Minori adescati in rete. Arrestato un parroco lucano

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violenza-bambiniMinori adescati su internet e pagati per intrattenere rapporti sessuali. Si è allargata a macchia d’olio, l’indagine  partita nel 2013 a Nova Siri (MT), un piccolo comune della Basilicata, che ha portato tre persone agli arresti domiciliari, mentre per altre cinque è stato emesso il  provvedimento di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I fatti risalgono al 2012-2013 quando la sorella della vittima, un minore di 14 anni, ha sporto denuncia insospettita dai comportamenti del fratellino.

Secondo una prima ricostruzione gli indagati, residenti in varie località, non si conoscevano tra di loro e avrebbero circuito il minore disgiuntamente collegandosi a social e siti d’incontri e adescandolo con delle lusinghe fino all’ incontro, di natura sessuale, fissato telefonicamente.

L’operazione  condotta dai carabinieri della compagnia di Policoro e coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza ha portato all’identificazione degli indagati che vivono in varie località d’Italia: cinque sono residenti in Basilicata, uno originario di Bari, un altro di Torino mentre il terzo non era ancora stato rintracciato. Sui nomi vige ancora qualche incertezza anche se il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” e “Il quotidiano della Basilicata” hanno rivelato le identità dei sospettati.

Ciò che desta maggior scalpore è il coinvolgimento di un sacerdote della provincia di Potenza, don Antonio Calderaro, parroco  della chiesa di San Giuseppe a San Costantino di Rivello accusato “dell’ignobile e umiliante reato di abuso su minore” come scrive in un comunicato il vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, Francesco Nolè.

Il vescovo ha preferito la linea dura sospendendo il parroco don Antonio Calderaro, sottoposto a fermo giudiziario “ a divinis, con Decreto Vescovile ed esonerato dalle funzioni e da ogni attività sacerdotale” e si appresta ad informare personalmente  ” le competenti Autorità Ecclesiastiche e la Congregazione della Dottrina della Fede”. Ora spetterà alla magistratura fare chiarezza, intanto sarà compito del legale, Nicola Gulfo, del Foro di Matera tutelare l’immagine della diocesi stessa.

 (di Lucia Varasano)

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