Roma, la geopolitica delle frontiere e il futuro dell’Europa

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Il futuro dell’Unione europea, impegnata a sviluppare una politica estera e di difesa comune, alle prese con la gestione dei flussi migratori e la definizione di un ruolo autorevole sulla scena mondiale, è inevitabilmente legato al concetto di frontiera, che intrinsecamente evoca i confini e gli spostamenti, temi antichi ma più che mai attuali alla luce delle migrazioni odierne, che richiedono nuove risposte politiche e culturali. Di questi temi si è parlato lo scorso 9 dicembre, nella Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati, in occasione della quarta lectio magistralisLimes Europa – Le frontiere esterne dell’Unione Europea”, organizzata dalla Fondazione De Gasperi e dalla rappresentanza italiana della Fondazione Konrad Adenauer.

I lavori sono stati aperti dalla presidente onoraria della Fondazione Alcide De Gasperi, Maria Romana De Gasperi, mentre le conclusioni sono state affidate a Caroline Kanter, Direttrice della Rappresentanza della Fondazione Konrad Adenauer in Italia. In un passaggio del messaggio inviato dalla presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, è stato sottolineato che “il sogno europeo portato avanti dal Alcide De Gasperi, Robert Schuman e altri padri fondatori è oggi in pericolo”. Un campanello d’allarme, che potrebbe portare a una frammentazione e quindi esige una reazione unitaria europea, a partire dalle riforme sulle politiche economiche. Va in questa direzione la Dichiarazione firmata a Roma lo scorso 14 settembre da Italia, Germania, Francia e Lussemburgo e consegnata questi giorni a Bruxelles – cui hanno aderito finora nove assemblee parlamentari – con l’obiettivo di condurre l’UE a una federazione di Stati volta a perseguire un’integrazione politica, sociale e culturale.

Angelino Alfano, presidente della Fondazione Alcide De Gasperi e Gunther Krichbaum, presidente della Commissione per i Rapporti con l’Unione europea del Bundestag, hanno ribadito la centralità del percorso di integrazione attraverso il controllo delle frontiere esterne, non affidato ai singoli Paesi, ma all’Europa come entità sovranazionale. Entrambi i relatori hanno ripercorso i periodi bui delle guerre mondiali e le tappe che hanno portato alla fondazione dell’Unione europea, a partire dalla costituzione della CECA, passando per i Trattati di Roma, la cancellazione delle frontiere interne con l’accordo di Schengen, fino alle adesioni che negli anni hanno portato l’UE a 28 Paesi membri.

Dalle frontiere interne alle frontiere esterne – Dopo aver ripercorso il significato storico e politico delle frontiere e il loro ruolo nella costruzione del processo di pace in Europa, oggi minacciato dalla costruzione di nuovi muri e da “rigurgiti di nazionalismo”, Alfano ha espresso la sua contrarietà alla cancellazione dell’accordo di Schengen, ma l’esigenza di una sua revisione. Partendo dall’assunto che “l’idea di libera circolazione oggi viene vissuta quasi in contrasto con quella di sicurezza”, Alfano ha richiamato due principi decisivi per l’Europa del futuro.

La politica europea dei flussi migratori, da un lato deve essere ispirata dalla “forza della solidarietà”, poiché l’Europa “culla del diritto, della civiltà e della democrazia occidentale non può non accogliere coloro che scappano da guerre e da persecuzioni”, dall’altro non può prescindere dalla “forza della responsabilità”. La responsabilità in questo caso va esercitata rimpatriando i migranti irregolari, seguendo l’esempio degli Stati Uniti che hanno saputo coniugare l’accoglienza con la severità nell’attraversamento delle frontiere. Sottolineando l’importanza strategica del presidio del Mediterraneo, oltre ai temi dell’immigrazione e della sicurezza, Alfano ha messo l’accento sul rafforzamento dell’“identità europea”, imprescindibile per un “dialogo” autentico. In quest’ottica, ha proseguito con un cenno polemico, “l’Europa sta già pagando l’errore di non aver proclamato l’identità greco-giudaico-cristiana negli ultimi trattati europei” perché quell’ “identità l’avrebbe resa più forte e più capace di aprirsi agli altri”.

Prospettive di integrazione europea – D’accordo con Alfano sulla necessità di una “europeizzazione del diritto d’asilo”, l’esponente del Bundestag tedesco, Gunther Krichbaum, ha confermato l’urgenza di standard comuni nelle procedure, la necessità di contingenti europei che tutelino le frontiere e di un meccanismo di distribuzione equo dei profughi all’interno dell’UE. A tal proposito, facendo riferimento alla drammatica situazione in Siria, Krichbaum ha attaccato le posizioni della Repubblica Ceca e della Slovacchia che non vogliono accogliere profughi nei loro territori e in particolare quella del governo slovacco che accetterebbe una quota di profughi siriani, ma solo se cristiani.

Oltre alla questione della redistribuzione dei profughi in Europa, il parlamentare tedesco nel suo intervento ha ribadito l’importanza di rilanciare l’Unione per il Mediterraneo, invitando la Germania a investire attraverso le sue imprese in Africa e creare le condizioni per un’economia in loco che porti sviluppo nel continente africano e argini le migrazioni di massa. Sebbene il caso politico della Siria sia “la sfida più urgente che l’Unione europea deve affrontare”, la politica europea di vicinato attraverso il rafforzamento del partenariato orientale è altrettanta strategico per l’integrazione europea. Krichbaum ha passato in rassegna i rapporti conflittuali della Georgia, della Repubblica Moldava e dell’Ucraina con la Russia, fino alla recente invasione della Crimea, ma anche la complicata situazione dei Paesi interessati dalla “Primavera araba”, affermando che a parte il caso positivo della riforma costituzionale in Tunisia, in Egitto e in Libia il processo di democratizzazione appare ancora lontano.

Il dettagliato excursus sulla politica di integrazione dei Balcani occidentali, dove soprattutto la lotta contro la corruzione riveste un ruolo cruciale nei negoziati dell’adesione, ha messo in luce le criticità per l’adesione di paesi candidati, quali Montenegro, Serbia e Macedonia, il cui conflitto con la Grecia ne ha finora impedito l’adesione, o ancora della Bosnia-Erzegovina e del Kosovo, candidati potenziali, senza dimenticare la Turchia, con la quale è stato chiuso un solo capitolo dedicato alla scienza nel corso dei negoziati, mentre restano complicate le trattative sui capitoli chiavi 23 e 24, riguardanti lo stato di diritto.

La “collaborazione transfrontaliera” è il miglior antidoto al rischio di una frammentazione, non solo nella gestione dei flussi migratori, al centro del prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre, con l’obiettivo dichiarato di una condivisione di strategie e responsabilità, ma anche nella strada accidentata verso l’allargamento dell’Ue con l’adesione di nuovi Stati membri. In un’epoca in cui “l’appuntamento con la globalizzazione è inevitabile” e in futuro il 96% della popolazione mondiale non sarà europea, la lotta al terrorismo, la tutela del clima e lo sviluppo di progetti di ricerca, richiedono più solidità e più unità, come è stato sottolineato nel corso dell’incontro. Sfide che devono incentivare il dialogo e il confronto, elementi chiave per un effettivo slancio al processo di integrazione europea.

(Elena Angiargiu)

Fonte immagine: http://www.constructionsupport.co.uk/guide/get-a-job-with-your-nvq-in-europe/

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