Amarcord: l’ultima volta del Taranto in serie B

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Parlare di calcio a Taranto è diventata disciplina di sofferenza e patimenti negli ultimi 25 anni, a causa delle difficili situazioni della società rossoblu, precipitata ai margini del calcio che conta e costretta ad alternare campionati di serie C e tortuosi percorsi nei dilettanti. Il ricordo dell’ultima serie B, dunque, targata 1993, è oggi ancora più nostalgico per una tifoseria che da troppo tempo aspetta un ritorno a grandi livelli.

La Taranto del calcio trascorre l’estate del 1992 a riprendere fiato dopo i patemi del campionato appena concluso e che ha visto i rossoblu salvarsi dalla retrocessione in serie B solo dopo lo spareggio di Ascoli contro la Casertana, vinto per 2-1 ai tempi supplementari. Al termine della partita, il presidente tarantino Donato Carelli ringrazia i tifosi per la pazienza e la fedeltà, promettendo loro una stagione meno sofferta e con maggiori soddisfazioni in vista del campionato 1992-93. La situazione economica della società è già complicata, qualcosa in città si conosce, ma molto è ancora nascosto nei cassetti delle scrivanie nella sede presidenziale, tuttavia ai nastri di partenza della nuova serie B il Taranto è inserito tra le formazioni che dovranno darsi battaglia per conquistare la permanenza nei cadetti, nonostante in rosa i pugliesi possano contare sull’esperienza di calciatori come Giorgio Enzo, Vincenzo Esposito e Giancarlo Camolese, ma soprattutto del fantasista Ciro Muro, ex compagno di squadra di Maradona al Napoli e uomo di maggior classe nel gruppo rossoblu, un lusso per la categoria e per le ridotte ambizioni del Taranto. Il tecnico è Giampiero Vitali, colui che l’anno precedente ha condotto gli ionici alla salvezza dopo essere subentrato a Walter Nicoletti.

La stagione del Taranto inizia con il passaggio del turno in Coppa Italia a spese della Lucchese e che regala ai pugliesi la doppia sfida contro la Roma che si qualifica nonostante la squadra di Vitali metta in mostra un buon impianto di gioco. Il 6 settembre 1992 i rossoblu esordiscono in campionato con un discreto 0-0 casalingo contro il Pisa, formazione accreditata a lottare per la serie A, mentre alla seconda giornata arriva la prima sconfitta, 0-1 a Modena, e alla terza lo 0-0 allo Iacovone contro il Verona. La difesa sta tutto sommato reggendo, ma in attacco il Taranto non punge e dopo tre turni è ancora a zero gol fatti; il 27 settembre Muro e compagni fanno visita al Bari per un derby che è da sempre sentitissimo in città: i tarantini proletari contro i baresi borghesi. Ma i biancorossi sono nettamente più forti e vincono per 3-1 nonostante l’iniziale vantaggio del Taranto, firmato su rigore da Giuseppe Lorenzo che toglie così lo zero alla casella delle reti all’attivo per la squadra di Vitali. L’impressione, comunque, è di una squadra battagliera, consapevole di non poter aspirare a nulla di più rispetto alla salvezza, ma che vuole comunque conseguire il suo obiettivo con determinazione, senza sentirsi inferiori alle rivali.

I problemi per il Taranto iniziano quando la formazione rossoblu perde imperterrita tutti i confronti diretti: i rossoblu, infatti, cadono in casa col Cosenza, a Venezia, addirittura pareggiano 2-2 a Terni al cospetto dell’ultima in classifica. E così anche i pareggi prestigiosi ottenuti contro le forti Reggiana e Lecce passano in secondo piano, perché Natale si avvicina ed il Taranto non ha ancora vinto una partita in campionato. All’ultimo posto c’è la Ternana che sembra già rassegnata alla retrocessione, ma i tarantini sono appena un gradino più in alto e tutti in città e nel club sanno che chiudere il girone d’andata senza successi potrebbe equivalere ad una resa certificata con mezzo torneo d’anticipo. La posizione di Vitali scricchiola, vacilla ma non cede, anche se la società chiede anche al tecnico qualcosa in più per ottenere la tanto sospirata prima vittoria della stagione. Il 6 dicembre allo Iacovone arriva la Spal, una neopromossa partita con una campagna acquisti da serie A, con ambizioni da promozione e rimasta invece impigliata nei bassifondi della graduatoria, coi calciatori che incominciano a spaventarsi pure della propria ombra. Quale occasione migliore per acciuffare il successo? Il Taranto ci mette grinta e volontà, ma il primo tempo termina a reti bianche; nella ripresa, Vitali manda in campo Muro che inizialmente era in panchina poiché non al meglio, e la differenza si vede: il fantasista campano mette tutta la sua qualità al servizio della squadra e i pugliesi prima vanno in vantaggio con Pistella, poi nel finale raddoppiano con lo stesso Muro, conquistando finalmente la prima vittoria in campionato.

Giampiero Vitali è contento, ma non abbassa la guardia ed ammonisce i suoi: “Bene così – afferma in sala stampa – ma ora andiamo a Lucca a vincere un altro scontro diretto, perché questi 2 punti non bastano se non ce ne abbiniamo altrettanti domenica prossima“. Ma il Taranto non traduce in fatti le belle e giuste parole del tecnico e una settimana più tardi perde 1-0 contro la Lucchese, quindi il 20 dicembre, nell’ultima gara dell’anno, cade anche nel derby di Andria per 2-0, l’ennesimo confronto diretto fallito. Il presidente Carelli capisce che serve una svolta anche in panchina e il 22 dicembre esonera Vitali e chiama Giuseppe Caramanno che è al suo esordio in serie B dopo aver conquistato la categoria due volte con le promozioni di Palermo e Foggia, senza però essere riconfermato fra i cadetti. Il debutto di Caramanno alla guida del Taranto è da incorniciare: il 3 gennaio 1993, infatti, i rossoblu battono in casa il Padova grazie al gol dell’ex milanista Pullo, generando nuova fiducia nell’ambiente. Se il buongiorno si vede dal mattino, pensano in città…, ma che effettivamente ci sia poco di buono in quell’annata lo dimostrano le successive due partite quando il Taranto prima pareggia 0-0 a Monza, poi chiude il girone d’andata con la rovinosa caduta casalinga contro il Cesena che passeggia in Puglia 3-0. Al giro di boa i rossoblu sono penultimi e la sensazione di una condanna già scritta inizia a serpeggiare fra la gente, anche se nessuno se lo dice chiaramente.

Caramanno, intanto, predica calma e dice che ci sono ancora 19 partite per uscire dalla situazione complicata in cui si trova la squadra, poi chiede l’appoggio del pubblico, lo incita a sostenere i rossoblu soprattutto in casa, lo Iacovone deve diventare la roccaforte dei tarantini nel girone di ritorno che nel frattempo inizia senza particolari sussulti del Taranto che ottiene due pareggi contro Pisa e Modena, perde a Verona, poi inchioda sullo 0-0 il Bari, risultato che frena la rincorsa promozione dei biancorossi ma non fa certo sorridere gli ionici, ancora bloccati al penultimo posto della classifica. La sconfitta di Cosenza getta la squadra nel baratro, così come le due sconfitte consecutive contro Ascoli e Reggiana, impegnate sì nella lotta promozione e dunque fuori dalla portata dei rossoblu, ma che comunque aumentano il distacco fra la compagine pugliese e il quint’ultimo posto. La mazzata finale, o comunque una nitida fotografia dell’annata del Taranto, arriva il 4 aprile alla 28.ma giornata quando la formazione di Caramanno non riesce ad andare oltre l’1-1 contro la già retrocessa Ternana. E’ la goccia che fa traboccare il vaso, i tifosi insorgono ed iniziano a contestare la squadra che, intanto, prova a giustificarsi per un risultato che compromette quasi definitivamente una rimonta salvezza comunque probabilmente mai nata. I giornali, commentando Taranto-Ternana il giorno successivo, parlano di antipasto di serie C, di sfida fra zombie e tutto lascia pensare che anche in Puglia abbiano ormai mollato.

Il Taranto, però, prova a crederci ma il calendario è impietoso e mette i rossoblu davanti a tre sfide proibitive contro altrettante squadre che a giugno festeggeranno il salto di categoria, ovvero Cremonese, Piacenza e Lecce. La squadra di Caramanno perde contro gli avversari del Po e ferma i corregionali sul pareggio che però poco serve alla sua classifica. Gli ultimi guizzi arrivano quando ormai la classifica è agonizzante: il Taranto vince due partite di fila, prima 3-2 in casa col Bologna, poi 2-1 a Ferrara contro la Spal. Ma, nonostante i due successi contro le rivali emiliane, è ormai troppo tardi e la retrocessione inevitabile. Come un tragicomico paradosso, i pugliesi chiudono il campionato con altre due vittorie, battendo il Monza in casa 1-0 e il Cesena in trasferta per 2-0 (reti di Lorenzo ed Esposito) il 13 giugno 1993 in quella che ad oggi è l’ultima partita del Taranto in serie B. I rossoblu chiudono il torneo al penultimo posto con 27 punti, 6 vittorie, 15 pareggi e 17 sconfitte, senza mai dare la sensazione di potersi giocare una salvezza apparsa una chimera fin dal principio. Donato Carelli si scusa, ma ben presto dovrà fare i conti con una realtà molto più drammatica della semplice (si fa per dire) retrocessione in serie C.

In estate, infatti, le inadempienze finanziarie della società diventano insormontabili ed il Taranto viene radiato e costretto a ripartire dal Campionato Nazionale Dilettanti (l’attuale serie D). Da quell’ormai lontano 1993 a Taranto il livello più alto è stata la serie C1 con promozione sfiorata nel 2002 quando i rossoblu del super bomber Riganò persero la finale playoff contro il Catania. Una serie B sfiorata e mai più ritrovata per una delle tifoserie più calde del centro-sud, coi ricordi fermi ancora a quell’ultima stagione fra i cadetti, poco felice e per nulla fortunata, ma ancora oggi l’ultimo ricordo di una categoria che sta per “festeggiare” i 30 anni di assenza.

di Marco Milan

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