Biotecnologie, il futuro del settore in Italia

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Assobiotec, l’associazione nazionale per lo sviluppo delle tecnologie, chiede ai rappresentanti delle istituzioni e delle imprese una strategia comune per sostenere il settore e la realizzazione di interventi mirati affinché il Paese possa giocare un ruolo di primo piano a livello internazionale

Ricerca e innovazione, bioeconomia, prospettive e criticità del settore delle biotecnologie sono stati i temi cardine dell’Assemblea annuale di Assobiotec, che si è tenuta a Roma il 1° marzo nella sede dell’Accademia dei Lincei. Imprese e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati sul tema “Quale futuro per il biotech in Italia?”, discutendo i fattori di traino del comparto e i possibili miglioramenti per il suo sviluppo a livello nazionale e internazionale. Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica dal 1986, rappresentata dal neo presidente Riccardo Palmisano, nel corso dell’incontro ha ribadito le linee programmatiche dell’associazione nei diversi settori di applicazione delle biotecnologie: salute umana e animale (red biotech); agricoltura e alimentazione (green biotech); ambiente, processi industriali, biomateriali, bioenergie e restauro (white biotech).

12804627_1704100579802172_7535201060478680006_nIn apertura è stato consegnato l’Assobiotec Award 2016 a Emma Bonino, vincitrice della IX edizione del riconoscimento assegnato alle personalità o agli enti che si sono particolarmente distinti nella promozione dell’innovazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico. Premiata per il suo impegno politico e civile, Emma Bonino, nel suo discorso a margine della cerimonia, ha messo in evidenza la stretta connessione tra metodo scientifico e metodo democratico, sostenendo che “la scienza è un baluardo contro l’integralismo e l’oscurantismo che oggi rischiano di travolgere anche l’Europa”. L’ex ministro degli Esteri, pur apprezzando l’iniziativa “Donne e Ricerca”, rivolgendosi al ministro dell’Istruzione, presente in sala, ha espresso una considerazione critica sulla bassa percentuale di ragazze, solo il 38%, che decide di intraprendere studi nelle materie scientifiche, invitando la società civile ad abbattere lo stereotipo che vorrebbe la donna ancora dedita alla “conciliazione”, piuttosto che alla “condivisione”, della vita familiare e professionale.

Nella prima tavola rotonda, hanno preso la parola i rappresentanti delle imprese di ricerca per delineare le tendenze attuali e future del comparto. Carlo Incerti, presidente di EuropaBio, d’accordo con Emma Bonino sulla necessità di unire “biotecnologie e cultura della ricerca” ha sottolineato l’importanza della sostenibilità dell’innovazione in ambito farmaceutico e il ruolo di primo piano della bioeconomia, “il futuro della nostra società perché sposa l’innovazione con la sostenibilità a livello ambientale”, invitando a guardare alla West Coast americana, culla dell’innovazione a livello mondiale, che offre incentivi alle imprese che operano secondo il principio del “bio-better”. Due aspetti da tenere in considerazione, secondo il portavoce delle imprese biotech in Europa, sono la protezione della proprietà intellettuale e la promozione delle biotecnologie nei percorsi scolastici, a partire dalla prossima “Settimana europea del biotech”, iniziativa annuale che si terrà a settembre. “Nelle grandi università americane c’è un’osmosi tra ricerca e imprenditoria che ancora faccio fatica a vedere in Europa”, ha ammonito Incerti, auspicando “una collaborazione trasparente tra tutte le istituzioni”. Secondo Riccardo Cortese, fondatore di Okairos, realtà italiana che ha sviluppato un vaccino innovativo per il virus Ebola, la maggiore criticità in Italia si riscontra “a livello logistico per la mancanza di incubatori”, soprattutto al Sud, che permetterebbero di avviare imprese del settore con investimenti relativamente bassi. Il presidente uscente di Assobiotec, Alessandro Sidoli, ha invece sottolineato i punti di forza del comparto, la capacità di “ fare impresa” e i numeri positivi dell’export, che arriva al 70%.  L’Italia è al terzo posto in Europa per numero di imprese, dietro Germania e Regno Unito, ha sottolineato orgogliosamente Sidoli.

Prima di porre alcuni quesiti ai rappresentanti delle istituzioni, che hanno preso parte alla seconda tavola rotonda, il presidente Palmisano ha ribadito che, nel confronto con i competitori europei, all’Italia serve “un sistema di governance” certo e centralizzato, “una strategia condivisa”, dalla sperimentazione all’accesso al mercato, “un Ventur capital” per finanziare l’avvio delle imprese e un sostegno sul “Technology transfer”. La ricetta necessaria per una ricerca di qualità è, secondo il Capo della Segreteria Tecnica del Ministero della Salute Roberto Scrivo, “un sistema premiante di norme favorevole all’attrazione di investimenti mirati”. Per reggere la concorrenza con altri Paesi, l’Italia dovrebbe “irrobustire la sua eccellenza manifatturiera dotandosi di un sistema favorevole alla ricerca”, avendo come obiettivo non solo la creazione di brevetti ma anche “una cultura del trasferimento tecnologico” a partire dagli IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), ancora troppo spesso considerati una “struttura assistenziale” finanziata dallo Stato. La revisione delle norme sui Comitati Etici, una corsia preferenziale (“fast track”) per le sperimentazioni di determinati progetti, l’urgenza di “un quadro regolatore tra gli operatori” sono stati gli altri temi citati dal rappresentante del ministero della Salute, insieme al nascente “Human Technopole”, progetto strategico che sorgerà nell’area di Milano Expo 2015 con l’obiettivo di utilizzare i dati delle attività di ricerca “per un’ innovazione nell’offerta di salute e non per obiettivi di carattere commerciale”.

La criticità più evidente per Paolo Bonaretti, intervenuto in rappresentanza del Ministero dello Sviluppo Economico, è “la mancanza di visibilità” dei gruppi di ricerca, spesso di piccole dimensioni, i quali per emergere avrebbero bisogno di “un ecosistema di infrastrutture per lo scouting e il trasferimento tecnologico”, mentre per progetti di vasta portata come il nascente polo milanese è necessario “un tavolo permanente tra il sistema sanitario nazionale pubblico della ricerca e le imprese private”, dove si condividano strategie e priorità nel rispetto dei rispettivi ruoli.

Nel suo lungo intervento, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini ha posto l’accento sulla necessità di puntare ad un’effettiva “qualità della ricerca”, per la quale l’attività svolta dall’Anvur a livello nazionale non può considerarsi esaustiva, mentre occorre puntare a “un sistema di valutazione nazionale che si basi su un benchmark condiviso da tutta la comunità internazionale”. Altri capisaldi che concorrono al miglioramento della ricerca sono: la condivisione degli “open data” come patrimonio comune; la formazione di “capitale umano di alta qualità”, sostenendo gli investimenti in campo universitario; un “partenariato strutturale tra pubblico e privato”.

I numeri indicano un netto ritardo negli investimenti. Infatti, come ha sottolineato il Ministro, l’Italia è ferma all’1,23% rispetto all’1,54% fissato dalla strategia Europa 2020 (mancano 4 miliardi), mentre i privati investono solo lo 0,6% in ricerca (in Germania, ad esempio, il 2%). Altri problemi strutturali condizionano la competitività del nostro Paese. Tra questi,  la separazione tra l’Università e gli enti, “un problema tutto italiano”, come l’ha definito il ministro Giannini, su cui il Governo sta agendo con una delega specifica che verrà portata in Consiglio dei Ministri e che prevede la rivisitazione dello status dei ricercatori, finora assunti secondo le regole della Pubblica Amministrazione. Cambiamenti in itinere o solo annunciati che però segnano la volontà di invertire la rotta in un settore in crescita nonostante la crisi, ma ancora frammentato e a cui servono investimenti e una strategia coordinata nel lungo periodo per affermarsi nel panorama internazionale.

(di Elena Angiargiu)

Fonte immagine: https://www.facebook.com/AssobiotecIT/photos

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