Amarcord: la disgregazione dell’U.R.S.S. e l’Europeo della Comunità degli Stati Indipendenti

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Gli Europei di Svezia del 1992 sono stati forse i più particolari ed imprevedibili della storia, oltre ad esser stati gli ultimi con sole 8 partecipanti alla fase finale : dalla vittoria a sorpresa della Danimarca, ripescata al posto della Jugoslavia quando i calciatori erano già in vacanza, ai disastri di Francia ed Inghilterra, fino alle mancate partecipazioni di Italia e Spagna, sbattute fuori clamorosamente nelle qualifficazioni. Ma Euro ’92 verrà sempre ricordato per l’unica ed irripetibile partecipazione della C.S.I., la nazionale che sostituì temporaneamente l’Unione Sovietica in attesa dell’indipendenza degli stati russi.

Le qualificazioni agli Europei del 1992 si aprono al termine di Italia ’90, con la Svezia paese ospitante qualificata di diritto, la Germania fresca campione del mondo e l’Olanda campione d’Europa in carica come le grandi favorite alla vittoria finale. Nel gruppo 3 sono inserite, oltre a Cipro, Norvegia ed Ungheria, anche Italia ed Unione Sovietica; gli azzurri sono reduci dalla delusione dei mondiali casalinghi e sono ancora affidati dalla guida tecnica di Azeglio Vicini, mentre i sovietici ad Italia ’90 non hanno combinato granchè uscendo al primo turno e non ripetendo il bel cammino di Euro ’88 dove avevano perso la finale con la straripante Olanda di Van Basten e Gullit. Oltretutto l’U.R.S.S. vive una crisi interna fragorosa: lo stato è spaccato, i paesi dell’Unione sono in rivolta e reclamano la loro indipendenza, il Comunismo è caduto assieme al muro di Berlino e lo stato sovietico è ad un passo dalla sparizione. Ma il calcio sembra non risentirne: l’Unione Sovietica supera il girone estromettendo l’Italia al termine di una gara mozzafiato a Mosca dove gli azzurri non scardinano il muro dell’U.R.S.S. fermandosi al palo di Rizzitelli e rinunciando così alla qualificazione per gli Europei.

Avanza l’Unione Sovietica, ufficialmente qualificata per Euro ’92 nell’autunno del 1991 e pronta a difendere quel secondo posto raggiunto quasi 4 anni prima in Germania. A dicembre vengono sorteggiati i due gironi che daranno vita alla fase finale di Euro ’92: nel primo sono inserite Svezia, Francia, Inghilterra e Jugoslavia, nel secondo Germania, Olanda, Scozia ed U.R.S.S. L’11 gennaio 1992, l’Unione Sovietica si sgretola completamente sotto i colpi degli stati che richiedono l’indipendenza: Estonia, Lituania, Georgia e Lettonia sono i primi paesi a scindersi da Mosca, la geografia russa muta completamente scenario ed anche il calcio si deve adeguare. Nasce così la nuova nazionale sovietica che annovera gli atleti di 11 dei 15 paesi dell’ex U.R.S.S. e a cui viene dato il nome di Comunità degli Stati Indipendenti, un ibrido fra la vecchia Unione Sovietica e i paesi che negli anni gareggeranno da soli, ognuno con la propria bandiera, ognuno col proprio nome ed ognuno con il proprio inno nazionale. Sono un ibrido anche i colori sociali: il vessillo è infatti bianco e blu, mentre la divisa da gioco è rossa e bianca, ricalcando molto quella sovietica. Il commissario tecnico della nazionale è Anatolij Bysovec, tecnico dell’Unione Sovietica medaglia d’oro alle olimpiadi di Seul del 1988 ed ex bandiera della Dinamo Kiev da calciatore, mentre le stelle della squadra sono il talentuoso portiere Charin, l’ex sampdoriano Mychajlychenko e l’attaccante Igor Dobrovolskij che giocherà fugacemente in Italia, anche lui a Genova ma sulla sponda genoana.

E’ chiaro sin da subito che la C.S.I. farà poca strada, politicamente e calcisticamente: l’intera ex Unione Sovietica è in continuo cambiamento ed anche il calcio russo subisce rimpasti continui con club che si defilano dal campionato principale per appartenere ai singoli tornei dei paesi ormai indipendenti. La nazionale che momentaneamente rappresente la vecchia U.R.S.S. sembra un vaso rotto che malamente sta in piedi grazie alla colla, ma che ha evidenti crepe difficilmente risanabili. Il 10 giugno 1992 scattano ufficialmente gli Europei di Svezia con la gara inaugurale fra i padroni di casa scandinavi e la Francia, mentre due giorni dopo esordisce la Comunità degli Stati Indipendenti contro la Germania campione del mondo; si gioca a Norkopping e c’è curiosità sia per vedere all’opera i favoritissimi tedeschi, sia per capire cosa ne resti dell’ex potenza sovietica, vincitrice del primo europeo della storia nel lontano 1960. La gara è tattica, la Germania sorniona e poco brillante, i russi guardinghi ma aggressivi; al 64′ ecco la sorpresa: Dobrovolskij dimostra la sua verve portando in vantaggio la formazione sovietica, pardon, ex sovietica, innervosendo una Germania che non si aspettava lo svantaggio e che ora è chiamata a reagire. Gli attacchi dei campioni del mondo sono rabbiosi, le punte tedesche ci provano in tutti i modi, ma la retroguardia degli Stati Indipendenti ribatte colpo su colpo e pregusta già la clamorosa vittoria che li avvicinerebbe notevolmente alla qualificazione alle semifinali del torneo. Ma al 90′ esatto, Thomas Hassler, conoscenza della serie A italiana per aver militato nella Juventus ed essere al momento un tesserato della Roma, indovina magistralmente un calcio di punizione dal limite dell’area di rigore, trovando il pareggio che tiene in vita le speranze di passaggio del turno per entrambe le formazioni.

La nazionale C.S.I. esce rinfrancata dalla gara contro la Germania, rinfrancata e con la consapevolezza che, nonostante i contrasti dello stato e l’impero sovietico ormai dissoluto, calcisticamente si possa scrivere la storia. Il 15 giugno a Goteborg va in scena la seconda partita del girone contro l’Olanda, altro impegno proibitivo per gli uomini di Bysovec che si ritrovano di fronte Van Basten, Rijkaard, Gullit, Bergkamp ed una nazionale che punta diritta al bis europeo dopo il trionfo dell’edizione precedente. Ma la Comunità degli Stati Indipendenti vende ancora cara la pelle: l’Olanda attacca ma non sfonda e l’incontro finisce 0-0. Certo, l’ex nazionale sovietica non ha ancora vinto, ma le speranze di qualificazione non sono ancora del tutto svanite e nell’ultima gara contro la Scozia, la compagine in maglia biancorossa le tenterà tutte per strappare il passaggio del turno. 18 giugno 1992: la nazionale della C.S.I. scende in campo  a Norkopping contro gli scozzesi per quella che potrebbe essere l’ultima partita nella storia della squadra, l’ultima partita di uno stato russo unificato; la brillantezza e il coraggio dei sovietici mostrato nelle prime due uscite si sgretola improvvisamente di fronte all’arcigno avversario: dopo 16 minuti, infatti, la Scozia è già avanti per 2-0 grazie alle reti di McStay e McClair. C.S.I. inerme ed arrendevole, nessuno dei suoi pezzi pregiati riesce ad incidere e le residue speranze di qualificazione cadono definitivamente all’83’ quando la Scozia sigla il 3-0 con un rigore di McCallister. E’ la fine, la Comunità degli Stati Indipendenti è eliminata, così come gli stessi britannici perchè nel frattempo l’Olanda a Goteborg batte 3-1 la Germania accompagnando i tedeschi in semifinale. 2 punti in 3 partite, nessuna vittoria ed un solo gol all’attivo: è questo il magro bottino della C.S.I. ad Euro ’92, sarà questo il magro bottino della C.S.I. in tutta la sua brevissima storia calcistica.

Al termine della rassegna continentale, infatti, l’Unione Sovietica si sgretola definitivamente e le nazioni di Russia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Moldavia, Ucraina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan ed Uzbekistan vanno ad aggiungersi alle già indipendenti Lettonia, Lituania, Georgia ed Estonia nella loro totale indipendenza. Allo stesso tempo, i suddetti paesi creano la loro parte sportiva con la nascita delle rispettive nazionali, modificando la geografia dell’Europa calcistica e suggerendo a Fifa e Uefa l’allargamento e l’ampliamento dei campionati del mondo (che passeranno da 24 a 32 squadre) e di quelli europei (diventati già dal 1996 a 16 anzichè ad 8). La Comunità degli Stati Indipendenti cessa di esistere dopo pochi mesi, fregiandosi della partecipazione all’Europeo svedese del 1992, una presenza storica, unica e leggendaria, nonostante l’anonimato di un’eliminazione al primo turno; una partecipazione che ha scritto però l’ultimo capitolo calcistico della vecchia Unione Sovietica, l’ultimo vagito della vita dell’U.R.S.S.

di Marco Milan

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