Amarcord: Parma 2007, un altro miracolo targato Ranieri

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Parlando di Claudio Ranieri verrà per sempre in mente l’impresa di Leicester, ovvero uno scudetto vinto alla guida di una squadra da metà classifica, ma anche la salvezza miracolosa ottenuta a Cagliari nel 1991 quando il tecnico romano esordì in serie A. Ma a Ranieri sono legati anche i 6 mesi di Parma, un’avventura breve ed un traguardo insperato raggiunto quasi con facilità.

Che la serie A 2006-2007 sia stata la più strana di sempre è un fatto assodato: le vicende di Calciopoli, la Juventus in serie B, Fiorentina, Lazio, Milan e Reggina fortemente penalizzate al via ed un torneo zoppicante che riparte dopo una pagina nerissima e dopo i vittoriosi mondiali tedeschi col trionfo della Nazionale di Marcello Lippi. L’estate del 2006 è insomma altamente particolare per il calcio italiano, costretto a convivere con un campionato dalle mille incertezze nel quale forse può esserci spazio per qualche sorpresa proveniente dal basso. Indicata come formazione di centro classifica c’è il Parma che i problemi prima che in campo li ha in società: il crack della Parmalat, l’addio dei Tanzi e quello ai sogni di gloria e blasone hanno lasciato in Emilia il posto ad una proprietà commissariata con presidente Enrico Bondi e ad una rosa di giovani, di elementi con poca esperienza in A e qualche vecchio mestierante della categoria come Cardone, Fernando Couto e Morfeo, e come il portiere Luca Bucci. In panchina c’è poi un esordiente, Stefano Pioli, parmigiano doc, reduce da buone esperienze in serie B a Salerno e a Modena. A lui i tifosi chiedono una salvezza tranquilla, possibilmente un posizionamento nella parte sinistra della classifica e un andamento dignitoso in Coppa Uefa.

Che la stagione del Parma sarà complicata, però, Pioli lo capisce sin da subito: alla prima giornata, infatti, i gialloblu in casa del Torino vanno in vantaggio ad inizio ripresa col centravanti croato Igor Budan, poi si fanno riprendere sull’1-1 al 90′ da Stellone. E se il primo turno di Coppa Uefa verrà superato agevolmente eliminando i russi del Rubin Kazan, l’avvio di campionato si trasforma in un incubo per gli emiliani che dopo il pareggio di Torino infilano ben 5 sconfitte di fila, soccombendo al Tardini contro Milan, Roma e Udinese (senza segnare neanche un gol e subendone ben 9) e in trasferta con Fiorentina e Sampdoria. Parma-Ascoli del 22 ottobre, insomma, diventa una sorta di ultima spiaggia per Pioli, nonostante la dirigenza tranquillizzi di continuo il giovane tecnico; tira una brutta aria al Tardini, un po’ perchè il pubblico non è più abituato ad annaspare nei bassifondi della classifica dopo anni al vertice, un po’ perchè la squadra appare troppo timida e spaesata per darsi una sveglia. Eppure ecco arrivare quei sospirati 3 punti che tolgono ansia ad un Parma aiutato anche dalle penalizzazioni di Fiorentina, Lazio e Milan che lasciano i ducali (almeno visivamente) lontani dalle ultime posizioni della graduatoria. L’1-0 sull’Ascoli, firmato sempre da Budan, rialza i gialloblu che però proseguiranno con andamento stentante per tutto il girone d’andata nel quale verrà ottenuta solo un’altra vittoria il 29 ottobre contro l’Atalanta.

Il Parma sembra realmente poco attrezzato per la salvezza: in attacco segna solo Budan, mentre gli unici lampi di luce li garantisce Morfeo, purtroppo però troppo ad intermittenza; l’esperienza di Couto in difesa non basta, i gialloblu a Siena sono avanti 2-0 al 77′ prima della doppietta dell’albanese Bogdani che fa sfumare il primo successo esterno stagionale dei ducali. A salvare parzialmente il destino di Pioli è il cammino degli emiliani in Europa: il girone di qualificazione contro Odense, Heerenveen e Lens viene superato con 4 vittorie in 5 partite che valgono l’approdo ai sedicesimi di finale. Ma la panchina scricchiola comunque, nel calciomercato di gennaio viene ingaggiato l’attaccante Giuseppe Rossi, italiano di origini americane e proveniente dall’Inghilterra; talentuoso, mancino e con esperienze importanti all’estero, può essere lui l’arma vincente di un Parma in evidente difficoltà. La vittoria contro il Torino alla prima di ritorno (firmata proprio da un gol di Rossi) non basta a Pioli che viene esonerato dopo il ko di San Siro contro il Milan che piega i parmensi solo con un guizzo di Filippo Inzaghi ad una ventina di minuti dal 90′; una beffa per Pioli, costretto a lasciare la panchina dal nuovo presidente Tommaso Ghirardi che nel frattempo ha acquisito le quote di maggioranza del club diventandone proprietario.

Ghirardi ha buoni progetti per il Parma, vuole chiudere questa stagione con la salvezza e programmare un rilancio in discreto stile. Ma salvare i gialloblu sembra un’impresa: appena 3 vittorie in poco più di 20 partite, penultimo posto della classifica con 15 punti racimolati, un gioco approssimativo ed un timore latente in tutto il gruppo. Serve una guida esperta, sicura, che non abbia paura di sporcarsi le mani, che restituisca al Parma tranquillità e polso; la scelta ricade su Claudio Ranieri che nelle ultime stagioni ha allenato all’estero ottenendo buoni risultati fra Chelsea, Atletico Madrid e Valencia, ultima panchina italiana quella della Fiorentina nel 1997, dieci anni prima di un’avventura che per il tecnico romano rischia di essere assai più difficile delle altre. Ranieri si presenta a Parma col piglio del duro, le sue prime dichiarazioni sono forti, per qualcuno anche troppo: “Non farò feriti – dice in sala stampa – farò solo morti”. La salvezza è lontana, ma l’allenatore sa il fatto suo e non si scoraggia neanche dopo l’esordio nella sua Roma, allo stadio Olimpico l’11 febbraio 2007 quando i giallorossi strapazzano il Parma 3-0; sarà uno degli ultimi atti di timidezza di una formazione che da allora cambia registro, faccia e soprattutto risultati.

L’eliminazione dalla Coppa Uefa per mano dei portoghesi dello Sporting Braga toglie ai ducali ogni distrazione, ora c’è solo il campionato e l’obiettivo della permanenza in serie A è difficile ma, secondo Ranieri, raggiungibile. Il 18 febbraio i gialloblu perdono in casa contro la Sampdoria, 0-1, ed una settimana più tardi a Udine si giocano praticamente mezza salvezza: perdere anche al Friuli vorrebbe dire abbandonare virtualmente ogni speranza di mantenere la categoria, sia per la classifica che per il morale. Sarà probabilmente questa partita l’emblema della stagione del Parma: dopo 8 minuti Budan porta in vantaggio la compagine di Ranieri, ma l’Udinese ribalta la situazione con la doppietta di Antonio Di Natale. Gli emiliani non ci stanno, il centrocampista Parravicini pareggia al 78′, poi a cinque minuti dal termine la doccia fredda, ovvero il gol di Obodo che riporta avanti i friulani; sembra davvero finita, il Parma avanza con la semplice forza della disperazione, niente tattica, forse nessuna convinzione, palla dentro l’area di rigore e vediamo che succede. Quando il 90′ è vicino Gasbarroni viene spinto in area e il Parma guadagna il rigore della speranza; sul dischetto va Giuseppe Rossi che con freddezza e potenza realizza il gol del 3-3. Per la classifica cambia poco, per la testa tanto. Tantissimo.

Non aver perso a Udine infonde nello spogliatoio dei parmensi l’idea che forse non tutto è perduto, che se una partita del genere è stata raddrizzata dopo tante peripezie, allora non è detto che l’annata sia davvero disgraziata. Ranieri ha nel frattempo sistemato la squadra con un atteggiamento tattico compatto e da leader ha raccolto tutti gli uomini attorno a sè convincendoli che l’impresa si può fare. Il pareggio di Ascoli (0-0) è scialbo, i due successivi contro Reggina ed Atalanta sono al cardiopalma e mettono in mostra carattere ed attributi di un gruppo ritrovato: con i calabresi la rete del 2-2 di Budan arriva al 7′ di recupero, a Bergamo il pari di Coly giunge all’89’. Giocando così, pensano tifosi e calciatori, la vittoria arriverà ed in effetti il 18 marzo il Parma ritrova il successo in casa contro il Siena, 1-0 rete di Gasbarroni. Il 7 aprile Rossi firma l’1-0 contro il Livorno al 90′, il 18 aprile i gialloblu piegano al Tardini la Fiorentina 2-0, il 22 vincono 4-3 a Palermo, gol di Gasbarroni all’80’; qualcuno vede in questi gol in zona Cesarini una riedizione del Cagliari che nel 1991 ottenne una miracolosa salvezza dopo un girone d’andata pessimo, grazie a marcature intorno al 90′. Allenatore di quel Cagliari? Claudio Ranieri. Che sia di buon auspicio per un Parma ora davvero in lotta con le altre.

E’ al Tardini che gli emiliani costruiscono la loro fortezza: 2-1 al Cagliari, 4-1 al Messina, pian piano il Parma si avvicina ad una salvezza che fino a febbraio appariva neanche lontanamente immaginabile. Alla penultima giornata lo 0-0 di Roma con la Lazio mette i gialloblu nella condizione di avere il destino nelle proprie mani: battendo l’Empoli nell’ultimo turno, la squadra di Ranieri non dovrà preoccuparsi dei risultati delle rivali, anche perchè lo scontro diretto fra Catania e Chievo farà perdere punti ad almeno una delle due contendenti. C’è aria di festa a Parma il 27 maggio 2007: i padroni di casa sono affamati, l’Empoli ha già ottenuto una clamorosa qualificazione in Coppa Uefa ed è ormai in vacanza; dopo 16 minuti il Parma è già sul 2-0, reti slave di Muslimovic e Budan, poi nella ripresa Saudati firma il 2-1 e all’87’ Gasbarroni sigla il definitivo 3-1 che permette al Tardini di esplodere in un urlo liberatorio: il Parma è salvo, Ranieri e Rossi sono portati in trionfo, nessuno ci avrebbe creduto poco meno di tre mesi prima.

I numeri di Claudio Ranieri dicono praticamente tutto: 27 punti in 15 partite, 12.mo posto finale in classifica, un andamento più che dignitoso per una squadra che a metà torneo era con un piede e mezzo in serie B. L’impresa di Parma varrà a Ranieri l’ingaggio della Juventus, neo promossa in serie A, ma soprattutto aggiungerà alla sua carriera un altro miracolo dopo quello di Cagliari. Cagliari ’91, Parma 2007, Leicester 2016: quelle che per tutti sono utopie e per Claudio Ranieri ordinaria amministrazione.

di Marco Milan

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