Amarcord: il miracolo di Ballardini a Cagliari

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Se l’impresa del 1991 ottenuta a Cagliari da Claudio Ranieri, capace di salvare nel girone di ritorno una squadra ultima e praticamente già retrocessa, viene ricordata ancora oggi in terra sarda, altrettanta enfasi il popolo cagliaritano non può che riservarla anche alla formazione che 17 anni dopo ha raggiunto lo stesso traguardo, forse ancor più clamoroso ed inaspettato del precedente.

Nell’estate del 2007 a Cagliari c’è trambusto dopo una stagione complicata ed il solito valzer degli allenatori condotto dal presidente Massimo Cellino, partito con il giovane Marco Giampaolo poi rimpiazzato dal più esperto Franco Colomba e quindi richiamato per concludere il campionato. Il tecnico abruzzese è in bilico e la sua posizione valutata per l’intero mese di giugno dalla presidenza cagliaritana, poi convinta a dar continuità al lavoro di Giampaolo che viene confermato alla guida dei rossoblu. L’organico viene indebolito dalle partenze di Mauro Esposito, Antonio Langella e, soprattutto, dell’honduregno David Suazo, il vero gioiello della squadra, passato all’Inter dopo un duello rusticano di calciomercato col Milan. Proprio grazie all’affare fra Cagliari ed Inter, Cellino riesce ad ottenere dai nerazzurri il prestito del giovane centravanti Robert Acquafresca, uno dei talenti più promettenti del calcio italiano e che, assieme all’altro prestito Alessandro Matri e all’argentino Larrivey, dovrà garantire i gol salvezza di una squadra che agli occhi dell’opinione pubblica e degli addetti ai lavori sembra pesantemente ridimensionata e che per ottenere la permanenza in serie A dovrà sudare le proverbiali sette camicie.

Domenica 26 agosto 2007 parte la serie A ed il Cagliari è ospite del Napoli, appena risalito dalla serie B dopo anni bui e con entusiasmo ed ambizioni alle stelle, il San Paolo pieno ed i propositi di raggiungere addirittura la qualificazione in Coppa Uefa. L’inesperienza, però, tradisce i partenopei che vanno incontro ad una brutta figura contro un Cagliari che, viceversa, appare solido e concreto: le reti di Matri e di Pasquale Foggia nel secondo tempo consentono ai sardi di espugnare lo stadio napoletano, vincere 2-0 e mettere temporaneamente a tacere le voci di una retrocessione quasi annunciata. L’esordio casalingo per i sardi avviene il 2 settembre alla seconda giornata contro la Juventus che in teoria è un’altra neopromossa, in pratica una grande squadra che ha perso un anno in serie B ma che vuole tornare immediatamente a concorrere per i posti che contano; la partita è spettacolare: la Juve va in vantaggio due volte, ma in entrambi i casi il Cagliari reagisce con orgoglio e pareggia. Quando il 2-2 sembra ormai alla portata dei rossoblu, ecco il colpo di Giorgio Chiellini che permette ai bianconeri di vincere per 3-2 e condannare la squadra di Giampaolo ad una immeritata ma onorevole sconfitta che lascia comunque buona impressione perché i sardi sembrano davvero in grado di lottare con le rivali nella corsa alla salvezza.

E il campionato del Cagliari, in effetti, prosegue con alti e bassi ma tutto sommato con andatura più che dignitosa: pareggio a Parma, doppia sconfitta contro Palermo e Lazio, vittoria contro il Siena. Acquafresca si è ben ambientato e ha iniziato a far gol, al contrario di Larrivey che, in barba al soprannome El Bati che qualcuno in Argentina gli affibbiato per somiglianza con Gabriel Batistuta, dell’ex centravanti di Fiorentina e Roma sembra non avere nulla se non i tratti somatici. Verso la fine di ottobre, però, qualcosa inizia ad incepparsi nel meccanismo della compagine di Giampaolo che perde in casa del Torino e fragorosamente al Sant’Elia contro la Sampdoria (0-3); nel mezzo il pari di Bergamo, ricordato non tanto per l’esito della partita, quanto per la furibonda lite tra Foggia ed il centrocampista Davide Marchini che vengono alle mani in allenamento e sono entrambi messi fuori rosa dalla società. Foggia verrà successivamente reintegrato, Marchini non giocherà mai più coi rossoblu, ma la tensione resterà altissima, anche perché nel frattempo il ko contro la Sampdoria ha mandato su tutte le furie Cellino che non ne ha mandate a dire a Giampaolo, reo secondo il presidente di non aver infuso carattere e personalità ad una squadra partita bene ed ora terz’ultima in classifica con appena 9 punti in 11 partite. L’11 novembre Roma-Cagliari viene rinviata dopo gli scontri a seguito dell’omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri, così il presidente cagliaritano prende la palla al balzo, approfitta delle due settimane di sosta del suo Cagliari ed esonera Giampaolo come l’anno precedente, chiamando come sostituto il navigato Nedo Sonetti, specialista in situazioni quasi disperate, un po’ avanti con l’età ma comunque esperto, battagliero e dal carattere assai forte, peraltro alla terza esperienza in Sardegna dopo quelle del 2002 e del 2006.

L’esordio di Sonetti sulla panchina del Cagliari è tanto promettente quanto sfortunato: i sardi giocano in casa contro il Milan campione d’Europa in carica ma incappato in un inizio di campionato da mani nei capelli. Il Cagliari parte fortissimo e dopo appena tre minuti è già in vantaggio grazie ad Acquafresca; il Milan reagisce, sbaglia pure un rigore con Kakà, i rossoblu rintuzzano ogni attacco, poi nella ripresa calano alla distanza e soccombono sotto i colpi dei fuoriclasse rossoneri: al 61′ arriva il pareggio di Gilardino, all’85’ il gol partita di Andrea Pirlo che lascia il Cagliari ultimo in classifica con 9 punti e il morale sotto i tacchi. Più di un tifoso esce dallo stadio scuotendo la testa: “Se non si fanno punti neanche in partite giocate così – sospirano – vuol dire che l’annata è brutta“. Una settimana dopo, il Cagliari non va oltre lo 0-0 casalingo contro il Livorno, poi perde il recupero contro la Roma e 4-1 ad Empoli, infine 2-0 al Sant’Elia contro la capolista Inter, a segno pure col grande ex Suazo. Per Cellino la misura è già colma: il presidente caccia Sonetti e richiama Giampaolo che però si rifiuta di tornare e così la vigilia di Fiorentina-Cagliari del 23 dicembre è più caotica che mai perché Sonetti è ormai delegittimato ma va comunque in panchina, senza stimoli e con una squadra in balia di sè stessa. Il 5-1 finale a favore della Fiorentina è la logica conseguenza di tutto ciò: il Cagliari si appresta ad andare in vacanza con l’ultimo posto in classifica, 5 punti da recuperare sulla zona salvezza ed un nuovo allenatore da scegliere.

Cellino affida la squadra a Davide Ballardini, già tecnico dei sardi in un tratto del campionato 2005-2006 e poi esonerato dopo aver racimolato 4 pareggi e 5 sconfitte in 9 giornate. Nel calciomercato invernale, comunque, il presidente ingaggia il portiere Marco Storari e l’attaccante brasiliano Jeda, anche se il pubblico contesta e non ha la minima fiducia nei suoi beniamini. Il 13 gennaio 2008, alla ripresa della serie A, il Cagliari perde ancora, 1-0 in casa contro l’Udinese e chiude il girone d’andata con un’altra sconfitta per 2-0 a Reggio Calabria. La situazione a metà torneo è drammatica: i rossoblu sono ultimi con 10 punti, la salvezza è a -7 e l’impressione è di una squadra ormai demotivata. In pochi si aspettano qualcosa di buono nel girone di ritorno, la città sembra rassegnata e forse proprio questo aspetto diventa uno dei tasti su cui Ballardini inizia a spingere di più: “Ci danno dei falliti? Bene, facciamogli vedere che non è così“, sbraita l’allenatore romagnolo nel pre partita di Cagliari-Napoli del 27 gennaio, prima giornata di ritorno della serie A. Ma l’andazzo sembra sempre lo stesso, i rossoblu sono timidi e pasticcioni, il Napoli va in vantaggio ad inizio ripresa con Hamsik, poi amministra bene il risultato e al 90′ pensa di aver condotto in porto la gara. E invece per il Cagliari arriva la svolta, inaspettata, forse inutile, eppure la squadra sarda stavolta ci mette cuore, orgoglio, dignità e cattiveria: al 91′ pareggia con Matri, al 93′ sigla il clamoroso vantaggio con Daniele Conti. Forse qualche speranza esiste ancora, pensano a Cagliari, di certo ne è convinto Davide Ballardini che a fine partita elogia i suoi calciatori ed esorta i tifosi a stare accanto alla squadra. “Faremo il possibile per salvarci“, dice il tecnico, “Aiutateci“.

Una settimana più tardi il Cagliari pareggia addirittura in casa della Juventus e guadagna un altro punticino in classifica, nonostante occupi ancora l’ultima piazza della graduatoria con 5 punti da recuperare sul quart’ultimo posto che vale la salvezza. Ai sardi servirebbero un paio di vittorie consecutive per scalare la classifica, invece col Parma arriva solo un pari e a Palermo una sconfitta onorevole per 2-1; ma la squadra è viva e i sospirati tre punti giungono inattesi il 24 febbraio quando al Sant’Elia cade la Lazio, colpita all’89’ da un gol di Matri che rilancia le ambizioni del Cagliari, battuto però la giornata successiva a Siena. Una doppietta di Acquafresca permette ai rossoblu di piegare in casa il Genoa e che per tutto il mese di marzo giocano con una penalizzazione di 3 punti che poi verrà annullata. Ma ormai il Cagliari gioca con fiducia, incorre in qualche battuta d’arresto fuori casa, ma tra le mura amiche è quasi inarrestabile: 3-0 al Torino, 1-0 all’Atalanta; Acquafresca segna con regolarità, Storari para anche l’impossibile, Diego Lopez e Daniele Conti plasmano il gruppo grazie al loro carisma, Ballardini è un inaspettato timoniere che riesce a tenere a galla un’imbarcazione che sembrava oramai alla deriva. L’1-1 casalingo del 29 marzo contro la Roma consente al Cagliari di agganciare a 29 punti Parma, Livorno e Catania, lasciare l’Empoli all’ultimo posto e rientrare pienamente in corsa per una salvezza che appena un mese prima appariva più di un miraggio.

La sconfitta per 3-1 in casa del Milan era già messa in preventivo da Ballardini, pronto a giocarsi mezza serie A il 13 aprile a Livorno in una gara nella quale l’eventuale sconfitto avrebbe più di un piede in serie B. Livorno-Cagliari è il classico spareggio, qualcuno in Sardegna lo paragona alla sfida contro il Lecce del 1991 che valse ai rossoblu allora guidati da Claudio Ranieri una salvezza rocambolesca dopo un’autentica rimonta, proprio come il Cagliari attuale. Che il paragone sia di buon auspicio anche per gli uomini di Ballardini? L’avvio sembra far presagire il contrario, visto che dopo neanche un minuto il Livorno è già avanti col gol di Galante; ma che il Cagliari sia un’altra squadra rispetto a quella di inizio stagione è ormai evidente e al 9′ Acquafresca rimette in parità una gara poi decisa ancora dal centravanti cagliaritano che regala alla sua formazione una vittoria fondamentale nell’arco di un campionato che per la prima volta vede i rossoblu fuori dalla zona retrocessione. Il successivo 2-0 all’Empoli permette ai sardi di mettere addirittura 5 punti fra loro ed il terz’ultimo posto occupato proprio dai toscani, anche se una settimana più tardi l’Empoli vince in casa del Genoa ed il Cagliari perde a San Siro contro l’Inter tornando ad appena 2 lunghezze di margine sulla linea rossa. Mancano tre giornate alla fine del campionato ed ora ogni passo falso può costare carissimo: i sardi battono 2-1 la Fiorentina al Sant’Elia, mentre l’Empoli cade in casa contro l’Udinese e la Reggina sbanca Catania in uno scontro diretto all’ultimo sangue.

A due giornate dalla fine il Cagliari ha 4 punti di vantaggio sulla zona salvezza e già nel penultimo turno può chiudere i giochi vincendo sul campo dell’Udinese che è però in piena lotta per un posto in Coppa Uefa. Le motivazioni dei sardi sono però maggiori, così come meglio messa dal punto di vista fisico appare la formazione rossoblu che grazie alle reti di Acquafresca e Cossu ad inizio ripresa vince per 2-0 e poi festeggia l’incredibile salvezza, frutto di una rimonta d’altri tempi e a cui quasi nessuno credeva all’inizio del girone di ritorno. Non Ballardini, tornato a Cagliari con la convinzione che la retrocessione non fosse solo da certificare ed accompagnare con dignità, bensì da provare ad evitare, credendo in un gruppo che certamente era meno scarso di quanto si dicesse in giro. Sacrificio, lavoro ed unità di vedute: a Cagliari fanno festa e nell’ultima giornata di campionato, il 18 maggio 2008, i rossoblu pareggiano 2-2 contro la Reggina, segna addirittura Larrivey, alla prima rete italiana, segno che il vento è veramente cambiato in seno ad una squadra rivoltata come un calzino. Al termine del pomeriggio il tabellone dello stadio Sant’Elia fa scorrere risultati e classifica: il Cagliari è 14.mo con 42 punti, ben 6 più dell’Empoli terz’ultimo e retrocesso assieme a Parma e Livorno.

L’impresa di Davide Ballardini è da incorniciare: 32 punti in 19 partite, 24 su 30 in casa, un ruolino di marcia da zona Europa, un confronto impietoso coi suoi predecessori, capaci di racimolare appena 10 punti in tutto il girone d’andata. Robert Acquafresca è il capocannoniere della squadra con 10 reti, neanche poche per un debuttante, i tifosi fanno pace con società e squadra, entusiasti di una seconda parte di stagione da impresa mitologica. Il Cagliari 2007-2008 finisce così negli annali assieme a quello di Ranieri del 1991 e a quello di Bruno Giorgi con la semifinale Uefa del 1994, secondi solo al mito di Scopigno e Gigi Riva con lo storico scudetto del 1970. Ballardini, che tornerà a Cagliari nella stagione 2011-2012, entra di diritto nell’olimpo dei tecnici più gloriosi nella storia del club sardo, con il suo giubbino verde portafortuna, gli occhiali da sole anche con la pioggia e l’aria del tecnico anni settanta, sui generis e di poche ma taglienti parole. Se non è leggendaria una storia così….

di Marco Milan

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