Amarcord: Rodney Strasser, dal gol scudetto all’anonimato

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Le chiamano “meteore“, ovvero quei calciatori che dopo un exploit fanno perdere le proprie tracce e finiscono del dimenticatoio, fin quando a qualcuno non viene in mente di chiedere: “Ehi, ma quello lì che fine ha fatto?“. Una domanda che forse in diversi si sono posti circa la carriera di Rodney Strasser, eroe per un giorno nella storia del Milan.

Rodney Strasser nasce in Sierra Leone, a Freetown, il 30 marzo 1990 da una famiglia di calciatori: nonno, padre e fratello maggiore hanno infatti calcato i campi di calcio, seppur con fortune alterne, ma tanto basta al piccolo Rodney per incamerare la passione per il pallone. A Freetown c’è la guerra e tanta povertà, la famiglia è severissima con lui: va bene giocare a calcio, ma mai senza prima aver fatto i compiti e guai a marinare la scuola. E così il ragazzino si divide fra i banchi, i libri e gli sterrati campetti di calcio della Sierra Leone dove ben presto si capisce che quel piccolo centrocampista in erba è con tutta probabilità il più talentuoso della famiglia Strasser, forse l’unico che potrebbe far strada nel grande calcio. E di questo si accorgono pure i parenti che non ostacolano l’ascesa di una promessa che sembra avere tutte le carte in regola per sfondare e lasciare quella terra così bella ma anche così povera. Dopo esser stato tesserato dall’FC Kallon, Strasser inizia a girare il mondo facendosi apprezzare per acume tattico e corsa, ormai specializzato nel ruolo di mediano ruba palloni, è un centrocampista veloce e pieno di fiato e grinta, sono in molti gli osservatori a segnare il suo nome sui loro taccuini.

Nel 2007 è il Milan a posare gli occhi su quel giovanotto della Sierra Leone, forse perché nei movimenti ricorda Gennaro Gattuso che, oltretutto, è pure l’idolo del giovane calciatore africano. E, visto che 2+2 fa ancora 4, le parti ci mettono poco ad accordarsi, anche perché Strasser spinge per il Milan ed il club rossonero è attratto dalla prospettiva di allevare in casa un nuovo Gattuso, magari di far allenare i due assieme. Il tesseramento avviene così senza particolari problemi e Strasser approda a Milanello in una realtà che lo incanta, compagni ed allenatori se la ridono quando lo vedono stupirsi per l’efficienza del centro d’allenamento milanista, a loro sembra Pinocchio nel paese dei balocchi, anche se a lui più che le favole piace il pallone e già dopo qualche mese in Primavera si distingue per essere uno dei più promettenti talenti del vivaio rossonero. Carlo Ancelotti, allenatore del Milan, tiene sott’occhio quel ragazzo della Sierra Leone, sa che potrebbe fargli comodo e alla fine lo premia con l’esordio in serie A che arriva il 21 dicembre 2008 quando Strasser viene spedito in campo al posto di Kaladze a San Siro a meno di dieci minuti dalla fine in Milan-Udinese 5-1. E’ il sogno che si realizza, giocare in prima squadra al Milan, a San Siro e in serie A. Strasser riapre gli occhi e si accorge che non è un sogno, è tutto vero e, spera, soltanto l’inizio di una sfavillante carriera.

Nella stagione successiva (allenato da Leonardo), Strasser colleziona un’altra presenza giocando Milan-Cagliari 4-3 del 22 novembre 2009 e in quella stessa annata si toglie la soddisfazione di vincere con la Primavera la Coppa Italia in finale contro il Palermo. Nell’estate del 2010 il Milan acquista dal Genoa il difensore greco Sokratis Papastathopoulos e nell’affare inserisce la metà del cartellino di Strasser, pur mantenendo il diritto di averlo a titolo temporaneo per la stagione 2010-2011 che vede il Milan guidato in panchina da Massimiliano Allegri. E’ un’estate lunga per i rossoneri, dapprima in difficoltà con un organico che non appare all’altezza delle prime e poi in grado di infilare due colpi da novanta con gli arrivi di Zlatan Ibrahimovic e di Robinho che in un attimo solo fanno schizzare in alto le quotazioni del Milan nella lotta scudetto. Strasser rimane in organico ed aspetta il suo momento, intanto impara dai campioni in allenamento, apprende trucchi tecnici, tattici e quella mentalità vincente che a Milanello conoscono pure i muri e le docce dello spogliatoio. I rossoneri, poi, partono a razzo e già dopo poche giornate sono in testa alla classifica, Ibrahimovic segna a raffica, la difesa regge ed Allegri si dimostra pronto per gestire una pressione forte come quella di Milano.

Il 24 novembre 2010 (dopo aver debuttato in nazionale contro l’Egitto) Strasser esordisce in Coppa dei Campioni, giocando gli ultimi minuti di Auxerre-Milan 0-2 dopo aver sostituito il suo idolo Gattuso. Il cammino dei rossoneri verso lo scudetto procede senza intoppi fino alla vigilia di Natale quando la squadra di Allegri perde in casa contro la Roma e, pur rimanendo in testa alla classifica, inizia a perdere qualche certezza, anche perché in vista della ripresa del campionato dopo le feste dovrà affrontare la trasferta di Cagliari senza diversi titolari, compreso Ibrahimovic che sconterà una giornata di squalifica. Inoltre, dall’altra parte di Milano c’è un’Inter in ripresa dopo un avvio di stagione complicato con l’esonero di Benitez e l’avvento in panchina di Leonardo che dopo oltre 10 anni al Milan prima da calciatore, poi da dirigente e infine da allenatore, tradisce i colori rossoneri per sposare quelli dei rivali nerazzurri. In molti già prospettano la riscossa interista nei confronti di un Milan che pare essere andato bene fin quando tutto è filato liscio e che ora deve fare i conti con qualche problema di tenuta fisica, mentale e qualche assenza di troppo.

Il 6 gennaio 2011 si gioca Cagliari-Milan e la partita è tutt’altro che una passeggiata per gli uomini di Allegri, nervosi e poco lucidi rispetto al solito. Il tecnico rossonero spedisce in campo anche il nuovo arrivo Antonio Cassano per dare maggior fantasia ad un attacco che senza Ibrahimovic appare inceppato; gli scettici sono pronti a parlare di crisi e di un Milan in flessione, mentre intanto Allegri le prova tutte per vincere, al 59′ spedisce in campo Strasser al posto di Gattuso, qualche tifoso inveisce contro l’allenatore, del resto che cosa può risolvere un giovanotto di vent’anni in una partita bloccata che i rossoneri non riescono a scardinare? All’85’ il Milan sta ancora attaccando, ma è sempre più stanco e sempre meno ispirato, mentre il Cagliari si difende con maggior ardore, sa che manca poco per strappare un punto quasi insperato alla capolista. All’improvviso, però, Cassano chiude in velocità un triangolo con Robinho al limite dell’area, Strasser intuisce dove può finire il pallone, anche perché in allenamento Allegri è un martello con i centrocampisti: “Dovete tagliare in area, sempre“, ribadisce ogni minuto il tecnico. Tagliare, tagliare, tagliare in area. E Strasser taglia, passa dietro ai difensori, fa attenzione a non finire in fuorigioco e poi aspetta il pallone che effettivamente arriva proprio lì: Cassano sa come farlo passare e trova il giovane compagno pronto a ricevere; il resto è forse il dettaglio più semplice per Strasser che chiude gli occhi, apre l’interno del piede e calcia, poi vede la palla insaccarsi e in meno di un secondo si ritrova a correre verso la bandierina del calcio d’angolo inseguito dal resto della squadra.

Il Milan espugna Cagliari, scaccia le polemiche e, grazie al gol di Strasser, riprende la corsa verso lo scudetto. Appena tre giorni più tardi, il 9 gennaio, Allegri premia il centrocampista della Sierra Leone con una maglia da titolare e Strasser gioca tutti e 90 gli elettrizzanti minuti di Milan-Udinese 4-4, poi si risiede in panchina fino alla fine della stagione ed assiste al trionfo dei rossoneri che tornano ad essere campioni d’Italia 7 anni dopo l’ultima volta. E Rodney Strasser ha sì agito da comprimario, ma un pezzetto di quel titolo va certamente a lui, autore del gol partita in una delle gare più dure della stagione, come ricorderà Allegri dopo la festa scudetto: “Cagliari è stato un momento decisivo, potevamo perdere certezze e invece abbiamo portato a casa una vittoria pesantissima“. E il merito è di quel ragazzo che ha atteso il suo momento e si è fatto trovare pronto per prendersi la sua parte di merito nella trionfale cavalcata di una squadra piena di campioni. Sembra l’inizio di una bella favola, ma per Strasser sarà l’ultimo capitolo di gloria, nonostante la giovane età e nonostante le premesse di un buon calciatore in erba.

A Milanello lo stimano tutti, a tal punto che il Milan riscatta dal Genoa la metà del suo cartellino, poi lo presta al Lecce, sempre in serie A, perché intanto Galliani ha acquistato Van Bommel nel gennaio precedente ed ora anche Aquilani e Nocerino, ci sono Gattuso, Ambrosini, Seedorf, Flamini, Boateng, insomma il centrocampo del Milan è affollatissimo e Strasser avrebbe poco spazio, meglio dunque andare altrove e giocare con continuità. A Lecce il calciatore si trova benissimo, gli piace la città, il caldo, la tifoseria ed anche i compagni di squadra, nonostante la stagione per i giallorossi sia complicata. Ma Strasser si allena bene e gioca spesso, segna anche un gol al Novara il 30 ottobre nella sfida che i salentini pareggiano per 1-1 contro i piemontesi, il suo inserimento si sta rivelando prezioso nei meccanismi della formazione pugliese; l’8 gennaio 2012, però, un anno e due giorni dopo il gol di Cagliari col Milan, l’ex rossonero si frattura il malleolo della caviglia sinistra nella gara contro la Juventus e nello stesso mese torna a Milano come parziale pagamento nell’affare che conduce alla corte di Allegri pure il terzino Mesbah, anche lui proveniente dal Lecce. Dopo tre mesi in infermeria, Strasser scende in campo nella partita col Chievo al posto di Seedorf, poi niente per un anno fin quando non gioca in Coppa Italia durante Milan-Reggina 3-0, quindi a gennaio passa in prestito al Parma con cui gioca appena due spezzoni di partita prima di tornare al Milan ed essere ceduto a titolo definitivo al Genoa.

Ma anche in Liguria non c’è spazio per Strasser che in pochissimi mesi è passato da possibile rincalzo di centrocampo al Milan a disperso, bloccato da qualche infortunio di troppo e da nessun allenatore che creda fortemente in lui. Ogni 6 mesi un trasferimento, ogni 6 mesi un trasloco, ogni 6 mesi nuove facce nello spogliatoio, non è semplice adattarsi in fretta a tutto ciò. Il Genoa lo presta in serie B alla Reggina dove trova un minimo di continuità e gioca 22 partite nel campionato cadetto 2013-2014; a fine stagione il Genoa se lo riprende ma non lo fa mai giocare e nell’inverno del 2015 lo cede al Livorno, ancora in serie B, dove Strasser colleziona appena due gettoni e in estate finisce in serie C nella formazione laziale della Lupa Castelli Romani dove torna pure a far gol nella sfida contro la Juve Stabia. La sua carriera è ormai in picchiata e le luci della serie A sembrano essersi spente definitivamente per quel calciatore che appena 4 anni prima segnava uno dei gol più importanti per lo scudetto del Milan. Strasser calca i campi della serie C con la stessa grinta, ma le motivazioni non sono naturalmente le stesse e giocare davanti a poche migliaia di spettatori ai castelli romani non è esattamente come scendere in campo di fronte ai 60.000 di San Siro e con la maglia del Milan addosso.

Inutile chiedersi il perché di un declino così rapido ma inesorabile, fatto sta che Strasser prosegue la sua carriera in Croazia all’NK Zagabria, poi in Portogallo al Gil Vicente, ma in entrambe le circostanze racimola poca fortuna e ancor meno gloria. L’ultima esperienza italiana è del 2018 quando l’ex milanista firma coi dilettanti del Villafranca Veronese: 14 presenze, zero gol, ancor meno stimoli, meglio dire addio. La ripartenza dalla Finlandia e il sorriso sulle labbra testimoniano la volontà di Strasser di non mollare e di continuare a giocare, a prescindere dal paese, dalla categoria e dal campionato. Ci ride su, il centrocampista, dice che viaggiare gli piace, che i cambiamenti lo aiutano a trovare altre motivazioni e che provare campionati diversi lo agevola nel conoscere nuove lingue e nuove culture, motivo per cui, fin quando la passione e il fisico lo sorreggeranno, continuerà a divertirsi, magari girando ancora per l’Europa e per il mondo alla ricerca di una squadra di calcio che creda in lui, contrariamente a quanto avvenuto nelle sue esperienze italiane.

Eppure, l’Italia resta il ricordo più bello per Rodney Strasser, perché l’Italia lo ha accolto, cresciuto e svezzato nel grande calcio, gli ha insegnato il lavoro duro in allenamento e la concentrazione costante in partita, doti che il calciatore si è portato dietro per il resto della carriera, anche se le sue aspettative erano più alte di quanto poi non si sia concretizzato. Nella mente della gente, però, il nome di Strasser resterà per sempre legato a quel gol siglato a Cagliari il 6 gennaio 2011, un gol rimasto nel cuore dei tifosi milanisti e nell’infinito almanacco delle meteore della serie A.

di Marco Milan

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