Brasile 2014. Nel calcio, alla fine, vincono sempre i tedeschi

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di Giovanni Fabbri

14624855756_46f09d8c2e_zIn pochi avrebbero scommesso sulla Germania prima dell’inizio del Campionato del Mondo. Tutti pensavano ad una finale già scritta: il Brasile di Neymar, padrone di casa e alla ricerca del sesto titolo, contro l’Argentina di Leo Messi, il più forte del mondo con la voglia di agguantare il mito dell’irragiungibile Diego. Anche il tabellone delle gare ad eliminazione diretta sembrava portare verso l’epilogo più logico, più scontato. Ma nel calcio nulla può considerarsi scontato, soprattutto quando di mezzo c’è la Germania. “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine vincono i tedeschi”. Questa la frase pronunciata dal celebre calciatore inglese Gary Lineker nel 1990, subito dopo l’eliminazione in semifinale della sua squadra contro la Germania. Qualche giorno dopo, a Roma, i tedeschi si laurearono Campioni del Mondo.

A ventiquattro anni di distanza, la frase del centravanti dell’Inghilterra torna prepotentemente di attualità e la Germania si riaffaccia a guardare tutti dall’alto del tetto del mondo. Una squadra straordinaria che conquista il quarto titolo mondiale della sua storia proprio in casa della Nazionale più vincente della storia del calcio. Una finale, quella contro l’Argentina, decisa all’ottavo minuto del secondo tempo supplementare da un giocatore che fino a quel momento non era stato protagonista. Molto spesso accade che nelle partite decisive delle manifestazioni calcistiche più importanti i giocatori bersagliati dalle critiche si prendano la loro personale rivincita. Mario Gotze, autore di un Mondiale anonimo fino al minuto 113 della finalissima, ha controllato di petto un fantastico cross di Schurrle e ha battuto Romero con un bel sinistro volante. Vantaggio tedesco e Argentina ammutolita.

Il merito della vittoria però non è naturalmente solo del giovane attaccante del Bayern Monaco. La spina dorsale della squadra formata da Neuer, Hummels, Schweinsteiger, Klose e dal capitano Lahm, ha dimostrato di essere probabilmente la migliore del mondo per equilibrio, esperieza e talento. Senza dimenticare però gli altri protagonisti, da Muller, 10 gol al Mondiale a soli ventiquattro anni, passando per Ozil, fantastico trequartista con una visione di gioco da campione assoluto, fino ad arrivare a Khedira, centrocampista di grandissima sostanza, ma anche di ottima qualità, sfortunato nel farsi male proprio a pochi minuti dal calcio di inizio della gara finale. Il merito più grande però va a Joachim Loew in concomitanza con la federazione calcistica tedesca. Il primo, legittimato in panchina proprio dalla seconda, ha saputo costruire una squadra dal gioco spumeggiante tipico del miglior Brasile, senza però perdere di vista la solidità difensiva che il calcio tedesco ha sempre avuto come caratteristica principale. Una filosofia che il tecnico tedesco non ha mai abbandonato, neppure dopo le dolorose sconfitte subite negli anni passati. Sconfitte che sono state cancellate da una vittoria che rimarrà dunque nella storia del calcio e che ha rimesso in equilibrio il computo delle vittorie e delle sconfitte nelle finali mondiali. Adesso le finali sono otto, le vittorie quattro, ma per il momento l’unica cosa che conta è essersi ripresi il titolo di Campioni del Mondo. Che la festa cominci.

Foto: Attribuzione Alcuni diritti riservati a calciostreaming

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