Rapporto Ecomafia 2018, record di arresti per crimini ambientali

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In netto aumento gli arresti per i  crimini contro l’ambiente, ma cresce il fatturato dell’ecomafia, pari a 14,1 miliardi di euro nel 2017. A dirlo è il Rapporto Ecomafia 2018, presentato da Legambiente a Montecitorio il 9 luglio

Rapporto Ecomafia 2018

Dal Rapporto Ecomafia 2018, presentato da Legambiente alla Camera dei Deputati il 9 luglio scorso, alcune note positive ma anche dati preoccupanti che richiedono di mantenere alta l’attenzione sul fenomeno dei crimini contro l’ambiente. Ad illustrare il Rapporto Ecomafia 2018 – Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, i rappresentanti dell’Associazione ambientalista ed esponenti di diverse forze politiche ed istituzionali, tra cui il nuovo ministro per l’Ambiente, Sergio Costa, che hanno voluto sottolineare l’importanza di contrastare, a tutti i livelli, l’illegalità a danno dell’ambiente e della collettività.

L’incontro è stato moderato dal Direttore de “La Nuova Ecologia”, Enrico Fontana, che in apertura ha letto un telegramma inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Lo sviluppo dell’Italia dipende dalla capacità di salvaguardare l’equilibrio dell’ambiente, assicurare la salubrità dei luoghi in cui vivono le comunità, tutelare la varietà e le bellezze italiani, promuovere una crescita rispettosa della legalità”, ha affermato il Capo dello Stato. Nel suo intervento, il Direttore di Legambiente, Giorgio Zampetti, ha citato un passaggio del messaggio di Mattarella: “Il domani eco-sostenibile, con un’affermazione piena della legalità, è una grande impresa civile”, prima di passare in rassegna i numeri del Rapporto Ecomafia 2018: 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (+139,5% rispetto al 2016).

Il fatturato dell’ecomafia è in crescita (+ 9,4%) e vale 14,1 miliardi, soprattutto a causa della lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale. Nel 2017 le inchieste sui traffici illegali di rifiuti sono 30.692 (+18,6% rispetto al 2016) per una media di 84 al giorno, più o meno 3,5 ogni ora. In deciso aumento sia il numero di persone denunciate (39.211, +36%) che i sequestri effettuati (11.027, +51,5%).

Ecomafia 2018 – I numeri per settore

I dati cambiano a seconda del settore e nei rifiuti si è concentrata la percentuale più alta di illeciti, vicina al 24%, mentre i reati contro animali e fauna selvatica hanno raggiunto il 23% e quelli per gli incendi boschivi il 21%. Il traffico dei rifiuti è senza dubbio tra i casi più emblematici: 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti illegali bloccati, pari a 181.287 TIR, l’equivalente di una strada lunga da Trapani a Berlino, nel periodo compreso tra gennaio 2017 e maggio 2018.

Se si guarda alla composizione geografica dei reati, il 44% delle infrazioni (13.488) si è verificato nelle 4 Regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Sicilia, Puglia e Calabria), mentre a livello provinciale Roma (1260 infrazioni accertate) è seconda dopo Napoli (1351). Il Lazio detiene il primato della corruzione nell’ecomafia: 461 arresti, 541 denunce, 61 inchieste e 52 sequestri, da gennaio 2010 a maggio 2017.

Il Direttore di Legambiente e tutti gli ospiti che sono intervenuti hanno espresso soddisfazione sull’efficacia della legge 68/2015 sugli ecoreati, che ha introdotto i delitti ambientali nel Codice Penale.Dai dati del Ministero della Giustizia, è emersa l’incisività della sua azione repressiva: i procedimenti totali avviati dalle procure sono stati 614, contro i 265 dell’anno precedente. Stando ai numeri forniti dalle forze di polizia, dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, costituito da Ispra e dalla rete regionale delle Arpa (Snpa), la fattispecie più applicata è stata l’inquinamento ambientale (361 casi), poi l’omessa bonifica (81), i delitti colposi contro l’ambiente (64), il disastro ambientale (55), l’impedimento al controllo (29) e il traffico di materiale ad alta radioattività (7). Complessivamente, gli ecoreati contestati sono passati dai 173 del 2016 a 303, con un incremento del 75%.

Ormai 25 anni fa, Enrico Fontana utilizzava per la prima volta il termine “ecomafia”, ha esordito il Salvatore Micillo, Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e membro della Commissione parlamentare Ambiente alla Camera, aggiungendo: “Ci sono tante Terre dei fuochi e non soltanto la mia, la nostra Terra dei fuochi”, rivolgendosi al corregionale campano neo ministro dell’Ambiente, con il quale afferma di aver parlato più volte di una “leva fiscale per aiutare le tante aziende che con la concorrenza sleale hanno più difficoltà a stare sul mercato”.

La corruzione continua ad avere una presenza molto ampia nei nostri territori, ha dichiarato il Procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, talvolta perché una parte delle istituzioni non svolge bene il proprio lavoro, come rivelano i dati record dello scioglimento delle amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose: 16 Comuni sciolti da gennaio 2018, erano 20 nel 2017. Un monito ad una più ampia applicazione della legge 68/2015: un circolo di buone prassi in cui le forze dell’Ordine sono sostenute dalla politica e la collaborazione dei cittadini porta a “sviluppare quel dinamismo civile che consenta di sentirci tutti Stato”.

Alessandro Bratti, Direttore generale dell’ISPRA, si è soffermato sulla lotta al bracconaggio e sugli incendi, per prevenire i quali “il lavoro di Intelligence diventa importantissimo”. Fondamentale è fare rete nella lotta alla criminalità attraverso lo scambio di dati tra associazioni e regioni, ha precisato Bratti, ricordando che per la prima volta il Rapporto cita le attività del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). Per i prossimi annuali, un suggerimento è approfondire il tema del cosiddetto “Emission Trading”, cioè dei reati di natura finanziaria collegati allo scambio di emissioni di CO2, di cui l’ISPRA detiene il registro.

Il Rapporto Ecomafia 2018 è “la definitiva consacrazione dell’applicazione della legge sugli ecoreati”, ha dichiarato con orgoglio Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente. Dopo aver ricordato il faticoso iter della legge 68/2015, sottolineando l’importanza di maggioranze trasversali per approvare le leggi ambientali, ha voluto porre l’accento su alcune delle proposte di Legambiente indirizzate al Parlamento e al Governo: l’approvazione dei decreti attuativi della legge 132/2016 e la rimozione della clausola di invarianza dei costi per lo Stato; la formazione degli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) per la legge 68/2015; l’inserimento dei delitti contro fauna e flora protetta nella legge 68/2015; la lotta al “ciclo illegale del cemento”. Su quest’ultimo punto, Ciafani ha usato parole dure: “La lotta all’abusivismo edilizio non va lasciata al ricatto elettorale: chiediamo di avocare allo Stato (tramite le Prefetture) l’abbattimento degli ecomostri”.

Se vediamo la tutela dell’ambiente solo dal punto di vista repressivo, secondo me commettiamo un errore”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che da ex generale di Brigata si era da tempo occupato di ecomafie, prima di assumere la guida del Ministero. Va incoraggiato un “percorso preventivo”, ha proseguito, dichiarando l’intenzione di procedere ad una “sburocratizzazione ambientale” contro la corruzione, figlia di un sistema di burocratizzazione eccessiva. Servono regole semplici per gli imprenditori, con il medesimo invito rivolto a Comuni, Province e Regioni. Dal Ministro anche la proposta di un “Daspo ambientale”: “Chi inquina – ha affermato Costa – è il caso che lasci il territorio, perché non lo ama”. –

Sul tema degli shopper illegali, è intervenuto Andrea Di Stefano, Responsabile Progetti Speciali Novamont. Come rileva il Rapporto, secondo l’Osservatorio Assobioplastiche, in media 60 buste su 100 in circolazione sono fuori norma. Secondo Di Stefano, l’illegalità nel comparto della bioplastica blocca investimenti, innovazione e posti di lavoro. Il danno ambientale si verifica quando finiscono nella filiera del compostaggio e , oltre a questo, ne consegue un’evasione dell’IVA e dei contributi.

Il tema dei rifiuti è stato al centro dell’intervento di Giancarlo Morandi, Presidente Cobat-Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, che ha voluto raccontare alcune buone pratiche portate avanti dal suo consorzio. Tra queste, l’iniziativa messa in campo a Marcianise, in Campania, in uno stabilimento ubicato in un terreno inquinato da metalli pesanti. Dopo la scoperta, si è deciso di piantare 17.500 pioppi per disinquinarlo: un bosco per la comunità e un circolo virtuoso perché il pioppo assorbe i metalli e quando gli alberi saranno grandi potranno essere addirittura usati in fonderia come un riducente per il piombo, ha spiegato Morandi.

Nella parte conclusiva della mattinata, si sono susseguiti gli interventi di diversi parlamentari. Vilma Moronese, Presidente della Commissione Ambiente del Senato (M5S) ha voluto sottolineare “la recrudescenza degli incendi divampati negli impianti industriali di trattamento dei rifiuti”, in particolare in Campania, la sua regione di provenienza, mentre Rossella Muroni, componente della Commissione Ambiente della Camera (LEU) ha incoraggiato una convergenza trasversale delle forze politiche sui temi ambientali, focalizzandosi sulla necessità incentivare la fiscalità ambientale (chi inquina di più paga di più, chi inquina di meno va premiato) e di unire il controllo alla repressione in un’ottica di “controcultura”.

 La capogruppo del Pd in Commissione Ambiente, Chiara Braga, ha voluto mettere in evidenza che “le realtà criminali trovano spazio soprattutto dove la tecnologia a servizio dell’ambiente è di basso livello”, per cui vanno incrementate le competenze, e anche le risorse – a detta di Stefano Vignaroli, componente della Commissione Ambiente della Camera (M5S) – per la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che il giorno dopo la presentazione del Rapporto Ecomafia ha incassato il via libera di Montecitorio. D’accordo sull’incremento di risorse e di personale il ministro Costa, che in un secondo intervento ha dichiarato di voler chiedere al Parlamento “un aumento straordinario delle piante organiche per i Carabinieri forestali e per le Capitanerie di porto”, risorse fondamentali da affiancare ai cittadini.

Ermete Realacci, ambientalista ed ex parlamentare, ha voluto condividere alcune buone notizie: l’estate 2018 sarà l’ultima in cui si commercializzeranno e produrranno in Italia cotton fioc non biodegradabili e dall’estate 2019 saranno vietate le microplastiche nei cosmetici. L’Italia è l’unico Paese al mondo in cui vigono questi divieti, ha detto con una punta di orgoglio. Ottimi risultati anche sul fronte dell’economia circolare, per la quale è fondamentale la semplificazione. Il leghista Paolo Arrigoni, questore del Senato, ha invitato a non abbassare la guardia, mentre Paola Nugnes, membro della Commissione Ambiente del Senato (M5S) ha ribadito, d’accordo con altri relatori, che gli articoli 256 (attività di gestione di rifiuti non autorizzata) e 259 (traffico illecito di rifiuti) del Codice dell’Ambiente debbano essere considerati “delitti” e non soltanto “reati contravvenzionali” nell’ottica di un inasprimento delle pene. In sintonia con il ministro Costa, la parlamentare ha voluto sottolineare, in riferimento alla vicenda della Terra dei fuochi, quanto sia importante “uscire dal localismo e dall’emergenza perché nessun territorio merita la militarizzazione”.

Al termine della mattinata dei lavori, il Presidente di Legambiente è voluto tornare sulla proposta di istituire al più presto la Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, per far luce sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, con l’obiettivo di andare oltre i risultati della precedente commissione parlamentare. Per il futuro, come ha detto lo stesso Ciafani, tre sono i “fari” che guidano l’azione non solo di Legambiente, ma di tutta la società civile contro il fenomeno criminale dell’ecomafia: la tutela dell’ambiente, la tutela della salute, la tutela delle imprese sane e rispettose della legge.

(di Elena Angiargiu)

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