Sbarchi in Sardegna: l’apparato di accoglienza al collasso

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Non si fermano gli sbarchi, boom di arrivi di minori e la polemica: “Non ha senso mandare qui gente che non vuole restare”

Continuano gli sbarchi di migranti in Sardegna. Il 2 settembre ne sono arrivati 931, tra cui 213 minori, di cui 11 con meno di 3 anni. Una situazione che viene denunciata come sempre più insostenibile.

Solo nel 2016 gli sbarchi nell’isola hanno portato 5.800 migranti. Un flusso continuo di arrivi che ha dovuto far aumentare la quota di migranti per comune. Con l’arrivo del 2 settembre, la quota di 1262 posti è stata raggiunta. Era stata assegnata all’isola il 31 agosto dal Ministero, solo due giorni prima. Il numero assoluto delle redistibuzioni era stato modificato per far fronte alle nuove ondate in arrivo dalla Libia, mentre erano state mantenute le percentuali. La metà di loro ha trovato accoglienza in tre nuove strutture convenzionate nella provincia di Cagliari, altri saranno divisi tra la provincia di Sassari, cui spetta una quota molto alta; i restanti verranno smistati tra la provincia di Nuoro e di Oristano.

Chi sono i migranti che sbarcano in Sardegna

La maggior parte degli immigrati non è proveniente dalla Libia: la maggior parte proviene dal Bangladesh, Gambia, Senegal e Nigeria. Non si tratta quindi di profughi in fuga dai raid statunitensi per contrastare l’Is, ma dell’effetto della riapertura della rotta libica dopo l’arretrata dello Stato Islamico.

Le criticità: quali gli scenari?

Viva la preoccupazione di Francesco Pigliaru, presidente della Regione: secondo i calcoli della prefettura, le quote assegnate dal Ministero non tengono conto degli sbarchi diretti nel sud dell’isola. Un’altra criticità è rappresentata dall’alto numero di minori presenti. La norma del Governo circa la creazione di strutture emergenziali in capo alle prefetture non può a momento essere applicata, dato che il decreto attuativo è alla firma del Ministero. Un altro grande ostacolo è dato dalla mancanza di fondi per iniziare ad attuare progetti di integrazione su larga scala. Progetti che forse non avrebbero una grande utilità dato che, come ha dichiarato Pigliaru: “Resta comunque forte la perplessità sul fatto che continuino a essere portate in Sardegna persone che non vedono la nostra isola come meta accettabile del loro progetto di migrazione”.

Forti proteste anche da parte del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap). In una lettera inviata al Ministro dell’Interno Angelino Alfano, Gianni Tonelli, segretario del sindacato, ha denunciato la situazione come insostenitbile. “L’ufficio immigrazione è al collasso, – attacca il Sap – vengono aggregati operatori da altri uffici della Questura, ma è impossibile gestire una mole di lavoro così imponente; la scientifica può contare su pochi aggregati, ma è subissata di pratiche ordinarie e straordinarie e la stessa Squadra Mobile si trova intasata di pratiche legate agli sbarchi e costretta a tralasciare altre attività investigative”.

L’onda d’urto di questi sbarchi massicci, dunque, rende difficile la gestione del resto delle normali attività. È necessario un aiuto concreto per quello che non è un problema solo della Sardegna o dell’Italia. Proprio in questi giorni, l’Unione Europea sta esercitando pressioni sul G20 affinché la problematica dei profughi e dei clandestini venga affrontata come un problema comune e non come una questione localizzata solo in Europa.

(di Francesca Parlati)

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