Israele e Palestina, tra fascino e contraddizioni

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israele_palestinaSi può decidere di arrivare in Israele con degli schemi mentali. Si può decidere di avvicinarsi al mistero di questi luoghi con le logiche umane, frutto di secoli di storia fatta dagli uomini che hanno dominato, che si sono avvicendati.

Oppure si può scegliere di azzerare qualsiasi sovrastruttura. Quelle sovrastrutture che rendono impossibile, a livello politico e culturale, un dialogo sano e costruttivo. Si può scegliere, invece, di farsi guidare dal vento che attraversa i vicoli di Gerusalemme, la capitale dello Stato d’Israele, un vento che sembra non smettere mai di soffiare, quasi a ricordare che qui era individuato “l’ombelico del mondo”, come scriveva Dante nella Commedia.

Mura di contenimento avvolgono Gerusalemme, otto porte regolano gli accessi alla parte “vecchia”. Un muro separa, da anni, questo Stato dalla Palestina. All’interno Gerusalemme è divisa tra la parte vecchia e quella nuova, e ancora, è divisa al suo interno in quattro quartieri, cristiano, armeno, ebraico, musulmano. Gli edifici sono frutto di stratificazioni avvenute nel tempo, che con l’alternarsi di distruzione e ricostruzione si fanno memoria della storia dell’uomo. Luce e tenebre. Tensioni e momenti di tregua attraversano la Terra Santa. Storie, religioni, tradizioni si avvicendano, si incontrano e si scontrano in questo in questo immenso bazar, che è vita. Una sorta di microcosmo in cui convergono diverse culture, e che rendono al contempo Gerusalemme una delle città più sincretiste del mondo e ferita aperta nel cuore del Medio Oriente.

israele_palestinaDiversi significati sono riversi sul Santo Sepolcro, sulla moschea di Al-Aqsa, sul muro del pianto, che sono solo alcuni dei tanti punti chiave di questo viaggio nei meandri della capitale dello Stato d’Israele, terra ricca di contraddizioni. Diverse le rappresentazioni che possono avere a seconda delle religioni, ma la sostanza spesso non è così lontana dall’essere univoca, se la si guarda con occhi disposti a valicare il confine dello spazio e del tempo.

Più volte si può tornare negli stessi posti, cercare di comprenderne fino in fondo i significati. Ogni volta comunicheranno sensazioni diverse, se guardati con osservanza e con rispetto, i primi passi verso un’apertura mentale più vera e concreta. Attraverso la conoscenza e la meditazione, probabilmente, si potrà apprezzare la diversità di questi volti. E così mentre i cristiani, gli armeni, gli ortodossi pregano il loro Dio nel Santo Sepolcro, sarà possibile, ad esempio, ascoltare il fascino del muezzin, il canto che cinque volte al giorno richiama i musulmani alla preghiera e che dal minareto risuona in tutta la città, mentre gli ebrei venerano con i salmi della tradizione il muro del pianto o pregano nelle sinagoghe. I suoni, i colori, i profumi inebriati confondono i sensi, lasciando dimenticare per pochi attimi dove ci si trova.

Tutto ciò stimola la curiosità e contribuisce a rendere singolare ogni dettaglio, ogni scorcio, ogni sguardo. Senza ignorare o fingere di dimenticare la storia e la geopolitica di questi popoli che, per un fazzoletto di terra-diremmo noi occidentali-hanno versato fiumi di sangue e, ancora oggi gli interessi politici e economici, mascherati da motivi religiosi, sottendono e provocano cambi di equilibri.

Ecco dunque che torna la rappresentazione, quella fornita in particolare dai media, che mostra questi territori come luoghi di guerre e di disordini, sfruttando anche la storica contesa tra israeliani e palestinesi. Tutto ciò spesso devia una visione corretta e inibisce una lettura personale dei fenomeni.

Israel_palestinaL’incontro con queste realtà fragili e volubili non può lasciare indifferenti, non può non cambiare il cuore di chi visita questi luoghi posti sotto la Custodia di Terra Santa. Come la visita all’orfanotrofio di Betlemme, la Crésce. 11 chilometri separano Betlemme, città della Palestina, da Gerusalemme. Qui il clima di precarietà e di incertezza è irrimediabilmente chiaro sin dal rigoroso controlisraele_palestinalo alla dogana che si effettua per attraversare la cosiddetta “barriera di separazione israeliana” e poter accedere al territorio palestinese. Dietro il “muro della vergogna”, che si staglia verso cielo per otto metri, penetrando fino alla Cisgiordania, si celano miseria e negazione dei diritti umani.

La costruzione della barriera di sicurezza dovrebbe favorire la riduzione del numero d’infiltrazioni nel territorio israeliano, e di conseguenza del numero degli attentati terroristici, ma di fatto il tracciato dal 2003, anno di fondazione del muro, è stato continuamente modificato.

È proprio a Betlemme, tradizionalmente indicato come luogo della nascita di Gesù, che opera l’ospedale della Santa Famiglia e il già citato orfanotrofio la Crésce, che si propone di accogliere bambini abbandonati o lasciati davanti la loro porta. Attualmente è ancora il solo istituto in tutti i territori palestinesi abilitato ad assicurare questa missione. Spesso di tratta di bambini nati da incesti, da violenze o da legami extra coniugali, non riconosciuti e per questo negati. Neonati non riconosciuti all’anagrafe che saranno futuri uomini privati della loro stessa identità, non esistenti per la legge e per questo impossibilitati a espatriare. Condannati dal destino, dalla cultura e dallo Stato che ne impedisce il riconoscimento e persino l’adozione. Pertanto il programma pedagogico della Crésce aiuta il bambino a ristrutturarsi e a ritrovare un’armonia interiore malgrado le sofferenze già vissute e che lo segneranno per tutta la vita. È suor Marie ad aprirci le porte dell’orfanotrofio e a farci tenere tra le braccia questi piccoli dai grandi occhi desiderosi di amore e di protezione.

Ma, come ha affermato fra Pierbattista Pizzaballa, che dal 2004 è in carica come custode della Terra Santa, “La Palestina è priva uno Stato sociale, di assicurazioni e di pensioni. I cristiani in questa terra sono pochi, ma si israele_palestinasforzano di tessere relazioni con gli ebrei e i musulmani che vi risiedono attraverso la creazione di ospedali, strutture e attività di carattere sociale”.

Chi volesse ricevere maggiori informazioni sull’orfanotrofio e l’asilo nido annesso o, meglio ancora, contribuire al miglioramento della qualità della vita di questi piccoli, può visitare il sito internet: http://www.creche-bethleem.ch/index.php/it/chi-siamo

(Articolo e foto di Anna Piscopo)

 

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