Philadelphia. La Convention democratica incorona Hillary Clinton

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Hillary Clinton è ufficialmente la candidata del Partito democratico alla Presidenza USA. E’ la prima donna nella storia statunitense a raggiungere questo risultato: “Sarò presidente di tutti”.

Con umiltà e determinazione, e con la massima fiducia nel futuro dell’America, io accetto la vostra nomination. Per la prima volta nella storia un grande partito ha designato una donna per la presidenza degli Stati Uniti. Sono felice per le nostre nonne e le nostre bambine. Anche per i ragazzi: quando cade una barriera si aprono nuove strade per tutti, e il cielo è l’unico limite“.

PHILADELPHIA, PA - JULY 27: US President Barack Obama and Democratic presidential candidate Hillary Clinton wave to the crowd on the third day of the Democratic National Convention at the Wells Fargo Center, July 27, 2016 in Philadelphia, Pennsylvania. Democratic presidential candidate Hillary Clinton received the number of votes needed to secure the party's nomination. An estimated 50,000 people are expected in Philadelphia, including hundreds of protesters and members of the media. The four-day Democratic National Convention kicked off July 25. Joe Raedle/Getty Images/AFPCon queste parole, Hillary Clinton ha accettato la nomination democratica per la presidenza a stelle e strisce, diventando ufficialmente la prima donna della storia degli Stati Uniti a essere candidata alla Casa Bianca.

La consacrazione è avvenuta nella serata conclusiva della Convention Democratica di Philadelphia iniziata lunedì 25 luglio.

Con Theresa May premier nel Regno Unito e Angela Merkel, cancelliera in Germania, dal prossimo novembre (e poi ufficialmente dal 20 gennaio 2017, giorno dell’Inauguration Day), le tre maggiori potenze mondiali potrebbero essere guidate da donne.

Sul palco dell’Arena del DNC, in 3 giorni, si sono visti in molti.

La figlia di Hillary e Bill, Chelsea ha detto “Questo novembre voterò per una donna che è un modello come madre e come attivista, per una progressista che proteggerà il pianeta dai cambiamenti climatici e le nostre comunità dalla violenza armata…per una donna che riconosce che i diritti delle donne sono diritti umani e che i diritti dei Lgbt sono diritti umani. Voterò per una lottatrice che non si arrende mai e poi mai e che ritiene che possiamo fare sempre meglio insieme. Mi rende orgogliosa ogni singolo giorno e so con tutto il cuore che mia madre ci renderà orgogliosi come nostro prossimo presidente”.

Molte le star che hanno scelto, in modi diversi, di esprimere il loro sostegno a Hillary. C’è chi ha scelto di salire sul palco alla Convention (come Meryl Streep e Katy Perry) e chi l’ha sostenuta sui social network con l’hashtag #ImWithHer. Tante le donne ma non mancano le star maschili: George Clooney e la moglie hanno organizzato cene di raccolta fondi.

E se Hillary Clinton non ha grandi doti oratorie, il presidente in carica Obama e la moglie Michelle hanno dato un grosso contributo alla affermazione della Clinton, con due entusiastici interventi dal palco.

Nel suo intervento, Obama ha parlato di Trump: “Abbiamo sbagliato a sottovalutarlo, a ridere delle sue sparate. Uno che insulta donne e stranieri, che umilia i disabili, che aggredisce un giudice, è un bullo al quale bisogna opporsi. Qualcuno si è illuso che fosse solo spettacolo, e ha pensato che prima o poi sarebbe venuto fuori un altro Trump. Non esiste un altro Trump”. L’America e il mondo sarebbero in pericolo, se l’arma nucleare finisse nelle mani di un uomo che può essere provocato con un semplice messaggio su Twitter, uno che ha perso le staffe per qualche domanda di una giornalista. E se alla sicurezza degli americani crediamo sul serio, non possiamo eleggere uno che è al soldo della lobby delle armi“.

Infine l’endorsement totale e caloroso per Hillary: “Dovete darle tutto l’appoggio che avete dato a me nel 2008 e nel 2012, dobbiamo eleggerla nuovo presidente degli Stati Uniti. Sono pronto a passarle il testimone e tornare libero cittadino. L’America è già grande. L’America è già forte. E vi assicuro che la nostra forza e la nostra grandezza non dipendono da Donad Trump. Noi siamo un paese ottimista che vuole continuare a migliorare, che non si arrenda, che non fa passi indietro, che non si fa intimidire e non ha paura e non ha bisogno di farsi guidare da un pericoloso demagogo che si auto proclama unico salvatore della patria. […] “Non c’è mai stato nessun uomo e nessuna donna più qualificata di Hillary Clinton per essere presidente degli Stati Uniti“.

Le convention repubblicana a Cleveland e democratica a Philadelphia hanno ufficialmente lanciato Donald Trump e Hillary Clinton verso la Casa Bianca. Mancano meno di cento giorni all’Election Day dell’8 novembre e l’America si trova a vivere una delle estati più “calde” degli ultimi decenni. Alcuni l’hanno paragonata a quella “infuocata” del 1968, anno dell’uccisione di Martin Luther King e Robert Kennedy.

L’America degli ultimi mesi è un Paese pervaso da rabbia, odio, razzismo, forte atteggiamento discriminatorio verso donne, neri, ispanici, poveri etc, un’America violenta e sotto pressione per omicidi senza senso e il terrorismo che minaccia la vita di tutti i giorni.

In questo scenario “dark”, il pessimismo e l’atteggiamento apocalittico di Donald Trump hanno trovato terreno fertile. E se il tycoon newyorkese ha promesso di sospendere i flussi migratori negli Stati Uniti da tutti i Paesi coinvolti nel terrorismo e di costruire un muro al confine con il Messico, affermando che “l’americanismo e non il globalismo è il nostro credo”, addirittura mettendo in forse il legame atlantico con l’Europa, Hillary Clinton ha ribattuto con un forte slogan: “Stronger Togheter” (“Più forti insieme”).

Destinatari del messaggio sia i suoi elettori sia – soprattutto – i sandersisti, gli elettori di Bernie Sanders, i cui voti saranno essenziali per sconfiggere Trump l’8 novembre. È forte il contrasto con Trump, “il signor risolvo-tutto-io”: “Io non costruirò Muri, ma un percorso per la cittadinanza degli immigrati che arricchiscono il nostro paese. Io non metterò al bando un’intera religione, per battere il terrorismo lavorerò coi nostri alleati“.

Dal palco, la Clinton ha ringraziato Sanders, il quale ha invitato a interrompere la votazione e a nominare Hillary per acclamazione. Poi, ha elencato le riforme concordate con Sanders, per combattere alcuni aspetti dello status quo: aumento del salario minimo legale, no ai negoziati di trattati di libero scambio “iniqui”, università gratuita per gli studenti meno abbienti, maggiore imposizione fiscale per i più abbienti e sulle multinazionali che delocalizzano, giro di vite contro Wall Street. Promette che nei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca varerà “il più grande programma di investimenti per l’occupazione mai varato dalla seconda guerra mondiale”. Last but not least: “La nostra economia è squilibrata perché la nostra democrazia è malata. Troppo denaro alla politica. Nominerò un giudice alla Corte suprema che s’impegni per abolire la sentenza Citizen United (quella che ha ampliato la possibilità di finanziare le campagne elettorali, ndr). Se necessario farò passare un emendamento alla Costituzione“.

Ora che si conoscono i nomi dei candidati ufficiali dei due partiti, nelle prossime settimane si lavorerà per fissare le date dei dibattiti televisivi tra Clinton e Trump e tra i candidati alla vicepresidenza: rispettivamente Tim Kaine, senatore della Virginia e Mike Pence, governatore dell’Indiana. Infine, l’election day del prossimo 8 novembre.

(di Alessandra Esposito)

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