Premier League, Leicester. Quando in 365 giorni cambia tutto, forse troppo

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Dice il proverbio che, quando ti diverti, il tempo passa in fretta.

leicesterPer i tifosi del Leicester il tempo sembra essere letteralmente volato, rispetto a quando le Foxies vivevano un sogno ad occhi aperti sgomitando tra le grandi d’Inghilterra per il titolo di Regina della Premier.

Un anno fa, di questi tempi, i ragazzi di Ranieri schiantavano 3-1 a domicilio il Manchester City di Pellegrini in un pomeriggio perfetto, illuminato dalla doppietta di Huth e dalla magia di Mahrez che cucendo un margine di vantaggio di cinque lunghezze per i ragazzi di Ranieri sul Tottenham secondo, di fatto instradava il titolo di Inghilterra verso Leicester. Il week-end di San Valentino, in realtà, sembrava mettere a repentaglio la grande stagione del Leicester a causa della sconfitta subita in pieno recupero in casa dell’Arsenal, ma le Foxies trovarono la forza di reagire all’inciampo, inanellando una serie positiva culminata nel pareggio  di Old Trafford firmato dallo storico capitano Wes Morgan, con il Tottenham ad arrendersi per ultimo al Leicester pareggiando il giorno successivo nel derby con il Chelsea e consegnando virtualmente nella mani dei Ranieri Boys il titolo che definire il più clamoroso della storia del calcio moderno non rappresenta un’esagerazione.

Al termine dei (giustamente) interminabili festeggiamenti, per un’avventura che in un calcio sempre più oligarchico difficilmente vivrà un bis del genere a stretto giro di posta, per le Foxies arriva la parte più difficile: il giorno dopo.

Che la difesa del titolo fosse un qualcosa di impensabile, che la stagione 2016/17 sarebbe stata entusiasmante perché vissuta in giro per l’Europa ma complicatissima, che il gruppo Leicester potesse non avere più il mordente della passata stagione per un mix di “appagamento” e “insoddisfazione” magari anche inconscia per qualche mancato trasferimento tra le fila dei top-roster d’Europa e di Premier era un qualcosa del quale chiunque, dai vertici del team a quelli delle “macchinate ignoranti” era consapevole. Che, esaurito il secondo terzo di Campionato, i Campioni d’Inghilterra avessero un misero punto di margine sulla zona retrocessione non era forse immaginabile nemmeno dal più pessimista sostenitore del Leicester.

È infatti questa la posizione di classifica attuale dei ragazzi di Ranieri, che sconfitti in Galles 2-0 dallo Swansea nell’ultimo turno di Campionato ha 21 punti in classifica, uno in più dell’Hull City, due rispetto a Sunderland e Crystal Palace; dalle stella alle stalle nel giro di 365 giorni scarsi.

Dopo un’estate tormentata dalle voci relative al possibile smantellamento della squadra, con Vardy ufficiosamente venduto all’Arsenal salvo un ripensamento nel finale, Mahrez sul taccuino dei principali club del Vecchio Continente e Kantè che le valigie le ha fatte per davvero per sposare la causa del nuovo Chelsea di Antonio Conte, e dopo una Supercoppa persa solamente nel finale contro lo United di Mou, l’inizio di Premier è subito in salita per i ragazzi in maglia blu, k.o. in casa dell’Hull City nella prima uscita ufficiale in Campionato con il titolo di Campioni d’Inghilterra cucito addosso.

Da quella prima (infelice) trasferta, un cammino in Premier League un cammino che difatto non ha avuto nulla da spartire con la stagione 2015/2016, ma che al più ha ricordato quella che era la stagione ancora precedente per le Foxies, salvatesi grazie al miracoloso finale di stagione firmato da Nigel Pearson. Nonostante in Champions League i Campioni d’Inghilterra in carica abbiano viaggiato su un binario parallelo ben più felice qualificandosi con largo anticipo agli Ottavi di Finale (anche in virtù di un girone che, con Porto, FC Copenaghen e Club Bruges, somigliava più a uno di quelli dell’Europa League), il day-after del Leicester in patria ha visto i ragazzi del presidente Srivaddhanaprabha capaci di conquistare solamente 5 successi in 25 uscite, con 6 pareggi e 14 sconfitte a completare un quadro poco incoraggiante.

La magia che aveva accompagnato gli inglesi nel corso della magnifica passata stagione è purtroppo svanita bruscamente, e l’aria che tira nello spogliatoio non trasuda più l’entusiasmo di 12 mesi fa, come testimonia il recente sfogo (tramite il proprio agente) di Ulloa, preziosissimo dodicesimo uomo la scorsa stagione e inquieto panchinaro quest’anno, anche per l’agguerrita concorrenza di Musa e Slimani.

Dopo le difficoltà iniziali, la situazione in casa Leicester sembrava migliorata successivamente all’accesso alla fase ad eliminazione diretta di Champions, con il 4-2 rifilato in Campionato al City di Guardiola che sembrava poter rappresentare un trampolino di (ri)lancio per il Leicester, nella classifica e nel morale: niente di più inesatto, se come dicono i numeri dopo aver vinto l’ultima gara del 2016 contro il West Ham i ragazzi di Ranieri non solo non hanno messo un solo punto in cascina, ma l’hanno fatto senza riuscire a realzzare ancora una rete nel 2017, con Jaime Vardy capace di realizzare solamente cinque gol in tutta la stagione, tre nella sola gara contro il City di Guardiola.

A 13 giornate dal termine del Campionato la situazione è, ad usare un eufemismo, delicata in casa Leicester, con Ranieri che nonostante lo smisurato credito iniziale corre il rischio di vedere la sua figura delegittimata agli occhi di uno spogliatoio e di una piazza sempre più nel baratro dopo la quinta sconfitta consecutiva. Proprio al “thinker man” sta ora il difficile compito di riuscire a toccare le corde giuste di una squadra che, dopo aver stupito il mondo per lo spettacolare scorso campionato, corre il rischio di vedere una stagione da sogno sostituita incredibilmente dal peggiore degli incubi. Un epilogo del genere però, sarebbe tanto triste quanto incredibile per una squadra capace, la scorsa stagione, di far appassionare  migliaia di persone dai quattro angoli del mondo, che ci piace pensare  ancora unite nel sostenere le Foxies verso la conquista di un nuovo, preziosissimo, scudetto: la permanenza in Premier.

(di Micheal D’Costa)

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