Terremoto Centro Italia, borghi distrutti e danni al patrimonio culturale

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Franceschini sulla ricostruzione: “E’ una sfida, ma l’Italia la deve a quelle comunità”

Una veduta dall'alto mostra alcuni dei crolli avvenuti ad #Amatrice in una foto scattata dal dipartimento di #protezionecivile grazie all'elicottero fornito dai #volontari del Friuli-Venezia Giulia
Una veduta dall’alto mostra alcuni dei crolli avvenuti ad Amatrice in una foto scattata dal Dipartimento della Protezione Civile

Terremoto Centro Italia. Non solo vittime umane: il bilancio del terremoto è grave anche per beni e patrimonio culturale delle zone, con 293 beni culturali colpiti solo nella zona più ristretta. Simbolo è il borgo di Amatrice, completamente in macerie. Circa 3000 le opere d’arte catalogate in città. Crollati o in gravi condizioni sono i monumenti che avevano contribuito a fare di Amatrice uno dei borghi più belli d’Italia: la Torre Civica, la Porta Romana, la Basilica di San Francesco, la Chiesa di Sant’Agostino. I danni si espandono per oltre 50 km dall’epicentro, a causa del loro diffondersi seguendo le falde.

In pericolo e danneggiati anche altri esempi del patrimonio culturale dopo il terremoto Centro Italia: crepe nel Duomo di Urbino, danni alle mura e alla Basilica di San Benedetto a Norcia, crolli nel monastero di Santa Chiara a Camerino. E il numero è destinato ad aumentare ulteriormente.

“Le priorità sono salvare vite e dare alle comunità colpite la maniera di proseguire la loro vita. Ma per poter fare un buon lavoro di recupero dei beni culturali bisogna attivarsi già nella fase di rimozione delle macerie: perché le macerie di edifici di valore culturale sono indispensabili per il loro restauro e contengono spesso opere d’arte”, ha dichiarato il Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini, nel corso di una conferenza stampa il 25 agosto presso il collegio romano.

Ministero e Carabinieri in azione

Gli interventi e le catalogazioni del patrimonio culturale è iniziato immediatamente dopo il terremoto Centro Italia: già nelle ore successive al sisma, il Ministero era in contatto con i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, gli unici autorizzati ad arrivare nelle zone maggiormente e più gravemente colpite dal sisma. Questo è stato possibile grazie alla direttiva del 25 aprile 2015 per le emergenze in caso di terremoto, in seguito al sisma in Emilia.
“Dai comuni colpiti ci chiedono una ricostruzione dei borghi storici che sia fedele all’immagine che nei secoli questi centri storici hanno conservato, credo che sia una sfida che dovremmo raccogliere”, ha continuato il Ministro, aggiungendo: “Si può ricostruire garantendo anche la sicurezza antisismica. Quei luoghi devono tornare ad essere così come sono stati fino al qualche ora fa”.

Gli scenari

La strada per la ricostruzione, però, risulta impervia: gli Appennini avevano già un problema di abbandono dei borghi da parte di chi aveva un lavoro. In una situazione così difficile diventerà importante accomunare le necessità di beni pubblici, ecclesiastici e privati per riportare alla loro originale bellezza i borghi.

Primo importantissimo passo verso il restauro e la ricostruzione, l’iniziativa che il 28 agosto ha coinvolto tutti i musei statali, che devolveranno i loro incassi agli interventi sul patrimonio culturale danneggiato dal sisma.

Fonte foto: Dipartimento della Protezione Civile

(di Francesca Parlati)

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