Amarcord: Udinese 89-90, un ritorno sfortunato

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Pensare oggi all’Udinese in serie A è quasi la normalità, coi friulani in massima serie consecutivamente dalla stagione 1995-96 e per diverse volte anche qualificati per le coppe europee. Negli anni ottanta, però, la storia era ben diversa ed i bianconeri faticavano a mantenere la categoria, come nel campionato 1989-90 quando le premesse per una comoda salvezza c’erano tutte, salvo poi incappare in un’annata tutt’altro che positiva.

L’Udinese festeggia nella tarda primavera del 1989 il ritorno in serie A dopo due anni in B, grazie all’esperto di promozioni Nedo Sonetti che conduce i friulani al terzo posto nel campionato cadetto, e sfruttando un organico solido che ha come punta di diamante il centravanti Antonio De Vitis, autore di 16 reti. In estate la famiglia Pozzo, proprietaria del club, cambia allenatore chiamando Bruno Mazzia e rinforza la rosa con l’arrivo di tre stranieri: gli argentini Nestor Sensini (difensore) e Abel Balbo (attaccante), ed il centrocampista spagnolo Ricardo Gallego, ex bandiera del Real Madrid. La rosa a disposizione di Mazzia sembra in grado di lottare con le rivali per la salvezza ed il pubblico friulano è entusiasta per il ritorno in serie A e per un campionato che potrebbe consacrare una squadra che piace anche all’opinione pubblica e alla stampa, anche perché c’è curiosità di vedere all’opera i tre nuovi acquisti e diversi elementi che tanto bene hanno fatto in serie B e che potrebbero ripetersi anche nella massima serie. L’esordio ufficiale nella stagione 1989-90 è però sfortunato per l’Udinese, battuta dal Taranto (formazione di serie C) ai calci di rigore nel primo turno di Coppa Italia disputato il 23 agosto. Se il buongiorno si vede dal mattino, insomma, le premesse non annunciano nulla di buono.

Il 27 agosto 1989 l’Udinese debutta in campionato nella sfida dello stadio Friuli contro la Roma. La sfida è piacevole e viene decisa da due reti già nel primo tempo: al 32′ il vantaggio romanista siglato dal difensore Tempestilli, al 45′ il pareggio bianconero firmato dall’attaccante Simonini. E’ un buon punto quello dei friulani, sconfitti a Napoli alla seconda giornata ma solo di misura, poi nel terzo turno ecco la prima beffa: a Udine arriva il Bologna, la squadra di Mazzia segna dopo un quarto d’ora col terzino Angelo Orlando e sembra poter condurre facilmente in porto la vittoria, ma proprio in zona Cesarini il Bologna pareggia con il Mitico Villa e soffia ancora all’Udinese la gioia per il primo successo stagionale, rinviato pure nella giornata successiva quando i friulani perdono 3-1 a San Siro col Milan nel giorno del primo gol in Italia di Abel Balbo. Passa una settimana e l’Udinese viene beffata un’altra volta: contro la Sampdoria, infatti, i bianconeri si portano addirittura sul 3-0 (reti di proprio dei tre stranieri Sensini, Gallego e Balbo), ma finiscono per subire la clamorosa rimonta che inchioda il punteggio sul 3-3. I friulani non riescono ad ingranare e la panchina di Mazzia scricchiola, anche perché nel sesto turno di campionato la sua squadra perde pure a Lecce.

La tanto sospirata prima vittoria arriva nel settimo turno stagionale, domenica 1 ottobre, quando l’Udinese sbanca il Franchi di Firenze ottenendo un vitale 2-1 che rinsalda la posizione del suo tecnico, aumenta l’autostima del gruppo e, soprattutto, smuove sensibilmente la classifica. Ma la continuità non sembra essere il punto di forza dei bianconeri che nelle successive due partite perdono 4-2 in casa col Genoa e poi pareggiano 1-1 a Cesena, acciuffando il pari all’89’ grazie al primo centro stagionale di De Vitis. Mazzia chiede almeno due vittorie di seguito per uscire da una zona di classifica che si sta facendo melmosa, ma al 2-1 inflitto ad un’altra pericolante come il Verona e che vale il primo successo casalingo dell’anno il 29 ottobre, l’Udinese fa seguire solo il 2-2 di Cremona e la sconfitta di Bari, inframezzate però dalla confortante rimonta contro la Juventus da 0-2 a 2-2. Prima di Natale, i bianconeri superano 2-0 l’Ascoli, poi perdono due sanguinose gare contro Atalanta e Lazio, risultati che fanno optare Pozzo per una svolta: via Mazzia e dentro Rino Marchesi. E’ il 17 dicembre 1989 e manca una giornata alla fine del girone d’andata.

Il nuovo allenatore debutta alla vigilia di Capodanno a Milano contro i campioni d’Italia in carica dell’Inter che vincono facilmente 2-0, così come agevole è pure il successo della Roma contro i friulani nel primo turno del girone di ritorno. Il 14 gennaio 1990 l’Udinese riceve al Friuli il Napoli che si sta giocando lo scudetto col Milan; la gara è vibrante, un punto starebbe benissimo ai bianconeri, ma l’ennesima beffa è come al solito dietro l’angolo: un gol di De Vitis dopo appena due minuti sblocca la situazione, l’Udinese resiste, lotta, combatte, sembra una squadra finalmente in grado di ottenere un risultato prestigioso. Al minuto 86 arriva pure il raddoppio di Mattei e per la compagine di Marchesi sembra fatta; 120 secondi, però, ed il Napoli accorcia le distanze con Maradona su rigore, poi proprio nel recupero ecco anche il 2-2 di Corradini. La fortuna non sorride all’Udinese che però guadagna punti in fiducia e in vista delle giornate successive che però in classifica fanno avanzare i friulani solamente di un gradino, frutto del pari a reti bianche a Bologna, e delle sconfitte (prevedibili, peraltro) contro Milan e Sampdoria. “Dobbiamo vincere gli scontri diretti, c’è poco da fare“, sbotta Marchesi in sala stampa prima dell’importantissimo Udinese-Lecce del 4 febbraio che i padroni di casa fanno loro per 3-1.

La classifica è corta, soltanto l’Ascoli sembra già condannato alla retrocessione, mentre Udinese, Cremonese, Verona, Lecce, Cesena, Genoa e Fiorentina sono divise da pochi punti e tutte, chi più chi meno, appaiono in grado di ottenere la salvezza. Dopo quello contro il Lecce, il calendario si diverte a mettere davanti all’Udinese altri 5 scontri diretti consecutivi: il primo è al Friuli contro la Fiorentina e termina 1-1, il secondo a Marassi col Genoa e finisce 0-0, il terzo in casa col Cesena e viene vinto dalla squadra di Marchesi grazie al gol di Sensini, il quarto è uno scivolone pesantissimo perché vede i bianconeri sconfitti 2-0 a Verona, il quinto frutta un deludente 1-1 casalingo contro la Cremonese, peraltro con un’altra rimonta incassata. Eppure, l’Udinese di speranze ne ha ancora, la tifoseria ci crede, la squadra ha nei singoli una risorsa fondamentale perché Balbo è cannoniere di razza, Sensini un difensore attento, preciso e pure con l’istinto del gol, i centrocampisti sono fra i migliori del campionato per quanto riguarda le zone basse della graduatoria. In 40 giorni, i friulani si giocano la salvezza nelle ultime sei giornate di campionato dove occorrerà vincere il più possibile per scavalcare le concorrenti in classifica.

L’1-1 in casa della Juventus è pure un buon risultato, ma il successivo 2-2 del Friuli con il Bari è un altro punto buttato nella spazzatura: come contro il Napoli, infatti, l’Udinese spreca tutto nel finale, perché dopo il rigore di Balbo e il pareggio di Loseto, i bianconeri trovano all’87’ il nuovo vantaggio col difensore Bruniera ma subiscono la rete del definitivo 2-2 ancora di Loseto un minuto più tardi. Passa una settimana e le speranze dell’Udinese si riducono drasticamente: la squadra di Marchesi, infatti, perde malamente ad Ascoli in casa dei marchigiani quasi retrocessi ed il colpo è durissimo anche perché in quella stessa giornata, che poteva essere favorevole ai friulani, fanno punti il Cesena con l’Inter, la Fiorentina con la Roma ed il Bari con la Lazio. L’Udinese, che non vince da febbraio, appare appesa ad un filo e prova a tenersi viva col doppio 0-0 contro Atalanta e Lazio che rimanda ogni verdetto all’ultima giornata quando i bianconeri si presentano in quart’ultima posizione con 25 punti, uno in meno rispetto alla coppia formata da Fiorentina e Cesena, mentre un gradino più su c’è il Genoa, con Lecce e Bari già salve.

I conti da fare sono semplici: l’Udinese deve battere l’Inter (ormai già terza) e sperare che almeno una tra Fiorentina e Cesena non vinca o che il Genoa perda per agganciare se non altro lo spareggio coi liguri. Udinese-Inter è bella e vibrante, i bianconeri vincono 4-3 grazie alle doppiette di Balbo e Branca, mentre intanto i componenti della panchina più che seguire la sfida dello stadio Friuli concentrano le loro attenzioni sugli altri campi ascoltando la radiolina. I risultati non sorridono affatto all’Udinese, perché il Genoa liquida agevolmente il già retrocesso Ascoli, il Cesena fa altrettanto col Verona e la Fiorentina travolge 4-1 l’Atalanta. La classifica finale dice che la formazione di Marchesi retrocede con 27 punti, appena uno in meno del terzetto Cesena, Fiorentina e Lecce, due in meno rispetto al Genoa. E’ un epilogo triste, a Udine c’è rammarico e sgomento perché la salvezza era a portata di mano e perché le rivali non erano oggettivamente più forti della squadra bianconera. Non sono bastati neanche gli 11 gol di Abel Balbo che l’anno successivo sarà capocannoniere del campionato di serie B assieme a Baiano e a Casagrande con 22 centri.

Ma perché l’Udinese 89-90 è retrocessa? Guardando i numeri e le statistiche verrebbe da dire perché ha avuto la peggior difesa del torneo con 51 gol incassati, addirittura 8 in più dell’Ascoli ultimo in classifica e perché non è mai uscita dalle ultime 4 posizioni della graduatoria. Molto più semplicemente, però, le cifre dicono che i friulani hanno sciupato una montagna di occasioni, soprattutto in quei 6 confronti diretti consecutivi da cui sono usciti vittoriosi appena 2 volte. Sfortuna o incapacità? Difficile a dirsi, certo è che retrocedere per appena un punto e rendersi conto di aver mancato proprio contro le rivali per la salvezza quel colpo che avrebbe fatto la differenza aumenta i rimpianti di una squadra dalle capacità mai del tutto espresse.

di Marco Milan

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