Amarcord: Ma Ming-Yu, il nonno cinese di Perugia

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L’importanza e la rilevanza della Cina nell’economia mondiale è da sempre enorme, così come nello sport dove gli atleti cinesi sono sempre fra i migliori alle Olimpiadi. Il calcio, però, è tutt’altra storia: qui i quasi due miliardi di abitanti cinesi arrancano e brancolano nel buio; il campionato cinese vale poco, la nazionale ancor meno. Strano per un paese così potente, eppure è così: Cina e pallone si sopportano poco. Calciatori cinesi di rilievo? Mai visti o sentiti. O forse sì? A Perugia, ad esempio, un giorno qualcuno parlò di un giocatore cinese che avrebbe fatto faville in serie A, Ma Ming-Yu. E’ andata davvero così?

Nell’estate del 2000 c’è grande attesa e fermento intorno al Perugia Calcio, pronto ad affrontare il terzo campionato consecutivo in serie A dopo le salvezze ottenute nelle stagioni 1998-99 e 1999-2000. Carlo Mazzone, ultimo allenatore della formazione umbra, non c’è più, è andato a Brescia ad allenare Pirlo e Roberto Baggio, ma a Perugia sono andati via anche molti dei migliori calciatori dell’organico biancorosso, primo fra tutti il ruvido ma carismatico centrocampista Renato Olive che è passato al Bologna, così come ha fatto le valigie il talentuoso regista russo Dimitri Alenitchev, trasferitosi al Porto. Come guida tecnica della squadra, il presidente Luciano Gaucci, eccentrico ma competente in materia calcistica, sceglie Serse Cosmi, un giovane allenatore perugino che in serie A non ha mai allenato, anzi, compie un doppio salto proveniendo direttamente dalla serie C1 dove ha condotto l’Arezzo ad un passo dalla promozione in B. In pochi lo conoscono, lui è un tipo ruspante, la voce roca con forte cadenza perugina, il cappello da baseball perennemente calcato sulla pelata, un folto pizzetto sul mento; ha un grande pregio Cosmi, sa lavorare bene, a prescindere dalla categoria. Sui giornali in estate escono le griglie di partenza del campionato, una sorta di schieramento automobilistico con le varie posizioni che, sulla carta, occuperanno le compagini di serie A in stagione; il Perugia è in ultima fila, nessuno pensa che una banda di esordienti guidati da un allenatore esordiente possa riuscire a salvarsi in un campionato di prim’ordine come quello italiano.

Cosmi e Gaucci, però, danno poco peso a ciò che leggono o ascoltano, preferiscono concentrare i loro sforzi sulla costruzione del nuovo Perugia, convinti che con scelte oculate, sacrificio e sudore la salvezza possa essere raggiunta. Luciano Gaucci in particolare è un presidente vulcanico, quasi sempre sopra le righe e pronto a far parlare di sè e delle sue attività in qualsiasi modo; oltre al Perugia, è proprietario anche della Viterbese che milita in C1 e che l’anno prima ha affidato alla guida tecnica di Carolina Morace, ex calciatrice e prima donna a sedersi sulla panchina di una formazione maschile. Titoloni sui giornali, interviste, inviati a Viterbo da tutta Italia, poi dopo appena due partite ecco le dimissioni dell’allenatrice che Gaucci già non lo sopporta più. A Perugia, poi, nel 1999 Gaucci ha portato Hidetoshi Nakata, regista giapponese che con sè si è trascinato dietro una schiera di giornalisti e reporter dal Sol Levante che in poche settimane rendono la città umbra la più famosa d’oriente. Nel 2000 il patron del Perugia si conferma personaggio eccentrico con l’assunzione del debuttante Serse Cosmi in panchina, ma non solo: vuole ripetere l’exploit asiatico di Nakata (esperimento riuscito perchè il giapponese era bravo e la sua cessione alla Roma ha fruttato un bel gruzzolo) pescando ancora in oriente, stavolta in Cina. In Cina? Ma in Cina non ci sono calciatori da serie A, forse neanche da serie C. Questo probabilmente è anche il pensiero di Cosmi, abituato a lavorare con giocatori veri, con esperti del mestiere, non sa che fare davanti alle bizze esotiche del suo presidente che però lo rassicura: “Si fidi, Cosmi, le faccio portare un calciatore bravo, lo abbiamo già individuato, è pure un nazionale”.

La scelta è ricaduta su tale Ma Ming-Yu, all’anagrafe un ventottenne (ufficialmente classe 1972), all’apparenza di almeno dieci anni più vecchio. Gioca in nazionale, è vero, ma la rappresentativa cinese vale poco o niente e Ma Ming-Yu gioca da sempre in patria con normali risultati di un centrocampista qualsiasi; è un regista arretrato con buona visione di gioco, lento ma preciso. L’Italia comincia a scrivere articoli sull’ennesima scommessa di Gaucci che trionfante annuncia: “Ho acquistato Ma Ming-Yu, sarà il primo calciatore cinese della serie A ed è molto forte”. Gli fa eco il figlio Riccardo, dirigente della società, che fra il serio e il faceto afferma: “Su un miliardo e mezzo di cinesi ci sarà pure un fenomeno del calcio, no? Noi lo abbiamo individuato in Ma che poi in cinese vuol dire cavallo e a mio padre i cavalli piacciono moltissimo”. Che la coincidenza sia di buon auspicio? A vedere Ma Ming-Yu il giorno del suo sbarco all’aeroporto di Fiumicino non si direbbe: il calciatore dimostra ampiamente molto più di 28 anni, viso rugoso, capelli all’indietro tagliati corti, fisico appesantito, pochi muscoli e un po’ di ciccia sui fianchi. Inoltre il Peugia ha sborsato al club di provenienza (il Sichuan Quanxing) 1 miliardo di lire solo per il prestito e se vorrà riscattare il calciatore dovrà versarne altri 4 a fine stagione. Il 13 agosto 2000 l’Italia accoglie il primo cinese della serie A, lui non sembra affatto intimidito, anzi, ne spara anche qualcuna abbastanza grossa: “Voglio fare meglio di Nakata”, dice subito, poi ancora: “Il calcio italiano mi piace, sono fiero di essere qui e conosco quasi tutti i calciatori del campionato. So che Del Piero lo chiamano Pinturicchio, io allora sarò soprannominato Michelangelo”. Qualche tifoso perugino se la ride, qualcun altro è più ottimista e crede davvero che il nuovo acquisto migliorerà la squadra, anche perchè il centrocampista asiatico sceglie la maglia numero 9 e si dice pronto a ritagliarsi un ruolo da titolare.

Più cauto è Serse Cosmi che durante gli allenamenti lo vede tutt’altro che attivo: a fronte di buona tecnica, il cinese è lento, la visione di gioco non basta perchè non fa mai in tempo ad arrivare sul pallone e quando ci riesce ragiona troppo e se la fa soffiare subito. E poi c’è la vita privata: Ma Ming-Yu è arrivato a Perugia assieme alla moglie, mentre la figlioletta di 3 anni è rimasta in Cina; i coniugi Ma passano intere serate chiusi in casa, non fanno amicizia, non parlano italiano, cenano al ristorante cinese sotto casa e non fanno vita sociale. Gli stessi compagni di squadra del calciatore riferiscono che il centrocampista cinese si allena, si fa la doccia e scappa subito a casa; inoltre lo hanno soprannominato nonno per via dei suoi connotati poco giovanili e simpaticamente provano a fare amicizia con lui, ma è complicato perchè lui parla solo cinese e non si applica a studiare l’italiano, sostiene che sia troppo difficile e troppo diverso dalla sua lingua. Cosmi si spiega a gesti e probabilmente sempre a gesti gli fa capire che di esordire in serie A al momento non se ne parla. Ma Ming-Yu gioca un paio di amichevoli estive fra gli sbadigli della gente e l’indifferenza dei cronisti, impegnati ad annotare le urla accompagnate dall’inconfondibile mimica di Serse Cosmi che sembra aver creato un gruppo compatto e in grado di lottare con le rivali nella lotta per non retrocedere in serie B. Il 6 settembre 2000 c’è l’esordio ufficiale: il centrocampista cinese gioca la gara di ritorno del primo turno di Coppa Italia allo stadio Curi contro la Salernitana; prestazione discreta e senza errori, anche se chiunque si accorge della differenza fra lui e gli altri atleti in campo. Ma Ming-Yu fa valere qualche dote tecnica, tiene bene la palla e prova ad entrare pure nel vivo del gioco, ma quando il possesso della sfera è degli avversari rimane con le mani sui fianchi ad aspettare che qualche compagno vada a riprendersela. E poi fisicamente non migliora, senza muscoli in serie A non si può giocare.

La prima parte di stagione scivola così, Ma Ming-Yu non scende mai in campo in campionato, all’inizio qualcuno si sorprende e interroga Cosmi sull’argomento: “Non è pronto ancora”, taglia corto il tecnico umbro che intanto ha trovato i giusti equilibri alla sua squadra, compatta in ogni reparto e pure discretamente brillante sul piano del gioco: ben presto il Perugia diventa la rivelazione della serie A, così come il suo allenatore, capace e per nulla intimorito dal debutto in massima serie. Prima di Natale gli umbri vincono 2-1 a San Siro contro il Milan e vanno in vacanza con tanta euforia e metà salvezza in tasca. Dalla Cina, durante le feste natalizie, rimbalzano voci sempre più insistenti sul fatto che Ma Ming-Yu (che nel frattempo non ha ancora esordito nel massimo campionato) abbia ben più dei 28 anni dichiarati: qualche fonte sostiene ne abbia 30, qualcun’altra addirittura 43, le più attendibili parlano di 32 anni effettivi, spifferi che avevano accompagnato il cinese sin dal suo atterraggio in Italia. Lo chiedono pure a Cosmi che risponde: “Questa storia dell’età non mi riguarda, io posso dire che il ragazzo si allena bene e gli manca poco per fare quel piccolo salto che gli occorre per giocare in serie A, presto smetterò di mandarlo in tribuna”. Il campionato ricomincia, tutto gennaio passa ma il calciatore cinese resta a guardare i compagni ed inizia pure velatamente a lagnarsi con le emittenti del suo paese: “Non gioco mai, sono stufo”. Qualcuno ipotizza un suo ritorno in patria, ma lui tira fuori orgoglio ed onestà: “Non sono venuto in Italia per non giocare mai, da qui non me ne vado almeno fino a giugno. E’ vero che non gioco, ma è per colpa mia, non ho ancora fatto abbastanza per meritarlo. Con Cosmi c’è poco dialogo, anche perchè io non mi esprimo ancora bene in italiano e non lo capisco molto”. Continua peraltro il suo isolamento dal resto della squadra, il nonno non parla mai coi nipoti, si allena ma è fondamentalmente un corpo estraneo al gruppo, presto sui giornali nessuno si interessa più ad una storia destinata a terminare nel più completo anonimato, gli stessi reporter cinesi fanno i bagagli e se ne tornano a Pechino con i taccuini bianchi e i rullini delle macchine fotografiche vuoti.

Il Perugia chiude il campionato 2000-2001 all’undicesimo posto, ben oltre le iniziali aspettative, e conquista una salvezza tranquilla e senza patemi. In Umbria si celebra l’impresa di Serse Cosmi, debuttante di successo, nonchè l’oculata e redditizia campagna acquisti del presidente Gaucci che ha portato in serie A un centrocampista di talento come Fabio Liverani direttamente dalla serie C, come il suo allenatore e come il difensore Marco Di Loreto; bene anche il greco Zisis Vryzas, centravanti autore di una decina di gol e benissimo il terzino Mirko Pieri che solo l’anno prima giocava a Grosseto in serie D. E Ma Ming-Yu? Il suo campionato non è mai iniziato, il tabellino personale dice zero presenze, una sola apparizione in Coppa Italia, poi nulla più. Cosmi non lo ha mai fatto esordire, probabilmente lui stesso non ha fatto nulla per meritarlo, mollando gli ormeggi a metà stagione dopo le speranze iniziali. Il Perugia rispedisce a luglio del 2001 il calciatore cinese alla squadra da cui lo aveva prelevato e Ma riesce a ritagliarsi qualche attimo di gloria nella sua Cina: nel 2002 è capitano della nazionale che per la prima volta partecipa ai mondiali ed è anche autore del primo tiro in porta della Cina nella manifestazione durante Brasile-Cina 4-0. Nel 2003 il ritiro dal calcio giocato, la fine della carriera normale di un calciatore normale; a Perugia lo ricordano come una leggenda metropolitana, giocando ancora oggi sulla reale età del centrocampista l’anno del suo arrivo in Italia. Calcisticamente c’è effettivamente poco da dire, e se a Perugia nel 2000 non c’era esattamente un cinese in coma, certo tanto sveglio non apparve comunque.

di Marco Milan

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