Attentato di Rouen: la preghiera interreligiosa di musulmani e cattolici

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Jacques Hamel, sacerdote di 86 anni è stato ucciso a Saint-Etienne-du Rouvray, vicino Rouen. Per dimostrare coesione, solidarietà e distanza da un Islam deformato e prostrato agli interessi dello Stato Islamico, musulmani e cattolici si sono riuniti in una preghiera comune.

milano0-630x418Sgozzato dopo esser stato preso in ostaggio da due uomini all’interno della Chiesa vicino Rouen dove stava celebrando la messa.

La rivendicazione dell’attacco da parte dello Stato Islamico non si è fatta attendere, sull’agenzia di stampa Amaq i due assalitori vengono immediatamente definiti “nostri soldati”. Gli assassini di padre Jacques sono stati uccisi dalle teste di cuoio della polizia.

Poco più di dieci giorni dalla strage di Nizza e la Francia piomba ancora una volta nel terrore. Modalità estremamente diversificate, luoghi di aggregazione affollati, una sala concerti, un ristorante, uno stadio, un supermercato, un lungomare in piena estate e piccoli centri sperduti, come Saint-Etienne-du Rouvvray e una messa feriale, presenziata da non più di cinque fedeli.

L’intolleranza, l’odio e lo sgomento non sembrano placare la loro ascesa di fronte agli incessanti attacchi mortali ispirati dall’Isis. Perché in realtà è questo che accade. Lo Stato Islamico perde terreno in quelli che ha deciso essere i suoi confini, ma in giro per il mondo e attraverso il web continua a indottrinare e lobotomizzare le menti di giovani islamici, che si immolano e uccidono per raggiungere idealmente i dettami di una setta fondata su dogmi distorti e milioni di dollari.

«Abbiamo bisogno di dire questa verità: il mondo è in guerra perché ha perso la pace. Quando parlo di guerra parlo guerra sul serio, non di guerra di religione. C’è guerra per interessi, soldi, risorse della natura, per il dominio sui popoli. Questi sono i motivi. Qualcuno parla di guerra di religione, ma tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri, capito?».

È Papa Francesco l’autore di queste parole, a dispetto di tutti i fallaciani dell’ultima ora, ai quali bisognerebbe sempre far rileggere le parole di Terzani: «certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto». Che è esattamente ciò che accade quando si strumentalizza e si mistifica.

Non è una guerra di religione quella che è in atto. Basterebbe contare a discapito di tale tesi, il numero delle vittime musulmane cadute sotto gli attentati dell’Isis.

Per dimostrare coesione, solidarietà e distanza da un Islam deformato e prostrato agli interessi dello Stato Islamico, sabato scorso, raccogliendo l’appello lanciato in Francia dal Centro per il culto musulmano, musulmani e cattolici si sono riuniti in una preghiera comune.

L’invito è stato accolto dai musulmani in molte città italiane: «E’ stato emozionante vedere la chiesa gremita – ha detto Foad Aodi, presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), che ha preso parte alla messa celebrata nella chiesa di San Giuseppe a Cesenatico – La gente ha apprezzato il gesto di coraggio dei musulmani».

Anche a Roma, la preghiera interreligiosa ha riscosso una gremita partecipazione. A Santa Maria in Trastevere, l’imam delle Moschea di via dei Frassini di Centocelle e rappresentante dell’Ucoii, Mohammed ben Mohammed, l’imam della sala di preghiera di Magliana, Sami Salem, e l’imam della sala di preghiera di via Candia, Mohammed Hassan Abdelghaffar., queste le loro dichiarazioni:

«Qui siamo a casa, oggi la nostra presenza è simbolica per mandare un messaggio ma la collaborazione esiste da tanto tempo. Tutte le religioni sono religioni di pace, fratellanza e uguaglianza. Dobbiamo avere coraggio noi imam per affrontare il terrorismo. Voi persone di fede siete pronte a collaborare con noi per evitare questa maledizione».

«Siamo qui per testimoniare solidarietà dopo l’attentato di Rouen – ha aggiunto Mohammed ben Mohammed – per esprimere vicinanza e unità. Nel discorso di venerdì ho invitato i fedeli a denunciare chiunque sia intenzionato a fare un danno alla società. Tra i fedeli sono sicuro che c’è chi è pronto a denunciare. Le moschee non sono luoghi in cui i fanatici si radicalizzano, le Moschee fanno il contrario del progetto di terrorismo: diffondono pace e dialogo».

(di Azzurra Petrungaro)

 

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