“Amanda Knox”: su Netflix Italia la docuserie sul delitto Meredith

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La notte di Ognissanti, tre compagni di studi, un omicidio. L’italia nella docuserie di Netflix è ancora una volta il paese del bungabunga

netflix-amandaknoxUn mix perfetto per un soft horror made in Hollywood, invece sono gli elementi principali di un italianissimo delitto, quello che ha visto morire assassinata a soli 22 anni la studentessa inglese Meredith Kercher. Ma non è lei la protagonista, non lo è mai stata in verità.

Non è lei al centro del racconto che i registi Rod Blackhurst e Brian McGinn hanno realizzato per Netflix e che ha debuttato in Italia questo weekend. Il titolo è indicativo: Amanda Knox. Sulla scia di “Making a Murder” che ha affrontato l’accanimento giudiziario statunitense nei confronti di Steven Avery e la sua famiglia, “Amanda Knox” si propone come la nuova docuserie di Netflix su un tristemente celebre caso di omicidio irrisolto. Non si cerca la verità, come si è tentato fare con Steven, ma si raccontano i fatti, con filmati inediti crudi e interviste dirette dei protagonisti ormai considerati totalmente innocenti.

Al centro di tutti c’è lei. Presente fin dal trailer, con i suoi occhi blu fissi in camera, si rivolge direttamente allo spettatore. Forse nelle intenzioni di Blackhurts e McGinn non era presente la volontà di schierarsi, ma un’estrema simpatia per la ragazza acqua e sapone di Seattle, regina assoluta della serie con benevole inquadrature cinematografiche e presenza costante. Un ombra Raffaele Sollecito, una pallida apparizione fagocitata dalla Knox. Altri protagonisti il pubblico ministero Giuliano Mignini e il giornalista del tabloid inglese Daily Mail, Nick Pisa. Per scoprire chi sia il personaggio peggiore rimandiamo alla serie, essendo però costretti per dover di cronaca a riportare che Nick Pisa descrive il piacere provato nel veder apparire in prima pagina il suo articolo sul delitto di Perugia, assimilabile a quello sessuale.

Promiscuità, ragazze poco vestite, un reggiseno insanguinato come prova, un gioco erotico finito male, un nerd sedotto dalla ragazza straniera, i costumi disinibiti delle protagoniste che hanno sconvolto il bigottismo italico e si potrebbe continuare ancora. L’elenco dei macabri dettagli sui quali la stampa nazionale ed estera ha esercitato la sua più bieca fantasia sono molteplici. La morbosità dell’opinione pubblica si scatena di solito con molto meno materiale a disposizione, per i mass media quell’omicidio fu una vera manna. È questo l’aspetto che possiamo dire, facendo uno sforzo di buona fede, la serie “Amanda Knox” vuole mettere in luce. Ovviamente ne esce malissimo il sistema giudiziario italiano, neanche a dirlo: pasticcioni, incompetenti, impreparati, superficiali nel portare avanti le loro accuse, mosse sulla base di supposizioni, su atteggiamenti considerati stranezze. Ma ne usciamo male tutti, in realtà. Tutti noi: quelli che non hanno smesso di raccontare, quelli che non smettevano di voler ascoltare nuovi colpi di scena, quelli che hanno permesso di perpetrare uno storytelling senza fine che non ha mai mosso i suoi passi verso la scoperta della verità.

Non lo fa nemmeno questa serie, con buona pace della famiglia di Meredith, che in questi anni ha continuato a combattere in silenzio e con dignità, dentro le aule dei tribunali. È il ripercorrere questi infiniti anni di dettagli, interrogatori, dichiarazioni e nuove avventure degli indagati. È osservare con distacco il completo delirio dell’opinione pubblica, dei salotti tv, degli sciacalli, dei pennivendoli, di una giustizia italiana da commedia buffa, di quella arrivata tardi e che si è dovuta piegare davanti al suo pressappochismo, che non è stata all’altezza e che nella docuserie di Netflix è ancora una volta il paese del bungabunga.

Così questa storia, finisce tra la lista dei contenuti di Netflix, quella che scrolliamo distratti durante queste prime serate autunnali, tra Pablo Escobar e Stranger Things, ma il racconto della morte di Meredith Kercher dovrete cercarlo digitando il nome di Amanda Knox.

(di Azzura Petrungaro)

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