Addio a Carlo Azeglio Ciampi

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A novantacinque anni, è scomparso l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, uno dei maggior sostenitori dell’ingresso dell’Italia nell’Euro, nonché uno dei presidenti più amati dagli italiani

Un italiano, un europeista, un toscano, un economista, un nonno, un marito, un presidente della Repubblica e solo da ultimo un politico. Questo probabilmente è il modo migliore per descrivere l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, scomparso a Roma il 16 settembre scorso, all’età di novantacinque anni. Probabilmente uno dei presidenti più amati della storia del nostro Paese, forse per quel suo essere prima uomo che politico, e per quel suo essere un nonno, nel senso più nobile e alto del termine. Infaticabile uomo di stato e personaggio di levatura straordinaria tanto apprezzato in patria quanto all’estero, anche in quei Paesi che mai hanno fatto mistero della loro scarsa considerazione verso lo “stivale”.

Di certo Carlo Azeglio Ciampi è stato un grandissimo italiano. Un profondo amante e uno dei migliori ambasciatori del nostro Paese, prima in Europa e poi nel mondo intero. Fu lui a reintrodurre i festeggiamenti per la festa della Repubblica, l’esibizione del tricolore durante l’esecuzione dell’inno di Mameli, a far riscoprire all’Italia la Resistenza e il Risorgimento, e a mettere in piedi una vera azione pedagogica nei confronti degli italiani affinché riscoprissero i valori su cui si fonda la nostra costituzione. Un grande esempio per un Paese come il nostro da sempre in deficit di autostima, attraversato da profonde divisioni, ferito da scandali e tragedie, che ne hanno segnato irrimediabilmente la storia. Da Presidente del Consiglio, nel 1993, si recò in visita in Germania da Helmut Kohl e di quella visita Ciampi amava ricordare la gioia e la commozione di vedere il tricolore issato accanto alla bandiera tedesca, mentre risuonavano le note dell’inno di Mameli.

E del resto quella visita in Germania, per l’allora premier Carlo Azeglio Ciampi, era il simbolo di una lento recupero di credito del nostro Paese in un’Europa ostile e diffidente nei confronti di Roma, un’Europa di cui l’Italia non poteva fare a meno e dalla quale non poteva essere esclusa. Il profondo europeismo di Ciampi trasudava in ogni sua scelta politica, soprattutto in quelle relative all’economia. Da ex Governatore della Banca d’Italia fu tra coloro che sostennero la necessità di garantire alla Banca Centrale Europea una larga autonomia rispetto alle altre istituzioni europee. Forse il suo più profondo rammarico fu quello di non essere riuscito a rendere l’istituto di Francoforte indipendente dai governi nazionali, primo fra tutti quello tedesco, che soprattutto inizialmente ne ha pesantemente influenzato le decisioni.

Accanto a questo Ciampi istituzionale ce n’era uno più intimo, profondamente legato alla sua terra, la Toscana. Nato al Livorno nel 1920, il giovane Carlo Azeglio si era formato in quella fucina di talenti che è la Scuola Normale Superiore di Pisa, laureandosi in Lettere, per poi conseguire una seconda laurea in giurisprudenza presso l’Università di Pisa. Il profondo amore di Ciampi per la sua terra è emerso spesso e volentieri in tutta la sua forza e veracità parlando di suoi celebri conterranei, primo fra tutti Roberto Benigni, vincitore dell’Oscar come miglior attore protagonista, unico attore italiano a conseguire un simile riconoscimento. Senza dimenticare quell’accento inconfondibile e inimitabile, che faceva di dell’ex Presidente della Repubblica un toscano colto, raffinato, ma sempre un toscano.

Poi c’era l’economista, il grande economista, forgiato dagli anni di gavetta all’interno della Banca d’Italia, che gli hanno permesso di guidare Palazzo Koch dal 1979 al 1993, riuscendo a tenere a galla la malconcia nave monetaria italiana. L’abbandono di Palazzo Koch fu dovuto alla chiamata dell’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che lo volle a Palazzo Chigi come Presidente del Consiglio, nel difficile periodo di transizione post Tangentopoli. E la sua esperienza in ambito economico gli permise di ricoprire anche la carica di “super” Ministro dell’Economia durante il primo Governo Prodi, ruolo che lo vide fortemente impegnato nella riduzione dell’ingente debito pubblico italiano.

La figura di Ciampi richiama senza dubbio anche quella del nonno, nel senso più alto del termine, garante e protettore della nostra democrazia, ma anche punto di riferimento per i giovani e per una nazione intera. L’ex Senatore a vita fu anche il primo e forse l’unico Presidente della Repubblica ad avere accanto una first lady forte, per quanto questo fosse possibile nel panorama istituzionale italiano. Franca Ciampi è stata la prima moglie di un presidente a prendere posizioni, a intervenire nella vita pubblica e ad apparire nelle occasioni ufficiali in qualità di vera first lady. E proprio per questo suo essere personaggio pubblico, Franca Ciampi ha fatto emergere anche quella connotazione di “marito” del Presidente Ciampi, che mai precedenti inquilini del Quirinale.

Da ultimo, non si può dimenticare l’elevatissimo esempio rappresentato da Ciampi proprio in qualità di Presidente della Repubblica, ruolo che ricoprì dal 1999 al 2006. Eletto dal Parlamento italiano alla prima votazione con 707 voti, Carlo Azeglio Ciampi è stato per tutti un simbolo di profonda unità nazionale, un presidente energico, autorevole e infaticabile. Fuori dagli schemi classici dei partiti, Ciampi godette di una stima e di un credito politico immenso, che mai vennero meno sia nei sette anni della sua presidenza, sia negli anni successivi. Forse è proprio per questo che per tutti rimane uno dei più amati presidenti della storia italiana. La sua scomparsa, dovuta all’aggravarsi delle sue condizioni di salute, ha scosso l’intero Paese e sono stati innumerevoli i messaggi di cordoglio provenienti da ogni parte, senza distinzione politica e ideologica. E del resto non poteva non essere altrimenti poiché quest’italiano, europeista, toscano, economista, nonno, marito, Presidente della Repubblica e politico mancherà molto al nostro Paese che, lungi dall’essere fuori dal tunnel dei suoi atavici problemi, continua a navigare a vista e proprio per questo avrebbe un estremo bisogno di figure con una simile levatura istituzionale.

(di Christopher Rovetti)

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