanto brutta per la scuderia italo svizzera, partita con discrete ambizioni ed incappata altresì in un campionato disastroso con il penultimo posto nella classifica costruttori (meglio solo della Haas che ha totalizzato zero punti) ed un mondiale totalmente anonimo. 13 punti appena racimolati (10 con Raikkonen, 3 con Giovinazzi), errori marchiani e l’avvilente realtà di una macchina lenta, senza alcuno spunto e della quale si salva solamente la bellissima livrea bianca e rosso rubino, un po’ poco però per chi corre in Formula 1. E se a questo aggiungiamo anche l’osceno trattamento riservato ad Antonio Giovinazzi, scaricato per il 2022 per l’esordiente cinese Zhou, e vessato più di una volta da strategie cervellotiche che ne hanno causato la retrocessione di posizioni quando si trovava perfino in zona punti, si può concludere che della stagione appena terminata l’Alfa Romeo possa ricordare piacevolmente solo la gara di commiato negli Emirati Arabi, sia per il commovente saluto a Kimi Raikkonen che si ritira a 41 anni e dopo 19 stagioni in Formula 1 e sia perché, con la gara di Abu Dhabi, è finito uno strazio durato 23 gare.
VOTO 1, HAAS: zero punti in classifica, mai sfiorata neanche la decima posizione, ultima fila quasi costante in prova. Basterebbero questi freddi e laconici numeri a spiegare in pochissime righe la stagione della scuderia americana, involuta rispetto agli esordi (che non furono comunque memorabili) ed ormai relegata a vettura che chiude regolarmente lo schieramento di partenza. Pochissimo da segnalare a livello tecnico, ingiudicabili anche gli esordienti piloti Mazepin (notato più per testacoda ed incidenti) e Mick Schumacher che non è riuscito a mettere in mostra alcuna dote, intrappolato in una monoposto scadente e senza prospettive. Tanto per il russo quanto per il tedesco, va comunque considerata l’esperienza accumulata, anche se difficilmente un giovane pilota può imparare qualcosa correndo sempre e solo nelle retrovie delle retrovie. Complicato attendersi svolte clamorose per il futuro, a meno di improbabili investimenti di una proprietà che non sembra più entusiasta della Formula 1; di incoraggiante c’è solo l’idea che far peggio di così sia realisticamente complesso.
VOTO 0, MICHAEL MASI: non è l’unico colpevole ma, come accade con gli allenatori di calcio, alla fine il responsabile della baracca è quello che dovrebbe pagare. Il mondiale è stato stupendo, ma la direzione gara lo ha rovinato con decisioni al limite dell’assurdo, incertezze, difformità di giudizi. A Spa pioveva, si è deciso di posticipare la partenza a 5 minuti dal via, ma è venuto a piovere ancora più forte e si è scelto di non correre, salvo poi far entrare la Safety Car dopo ore di attesa, far percorrere una decina di chilometri in fila indiana, poi esporre la bandiera rossa, lo stop della corsa e l’assegnazione di metà punteggio come se si fosse in qualche modo corso. E’ sport questo? Certamente no. E che dire dei contatti in pista? Hamilton e Verstappen se le sono suonate duramente, ma i commissari non sono mai sembrati all’altezza della situazione, cambiando opinione di volta in volta e finendo per scontentare tutti. Anche le penalità sono state distribuite senza criterio, col risultato che Red Bull e Mercedes si sono sentite defraudate entrambe di qualcosa. Grottesco, poi, l’invito alla trattazione con il muretto austriaco in Arabia Saudita per far restituire la posizione ad Hamilton da parte di Verstappen: “Vi offriamo di partire dietro ad Hamilton senza investigazione“. Sembra di ascoltare il calciomercato nel film L’Allenatore Nel Pallone: “Mezzo Giordano e 3\4 di Edinho….“. Che il 2022 rivoluzioni anche i vertici della Formula 1.
di Marco Milan