Rafael Nadal, lo spettro degli infortuni e le cellule staminali

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Rafa Nadal
Rafa Nadal

Forse Rafael Nadal riuscirà a ritrovare la sua forma fisica, dopo uno strano 2014 dove, malgrado il titolo al Roland Garros, conquistato per la nona volta in carriera in finale contro Djokovic, sono state le altre prestazioni a stupire: la sconfitta nella finale degli Australian Open contro Wawrinka, l’uscita a Basilea contro il giovane Coric e ancor prima la clamorosa uscita di scena contro l’altrettanto giovane nonché 144 classificato, Kyrgios sull’erba di Wimbledon.

Angel Ruiz-Cotorro, medico di Nadal che lo segue da ben 14 anni, ha confermato che durante questo mese di novembre Rafa sarà sottoposto ad una cura a base di cellule staminali. La cosa sta già creando diversi rumors all’interno dell’ambiente, ma dopo le terapie fallite con antidolorifici e infiltrazioni (che avrebbero per altro influito negativamente sulla seconda parte della stagione del mancino di Manacor), il medico, d’accordo con Nadal, ha ritenuto necessario l’utilizzo di questa nuova tecnica per cercare di porre fine ai continui infortuni del maiorchino, che tra l’altro ha anche recentemente subito un’operazione per rimuovere l’appendice (quando si dice “piove sul bagnato”). 

Mentre l’utilizzo delle cellule staminali sembra aver preso piede nella NFL (la lega di football americano), numerose perplessità continuano ad aleggiare su questo trattamento: la base statistica sembra cominciare ad essere sufficiente per determinare una certa possibilità di successo del trattamento, tuttavia nel caso specifico, non si è mai saputo se il dolore alla schiena di Nadal derivi da delle ernie o da problemi muscolari. Questo perché malgrado i numerosi stop da due anni a questa parte, non è mai stata fatta chiarezza sull’entità e tipologia del problema di Rafa. Inoltre, l’elevato costo delle cure a base di cellule staminali non permette di avere un campione sufficientemente attendibile, soprattutto perché è più difficile riuscire a capirne l’effettiva validità in funzione del problema da curare.

Altro tema spinoso riguarda l’approccio del WADA (l’ente anti doping) alle staminali, da circa un anno a questa parte l’ente australiano per il doping ha ammesso che la valutazione caso per caso può portare a non considerare trattamenti rigenerativi di questa tipologia come doping (lo stesso Rafa in questi ultimi giorni ha fatto nuovamente affermato con forza questo concetto). Tuttavia l’impossibilità di risalire all’eventuale utilizzo del trattamento da parte delle associazioni antidoping getta delle ombre sul ricorso a questo tipo di terapie, specialmente pensando al possibile utilizzo di queste metodologie, in mancanza dell’effettiva necessità di interventi rigenerativi dovuti a traumi o stress eccessivi, bypassando quindi le normali prassi curative, che spesso prevedono dei percorsi di riabilitazione più o meno lunghi. Basti pensare che Nadal sarà pronto a tornare in campo ad allenarsi, come riporta Espn, nell’arco di 15 giorni a partire dalla fine del trattamento con cellule staminali.

Non ci resta che attendere il 2015  per scoprire se nel caso di Rafa Nadal la cura sarà stata sufficiente a risolvere il problema.

(di Francesco Galati)

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One thought on “Rafael Nadal, lo spettro degli infortuni e le cellule staminali

  1. SE RAFA HA UN PROBLEMA ALLA SCHIENA A VOI NON INTERESSA NULLA CHE SOLO L’INFORTUNIO ,DOVE E COSA E PERCHE NON SONO FATTI VOSTRI ,LA CHIAREZZA NON VA FATTA PERCHE SO N OCOSE CHE I GIORNALISTI STRACAPISCONO E NADAL FA BEEN STARE ZITTO ,EPRCHE OCN I GIORNALISTI MEDIOCRI NON VA BENE PARLARER ,SE HA MAL DI SHCIENA CE L’HA STOP E BASTA E VOI FATE NOTIZIA DI QUEL CHE SAPETE SENZA ROMPERE A NADAL E SENZA DIRE FAVOLE SUL SUO CONTO

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