Amarcord: la Coppa Italia 1991-92, il primo trofeo del grande Parma

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Parma Coppa Italia '92Era un gruppo di ragazzi all’apparenza inesperti e sprovveduti, in una città fredda e distante dal calcio.

Così si diceva all’alba dell’autunno del 1990 quando il Parma si affacciava per la prima volta alla serie A; quel gruppo, per nulla sprovveduto, avrebbe invece conquistato l’Italia e l’Europa, lottando contro la storia e il blasone del calcio, facendo incetta di coppe e trofei. L’inizio di tutto in una calda serata di primavera del 1992.

Il Parma esordisce in serie A nel settembre del 1990, perdendo 2-1 al Tardini contro la Juventus. Tutta Italia ha poca fiducia nel gruppo guidato da Nevio Scala, anch’egli al debutto nella massima serie: in molti pronosticano un immediato ritorno fra i cadetti, invece il Parma lava via quasi subito l’inesperienza, macina punti e vittorie, batte in casa Napoli, Roma e Milan oltre a quasi tutte le mediopiccole e raggiunge la clamorosa qualificazione alla Coppa Uefa, traguardo da record per una neopromossa, nonchè debuttante assoluta in serie A. Eppure chi li conosceva i vari Minotti, Apolloni, Osio, Melli, oltre agli stranieri Taffarel (portiere brasiliano, titolare della nazionale verdeoro), Grun (granitico difensore belga) e Brolin (eclettico attaccante esterno svedese)? Nessuno, ma dopo quello sfavillante campionato 1990-91, l’Italia del pallone comincia ad apprezzare il piccolo grande Parma ed a riconoscerne i meriti e i valori. Anche il tecnico Nevio Scala, artefice della scalata dalla serie B all’Europa, riceve complimenti ed elogi, ma non si scompone: “Il difficile arriva ora” – dice l’allenatore parmense dopo la qualificazione della squadra alla Coppa Uefa. Già, perchè ora tutti dal Parma si aspettano conferme e forse anche un ulteriore salto di qualità.

Nell’estate del 1991 la dirigenza emiliana apporta pochissimi cambiamenti nell’organico che tanto bene si è comportato al debutto in serie A: restano tutti i gioielli, da Minotti a Melli, da Osio a Brolin, oltre ai vecchietti terribili Cuoghi e Zoratto, ed ai già citati tre stranieri. La rosa viene rinforzata per lo più da validi rincalzi come l’esperto mediano Ivo Pulga, proveniente dal Cagliari, il portiere di riserva Marco Ballotta, il centravanti Massimo Agostini, oltre alle promesse per il futuro Catanese, Benarrivo e Bia. Ai nastri di partenza del campionato 1991-92 il Parma è visto ancora con leggera diffidenza: sarà in grado di ripetersi? Si chiede qualcuno. Ce la farà a reggere l’urto del doppio impegno campionato-Coppa Uefa? Obietta qualcun altro. E poi c’è la Coppa Italia, obiettivo che ad inizio stagione snobbano un po’ tutte le squadre, ma che spesso diventa traguardo a cui aggrapparsi in annate storte, o a cui comunque fare la bocca una volta giunti alla fase finale. Per il Parma di Nevio Scala la Coppa Italia è semplicemente uno dei tre impegni stagionali: la compagine gialloblu vuole onorarli tutti, per crescere, per diventare ancora più grande, per non rendere la stagione d’esordio come un semplice ma unico ricordo.

No, il Parma vuole diventare una realtà consolidata nel calcio italiano, vuole arrivare a competere con le più forti, e per riuscirci deve iniziare a cullare ambizioni di successo; certo, vincere lo scudetto è ancora fuori dalla portata dei ragazzi di Scala, così come imporsi in Coppa Uefa è complicato alla prima partecipazione. Infatti la squadra emiliana esce subito di scena in Europa, beffata dalla regola dei gol in trasferta e dall’inesperienza a cui deve pagare dazio: al primo turno di Uefa, il Parma incontra i bulgari del Cska Sofia, 0-0 all’andata in trasferta, 1-1 nel ritorno al Tardini, con vantaggio di Agostini a metà ripresa e beffardo pari dei bulgari al 90′. Pazienza, tutta esperienza per il futuro. Ma la Coppa Italia è un’altra competizione, con la giusta determinazione si può arrivare almeno ai quarti di finale e il Parma punta a giocarsi molto nella coppa nazionale.

Il primo turno di Coppa Italia per il Parma è sulla carta agevole: al cospetto dei parmensi c’è il Palermo, neopromossa formazione di serie B. La gara di andata si gioca il 28 agosto 1991 e sotto un sole cocente allo stadio Braglia di Modena che eccezionalmente ospita una partita casalinga del Parma che sta operando lavori di ammodernamento al suo impianto; la sfida è segnata dal caldo e dalle gambe ancora in rodaggio dei calciatori: il Parma sembra puntare a non prendere gol, il Palermo si accontenta di fare bella figura contro la rivelazione della serie A del campionato precedente e il risultato resta di 0-0 dall’inizio alla fine. Tutto rimandato alla gara di ritorno, dunque, allo stadio La Favorita di Palermo dove il Parma stavolta fa sul serio: Grun va in rete dopo nemmeno un minuto di gioco, poi la squadra di Scala amministra e non si scompone neanche dopo il pareggio dei siciliani al 20′ della ripresa (segna il difensore De Sensi), non corre ulteriori pericoli e segna pure il gol del definitivo 2-1 con Melli a pochi minuti dal 90′. Parma avanti, la condizione non è delle migliori, ma il calendario dice che è solamente il 3 di settembre, il tempo gioca dalla parte degli emiliani, anche perché la Coppa Italia riparte all’inizio di novembre e di fronte ai gialloblu negli otttavi di finale c’è la Fiorentina, avversario sempre temibile nonostante il periodo di transizione che la compagine toscana sta attraversando. Anche in questo caso la gara di andata si gioca in casa del Parma ed anche in questo caso termina 0-0; curioso come nelle tre sfide ad eliminazione diretta che i gialloblu affrontano nel 91-92 coincida il punteggio a reti inviolate nelle tre gare di andata: in Coppa Italia contro Palermo e Fiorentina, in Coppa Uefa contro il Cska Sofia.

Forse la squadra ha timore di prendere gol in casa e offende meno del previsto, preoccupandosi di non prendere gol, forse è una tattica per far esporre l’avversario al ritorno, forse è solo frutto del caso, ma tant’è. Il Parma va a giocare a Firenze il 4 dicembre e le cose si mettono immediatamente male: Borgonovo porta in vantaggio i viola alla mezz’ora del primo tempo e la Fiorentina sembra in grado di amministrare il vantaggio, spinta anche dal pubblico di casa; il Parma vacilla, barcolla ma non cade, nella ripresa assume il comando delle operazioni e pareggia al 63′ con una zampata di Brolin, una rete pesantissima che la Fiorentina non riesce a raddrizzare: la gara termina 1-1, i calciatori emiliani si abbracciano, quelli gigliati sono inginocchiati a terra: il Parma si qualifica e raggiunge i quarti di finale, proprio l’obiettivo minimo dichiarato ad inizio stagione. Soddisfatto Nevio Scala, soddisfatti i tifosi perchè la squadra ducale sta ripetendo l’ottimo campionato precedente, è in piena zona Uefa ed è fra le migliori otto della Coppa Italia dove con l’inizio del 1992 affronterà il Genoa.

Fra le due sfide ai genoani del 12 e 27 febbraio, il Parma fa la voce grossa anche in serie A vincendo tre gare consecutive contro Napoli, Cremonese e Foggia, ultimi sussulti di un campionato che per i gialloblu terminerà in calo col settimo posto finale e le speranze europee riposte nella Coppa Italia. L’andata dei quarti di finale si gioca nuovamente in casa e stavolta la formazione di Scala si porta ampiamente avanti col lavoro: Minotti e il giovane Catanese segnano nella ripresa i gol che consentono al Parma di andare a Genova due settimane più tardi con un 2-0 rassicurante; al Luigi Ferraris il Genoa prova a partire forte andando in rete dopo dieci minuti con Aguilera, ma il Parma ristabilisce la parità dopo pochissimo e su una rocambolesca azione di calcio d’angolo nella quale un rimpallo porta il capitano ligure Signorini all’autorete: 1-1 e qualificazione del Parma in cassaforte.

Al Genoa occorerebbero altri tre gol per andare in semifinale, impresa che gli uomini di Bagnoli non riescono neanche ad imbastire, tanto che ad inizio ripresa una zampata di Melli porta i gialloblu sul 2-1 ed in semifinale: ora Scala e i suoi credono al bottino pieno, al malloppo vero, vogliono vincere la Coppa Italia, costi quel che costi. La semifinale è contro la Sampdoria campione d’Italia uscente e finalista della manifestazione l’anno prima; dall’altra parte del tabellone la nobile sfida fra Juventus e Milan, rivali anche in campionato per lo scudetto. Le due partite si giocano nell’arco di un mese, andata ancora a Parma il 21 marzo, ritorno a Genova il 30 aprile; il Parma punta molto sulla Coppa Italia per raggiungere l’Europa, stesso obiettivo della Sampdoria che dopo lo scudetto dell’anno prima ha lasciato punti e terreno in serie A, concentrandosi tanto, forse troppo, sulla Coppa dei Campioni, il grande sogno sampdoriano che terminerà in finale a Wembley nella gara strappalacrime persa contro il Barcellona ad un minuto dai calci di rigore.

E’ sfida vera quella fra Parma e Sampdoria nell’andata della seminfinale di Coppa Italia: vera e combattuta, decisa da una rete sottomisura di Brolin all’inizio del secondo tempo; 1-0 prezioso per il Parma che non deve però cullarsi sul vantaggio, perchè a Genova, Scala lo sa bene, la battaglia sarà dura e la strada verso la finale non semplice da percorrere. La Sampdoria è spinta dal pubblico delle grandi occasioni, alla faccia di chi snobba la coppa nazionale: i doriani ci credono e mettono alle corde il Parma pur non riuscendo a sfondare. Il muro dei gialloblu regge, gli uomini di Boskov assaltano il fortino ducale e alla fine passano: è il 77′ quando il brasiliano Silas pennella un perfetto cross dalla destra su cui si avventa il mediano Pari che impatta benissimo col destro e inchioda la palla in rete, 1-0. L’urlo del Ferraris è impressionante e la sfida va ai supplementari con la netta sensazione che l’ago della bilancia penda ora a favore dei campioni d’Italia. Ma le facce dei calciatori del Parma non sono quelle di un gruppo che ha perso i suoi riferimenti: Scala predica calma ed attenzione dalla panchina, i suoi ragazzi lo ascoltano, si riorganizzano e all’inizio del primo tempo supplementare Melli si fa trovare pronto in area su un lancio dalla trequarti di Brolin, stoppa la palla, la addomestica e palleggia un paio di volte (lasciato anche colpevolmente solo dalla retroguardia doriana) quindi infila di esterno destro il gol del pareggio, un macigno sulla qualificazione.

La Sampdoria crolla, il pubblico è ammutolito e il Parma ne approfitta per piazzare anche il colpo definitivo: calcio di rigore sempre nella prima frazione supplementare e trasformazione perfetta ancora di Melli col colpo sotto che beffa un imbestialito Pagliuca: 1-2, ora il Parma è davvero in finale e il gol del pareggio di Vierchowod al 120′ serve solo alle statistiche perchè gli emiliani passano il turno e festeggiano, stremati, un traguardo impensabile appena un anno e mezzo prima. Impensabile ma meritato per un gruppo che cresce e matura a vista d’occhio e che ormai l’Italia riconosce come squadra temibile e capace di sgomitare anche con le formazioni di grido della serie A.

Fra il Parma e la sua prima Coppa Italia c’è un ostacolo non da poco , la Juventus di Trapattoni che nel frattempo ha fatto fuori il Milan. La compagine bianconera ha ormai perso la battaglia tricolore proprio coi rossoneri di Capello, non partecipa alle competizioni europee ed ha dunque nella Coppa Italia l’ultimo ed unico traguardo stagionale per non rendere anche quest’annata senza successi come la precedente. Roberto Baggio, Schillaci, Casiraghi: nomi imponenti per una squadra che non può e non vuole rimanere un altro anno a bocca asciutta. Al Parma, però, tutto questo importa assai poco: i gialloblu vogliono scrivere la storia, la loro storia, hanno la possibilità di portarsi a casa il primo trofeo della loro vita, vogliono dimostrare a sè stessi e al resto d’Italia che la loro ascesa è costante, che Parma non si è fatta largo fra i grandi per caso, non è l’isola felice della serie A, è una realtà a cui sorprendere non basta più, ora vuole vincere.

La finale di andata della Coppa Italia 1991-92 si gioca allo stadio Delle Alpi di Torino il 7 maggio: la Juve è favorita, in pochi credono che il Parma possa sovvertire il pronostico nell’arco dei 180 minuti. L’arbitro della sfida è Rosario Lo Bello, all’ultima partita della sua carriera, la Juve gioca con la consueta divisa a strisce bianconere, mentre il Parma è in completo giallo. Partono forte i padroni di casa che chiudono gli avversari nella propria metà campo e, dopo 23 minuti, trovano anche la rete del vantaggio: Schillaci viene falciato in piena area, Lo Bello vede tutto e indica il dischetto, rigore per la Juve che Roberto Baggio trasforma con sicurezza spiazzando Ballotta, 1-0 e Juventus avanti con merito. Ma i piemontesi hanno la pecca di non chiudere la gara nella prima frazione quando il Parma appare frastornato, e infatti nella ripresa la squadra di Scala si riorganizza e mette alle corde i bianconeri: Osio fallisce da neanche un metro la palla del pareggio, la Juve resta pure in dieci perchè si infortuna Di Canio a sostituzioni già ultimate. Il risultato, però, non cambierà più e la Juve si porta a casa mezza Coppa Italia ad una settimana dalla gara di ritorno.

Curiosamente, poi, la domenica successiva le due squadre si ritrovano di fronte anche in campionato al Tardini per un bizzarro gioco del calendario. Il tono della sfida è diverso però da quello di una finale, il Parma insegue ancora una difficile qualificazione Uefa ma con la testa al ritorno di coppa, la Juve preserva gambe e fiato, sicura com’è del secondo posto in classifica. Parma-Juventus di campionato termina 0-0, ma il vero Parma-Juventus si gioca il successivo 14 maggio in uno stadio Tardini che pieno così non si era mai visto; sono tanti anche i tifosi juventini, pronti a festeggiare il trionfo della loro squadra che parte col vantaggio di un gol. Stavolta sono gli juventini a giocare con la divisa da trasferta, quella gialla con pantaloncini blu, mentre il Parma è nella consueta tenuta interamente bianca; il triestino Baldas è il direttore di gara della contesa. Il Parma rischia grosso, Scala lo sa bene: l’1-0 dell’andata, infatti, pone la trapattoniana Juve nelle condizioni a lei più consone, ovvero difesa arcigna e veloci ripartenze in contropiede; prendere gol dopo la sconfitta di Torino potrebbe essere un punto di non ritorno per gli emiliani che partono guardinghi, sospinti da un tifo infernale che ricaccia in gola le malelingue che vorrebbero il pubblico parmense freddo e poco coinvolto verso la squadra.

La gara è bloccata, il Parma verso la mezz’ora inizia a spingere e proprio ad una manciata di secondi dalla fine del primo tempo, Melli trova il vantaggio con una perfetta incornata di testa: 1-0, è la rete che fa saltare l’equilibrio della partita, che obbliga la Juventus a scoprirsi e che applica le ali sulle maglie di un Parma che ora annusa l’odore della preda, sente che la vittoria può essere sua. E’ il quarto d’ora della ripresa quando una velocissima azione tutta di prima porta Osio, centravanti parmense, a ritrovarsi a tu per tu con Peruzzi: l’attaccante di Scala batte di sinistro di prima intenzione, forte e preciso, il pubblico esplode, lui corre per tutto il campo, inseguito dai compagni e dalla panchina. E’ il 2-0 che scongiura i supplementari e getta nellos conforto una Juve troppo borghese, troppo sicura di avercela fatta con il successo dell’andata; ma il Parma è una furia, altro che vittima sacrificale della grande Juve, le vittime semmai le miete proprio il gruppo di Scala, affamato di vittorie come se fosse una grande dal blasone conclamato.Il 2-0 non cambia più, anzi, è il Parma a sfiorare a più riprese il terzo gol, mentre la Juventus non va oltre uno sterile possesso palla non supportato da idee lucide e da conclusioni degne di nota, degne dell’intervento di Ballotta, eccezion fatta per una convulsa mischia in area chiusa da un salvataggio sulla linea e da un palo esterno di Di Canio. Il triplice fischio di Baldas consacra invece il primo trofeo nella storia del Parma: i festeggiamenti e il giro di campo finale in mezzo ad uno sventolio di vessilli gialloblu sono l’epilogo di un’annata trionfale per il Parma ma anche per Parma città che oltre alla coppa di calcio festeggia anche gli scudetti della Pallavolo e del Baseball. Alessandro Melli, dulcis in fundo, è capocannoniere della Coppa Italia con 5 reti.

Nell’estate del 1992 l’Italia preannuncia la smobilitazione del Parma dei miracoli: va bene la qualificazione Uefa al primo anno, va bene la Coppa Italia vinta al secondo, ma ora i pezzi del giocattolo saranno smembrati e finiranno nei migliori negozi della serie A. Neanche per sogno, perchè in quell’estate nessuno ha ancora capito che quello sarà solo il primo scalino di un Parma convinto di imporsi in Italia e in Europa: nel 1993 arriverà la vittoria nella Coppa delle Coppe, nel 1995 quella in Coppa Uefa ed un’altra Coppa Italia (entrambe ai danni della Juventus), nel 1999 ancora una doppietta Coppa Italia-Coppa Uefa, nel 2002 l’ultima Coppa Italia a cui devono sommarsi anche una Supercoppa Europea nel 1994 e una Supercoppa Italiana nel 1999 ed una finale di Coppa delle Coppe persa contro l’Arsenal nel 1994. Numeri da grande, numeri sensazionali per una società che fino al 1990 non era mai stata in serie A e pure in serie B non aveva mai recitato ruoli da protagonista. Al Parma anni novanta è mancato solo lo scudetto, la squadra gialloblu è stata ribattezzata regina di coppe, l’Europa ha celebrato per anni la compagine ducale, oggi unanimemente riconosciuta come una delle più storiche e vincenti del calcio italiano; il tutto nato con la Coppa Italia del 1992, il prologo della trionfale storia del calcio di provincia più famoso d’Italia.

di Marco Milan

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