Amarcord: Cesena 96-97, cronaca di un disastro inatteso

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Se incontrate un tifoso del Cesena, provate a chiedergli quale sia il ricordo peggiore legato alla sua squadra del cuore. E’ probabile che una delle prime risposte sarà legata al campionato 1996-97 che i bianconeri avrebbero voluto vincere e che li ha invece fatti incappare in una delle stagioni più deludenti e indecorose della propria storia.

Nell’estate del 1996 il Cesena, iscritto alla serie B, conferma in panchina Marco Tardelli dopo il discreto campionato dell’anno precedente quando i romagnoli avevano chiuso a metà classifica con un calo vertiginoso nel finale dopo essere stati in zona promozione per gran parte dell’anno. L’obiettivo stavolta sarà quello di rimanere agganciati alle prime posizioni fino alla fine, motivo per cui la società ha rinforzato l’organico a disposizione del tecnico: partito uno dei due bomber, Girolamo Bizzarri, ecco l’esperto Massimo Agostini, di ritorno a Cesena dopo qualche anno e che farà coppia con Dario Hubner che l’anno prima con 22 reti ha già vinto la classifica dei marcatori e punta a fare ancora meglio. In porta l’esperienza di Valerio Fiori, in difesa quella di Antonio Aloisi, a centrocampo la corsa di Alessandro Teodorani e la classe di Aldo Dolcetti, in attacco la coppia Agostini-Hubner che promette faville. I tifosi sono entusiasti e le premesse sembrano essere mantenute con l’avvio della Coppa Italia: il Cesena, infatti, vince 2-0 a Castel di Sangro nel primo turno e, soprattutto, elimina clamorosamente la Roma al Manuzzi la sera del 28 agosto infliggendo ai giallorossi un 3-1 che esalta il pubblico bianconero. La doppietta di Hubner e il gol di Agostini collocano la formazione di Tardelli ancor di più tra le logiche favorite per la promozione in serie A.

L’esordio in campionato è previsto per sabato 7 settembre al Delle Alpi di Torino contro i granata neo retrocessi dalla serie A. La sfida ha il profumo di un anticipato spareggio promozione, anche se la partita non rispetta i pronostici della vigilia ed è evidente come le due squadre, il Torino soprattutto, siano ancora lontane dalla miglior condizione. Alla fine, però, i piemontesi hanno la meglio per 1-0 grazie ad una rete di Florijancic nel secondo tempo e ad una mezza papera di Fiori che si fa passare la palla sotto la pancia. Poco male, ci sono altre 37 giornate per riprendere la strada giusta e l’occasione migliore arriva nel secondo turno all’esordio casalingo contro la Reggina che i romagnoli vincono di autorità per 3-1 e chiudendo il conto già nel primo tempo grazie alla doppietta di Hubner e al sigillo di Agostini, proprio come in Coppa Italia con la Roma. Ma è un fuoco di paglia, perché dopo il successo contro i calabresi per la squadra di Tardelli si spalanca un baratro inaspettato ma profondissimo: i bianconeri perdono in pieno recupero la sfida in casa del Chievo alla terza giornata e non trovano la via della vittoria fino al 3 novembre quando all’ottava giornata superano di misura il Castel di Sangro col gol di Bosi al 65′. In mezzo, 4 pareggi e 2 sconfitte (oltre all’eliminazione in Coppa Italia per mano della Cremonese), col risultato che la zona promozione inizia ad allontanarsi, anche se lo spettro della serie C appare ancora molto lontano.

Qualcosa non gira nella formazione romagnola, Hubner segna con regolarità ma l’impressione è che il Cesena dell’anno precedente fosse molto più quadrato ed ambizioso, mentre quello attuale arranca, non riesce ad esprimere un gioco arioso e subisce gol con troppa frequenza. La società non è contenta, non può esserlo, e allora prova a dare una svolta finché è ancora in tempo: via Tardelli e dentro Giuseppe Marchioro, più esperto e navigato del collega e che appena qualche anno prima aveva portato la Reggiana in serie A. Fino al termine del girone d’andata, però, le cose non migliorano e il Cesena vince una sola partita, 2-1 in casa contro l’Empoli il 19 gennaio 1997. A deludere, oltre alle prestazioni, sono anche i punti persi contro formazioni di mezza classifica o addirittura invischiate in zona retrocessione; ne sono un esempio la sconfitta di Cremona e quella casalinga contro il Padova, nonché lo scialbo 1-1 del Manuzzi contro la Lucchese. Il ko di Lecce del 26 gennaio, ultimo turno di andata, fa saltare anche la panchina di Marchioro, sostituito da Corrado Benedetti, promosso dal settore giovanile, alla prima esperienza in panchina e coadiuvato dall’ex calciatore bianconero Giampiero Ceccarelli. E’ ormai evidente che la serie A resterà un sogno anche per questa stagione, ma la paura di restare impantanati nei bassifondi della classifica inizia a pervadere l’animo di dirigenza, squadra e tifosi.

Il timore è che una rosa allestita per lottare in alto non si faccia trovare pronta per sgomitare nelle sabbie mobili della graduatoria, finendo con il lasciarci sportivamente lo scalpo. Il nuovo corso in panchina, però, sembra funzionare e il Cesena ottiene un buon pareggio casalingo contro il Torino e, soprattutto, una salutare vittoria in trasferta sul campo della Reggina, rimanendo poi imbattuto anche col Chievo, prima di perdere due volte contro Genoa e Brescia, trafitto pure dal grande ex Bizzarri. La classifica è ancora deficitaria, ma le due vittorie consecutive contro Salernitana in casa (2-1) e Venezia in trasferta (1-0), ottenute entrambe in zona Cesarini, fanno pensare che forse non sia tutto da buttare via in una stagione abbastanza storta. La successiva sconfitta rimediata a Castel di Sangro (anch’essa giunta a ridosso del 90′) e quella subita ad opera del forte Bari, tornano a mettere paura ad un Cesena che si ritrova con l’acqua alla gola alla vigilia dello spareggio salvezza di Palermo del 20 aprile che potrebbe sancire una condanna quasi definitiva per chi dovesse uscirne con un ko. E’ la sfida della paura, tirata, nervosa e senza grande spettacolo, anche se il Palermo gioca meglio e crea più di un Cesena spaventatissimo ed orientato a portarsi a casa lo 0-0. Al 95′, però, uno svarione della difesa siciliana permette a Hubner di insaccare a tu per tu col portiere e regalare alla sua squadra un successo vitale nella corsa alla salvezza. A fine partita, è lo stesso Ceccarelli a riconoscere l’importanza di una vittoria poco limpida: “Il Palermo ha fatto più di noi – dirà ai microfoni il tecnico – ma questi tre punti ce li teniamo ben stretti“.

Cesena-Cosenza del 27 aprile potrebbe essere un crocevia fondamentale per i romagnoli, anche perché le rivali sono impegnate in scontri con avversari in lotta per la serie A, la Lucchese a Lecce, il Castel di Sangro a Genova, la Cremonese col Bari, il Palermo a Torino. L’occasione è ghiottissima, ma il Cesena la sciupa e deve anzi ringraziare i suoi bomber se non esce dal Manuzzi a mani vuote: il Cosenza, infatti, dopo un primo tempo sonnacchioso, nella ripresa si porta sul 2-0 e getta nello sconforto i padroni di casa, costretti alla rimonta; Agostini al 75′ e Hubner all’84’ acciuffano il 2-2, poi il forcing finale non sortisce effetti e il Cesena resta impelagato in piena zona retrocessione dove sorride solo il Castel di Sangro, vittorioso clamorosamente al Ferraris contro il Genoa per 3-1. Mancano a questo punto solamente 7 giornate al termine del campionato e l’impressione è che il Cesena abbia una paura tale da non riuscire a vincere neanche le gare maggiormente alla sua portata, tanto che la sconfitta di Padova è sanguinosa e dimezza le speranze di salvezza per i bianconeri che l’11 maggio si giocano tutto ospitando la già retrocessa Cremonese. I primi 45 minuti terminano sullo 0-0 e il pubblico del Manuzzi, esasperato, fischia a più non posso; nella ripresa, però, la squadra romagnola ha un moto d’orgoglio, segna con Teodorani, con Agostini e due volte con Hubner, vincendo 4-0 ed alimentando ancora qualche possibilità di evitare la clamorosa retrocessione.

Sui giornali, intanto, si analizza l’incredibile annata cesenate, per una squadra partita con l’obiettivo di vincere il campionato e finita altresì a sgomitare in piena zona salvezza, alla pari della Cremonese che, appena retrocessa dalla serie A, è addirittura ultima in classifica. Ma a Cesena hanno poco tempo e poca voglia degli approfondimenti della carta stampata, anche perché, detto brutalmente, c’è la pelle da portare a casa. Altro giro, altro confronto diretto, altro mezzo fallimento: il 15 maggio si gioca Cesena-Foggia e, dopo l’iniziale vantaggio di Hubner al 3′, il Cesena si fa riacchiappare prima sull’1-1, poi al 90′ subisce addirittura il gol del sorpasso foggiano che solo una zampata di Agostini al 96′ ricaccia indietro, legittimando un 2-2 comunque abbastanza inutile per i bianconeri. La sconfitta di Lucca della settimana successiva spegne quasi tutte le speranze, tenute in piedi solo dal disperato 2-0 inflitto al demotivato Ravenna a tre giornate dal termine del campionato. Il Cesena è ancora in vita quasi solo per l’aritmetica, ma dovrà vincere ad Empoli e nell’ultima partita contro il Lecce, vale a dire ottenere 6 punti su 6 con avversari in odore di serie A. Dire che l’impresa sia impossibile è avvicinarsi non poco alla realtà e l’impressione è che neanche la squadra ci creda più e che sia rassegnata esattamente come i tifosi, ormai persino stufi di fischiare e contestare allo stadio.

L’8 giugno 1997 l’Empoli passeggia sui resti di un Cesena oramai dimesso e rassegnato al proprio destino: i toscani vincono per 2-0, reti di Martusciello al 1′ e di Cappellini al 22′, neanche mezz’ora per mettere al tappeto un avversario senza più stimoli. La vittoria del Castel di Sangro contro il Pescara ed il pareggio della Salernitana a Venezia, inoltre, certificano la retrocessione del Cesena in serie C1 anche con l’ausilio della matematica, ponendo fine ad un’agonia che in Romagna vivevano ormai da qualche settimana. I bianconeri tornano in serie C dopo 29 anni fra A e B, e lo scoramento in città è spaventoso, soprattutto perché le speranze riposte in quella stagione erano altissime, con una squadra potenzialmente da promozione e finita invece per accompagnare in terza serie Cosenza, Palermo e Cremonese al termine dell’ultima domenica e dello 0-3 casalingo contro il Lecce che, viceversa, festeggia la promozione proprio al Manuzzi. L’immediato ritorno in serie B dell’anno successivo (primo posto e promozione diretta) ammorbidirà solamente in parte la delusione e l’amarezza per quell’epilogo drammatico che la gente cesenate accetterà con fatica per mesi, almeno sino alle prime 5-6 giornate del campionato 1997-98 in cui finalmente i bianconeri rispetteranno pronostici e consegne, finendo col riappacificarsi del tutto con la tifoseria.

E’ difficile ancora oggi spiegare i perché di una retrocessione inaspettata, in una stagione iniziata col trionfo in Coppa Italia contro la Roma ma terminata con i peggiori titoli di coda possibili. E come si fa a retrocedere con una coppia di attaccanti capace di segnare 22 reti (15 Hubner, 7 Agostini)? Qualcosa non ha mai funzionato in quella squadra che però ha continuato ad illudersi nonostante stesse sprofondando e quando si è accorta di essere in un tunnel senza luce, trovare l’uscita è divenuto impossibile. Aggiungere altro sarebbe superfluo, ma se la cronaca ed il racconto non vi fosse bastato, cercate qualche tifoso del Cesena, nominategli il campionato 1996-97 e dalla sua espressione avrete tutto ciò che in queste righe è mancato.

di Marco Milan

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