Roma, Cinema America Occupato: un pezzo di storia della città a rischio demolizione

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di Valentina Verdini

Quando entro nel Cinema America Occupato di via Natale del Grande in Rione Trastevere, ad accogliermi è un ragazzo del liceo che sta studiando filosofia. Quello che mi sorprende, positivamente, è la giovane età di chi frequenta questa vecchia sala cinematografica, un pezzo di storia per gli anziani del quartiere e un luogo di cultura per le nuove generazioni. Sono studenti del liceo e del primo e secondo anno di università a riaprire i locali del Cinema America il 13 novembre del 2012, dopo 14 anni di chiusura e degrado, nonostante nel 2004 lo stabile venisse acquistato dalla Progetto Uno s.r.l.

Fin dall’inizio, la nuova proprietà dimostra un interesse del tutto speculativo, cercando di convertire un edificio a forte connotato storico ed architettonico a una destinazione ad uso residenziale e di parcheggio. Il Cinema America viene progettato negli anni ’50 da Angelo Di Castro, uno dei più importanti architetti modernisti, in un periodo in cui Cinecittà diventa la seconda capitale del cinema a livello mondiale dopo Hollywood. L’opposizione degli abitanti del quartiere e dei comitati impedisce il proseguimento del progetto e di conseguenza il Cinema viene abbandonato, fino a quando un gruppo di giovani si riappropria di un importante simbolo del rione XIII, facendo sì che ancora oggi il Cinema America sia una delle poche sale di quartiere ancora attive. <<Parallelamente alla riapertura, abbiamo dato inizio alle attività di restauro del cinema- ci racconta Francesco, tra i partecipanti del collettivo- In qualche mese siamo riusciti a raccogliere 10 mila euro per poter realizzare la messa in sicurezza dell’edificio. In più, abbiamo ripristinato le iniziative che volevamo far nascere: da un’attività cinematografica ad eventi per bambini, abbiamo creato un’aula studio con wifi gratis>>.

Tuttavia la Progetto Uno s.r.l. continua la sua azione e da ultimo propone un piano, attualmente in approvazione agli uffici dell’assessorato all’urbanistica, che prevede la demolizione dell’edificio e la costruzione di 20 monolocali di lusso, con due piani di parcheggi sotterranei ed una galleria d’arte privata. Da qui inizia la mobilitazione del collettivo di Via Natale del Grande per impedirne l’attuazione e garantire che in questo luogo si continui a “produrre cultura”.

Richiesta di dichiarazione di interesse culturale-  Un primo passo per evitare la demolizione del Cinema America risiede in una raccolta firme da sottoporre ai Beni Culturali affinché essi dichiarino l’interesse culturale dello stabile muovendosi verso un duplice riconoscimento: per le proprie caratteristiche architettoniche, in quanto “sala cinematografica” e riconoscibile elemento dello spazio urbano, e per il suo valore socio-antropologico. <<In questo modo- ci spiega Francesco – vorremmo cercare di introdurre un vincolo in maniera tale che il Cinema non possa essere demolito. Per fare ciò abbiamo chiesto l’appoggio di Comune e Regione dal momento che la richiesta di vincolo deve essere accompagnata da una figura istituzionale>>. Finora, questo riconoscimento è stato accordato solo al Cinema Airone di Adalberto Libera, considerando che fino agli anni ’80, solo a Roma si contavano oltre 300 sale cinematografiche, di cui ben 250 realizzate tra gli anni ’20 e ’50.

Per quanto riguarda il Cinema America Occupato vi sono tutti i presupposti per essere oggetto di questa dichiarazione: <<Nel corso dell’assemblea pubblica tenutasi lo scorso 17 febbraio vi sono stati molti docenti universitari che hanno sostenuto la necessità di salvare il cinema proprio per la sua valenza a livello architettonico>> aggiunge Francesco. Costruito nel 1954 dopo la demolizione del teatro Lamarmora del 1925, il Cinema America riassume più di cinquant’anni di storia:  modellato in funzione dell’osservatore, il Cinema America ha risposto alle esigenze di un pubblico più numeroso che nel pieno del boom economico si affaccia a questa nuova forma d’arte.

Il progetto di restauro e l’azionariato popolare- Parallelamente alla raccolta firme, nel corso dell’assemblea pubblica è stato presentato il progetto di restauro dell’architetta Cristiana Mampaso trattato nella sua tesi di laurea e sostenuto da uno dei massimi esponenti nel campo, Giovanni Carbonara. Questa alternativa non è soltanto sostenuta dai più grandi architetti italiani contemporanei, quali Paolo Berdini, Guido Hermanin, Giorgio Muratore, ma anche da attori e registi che in diverse occasioni hanno dimostrato il loro appoggio: Carlo Verdone, Nanni Moretti, Toni Servillo, Paolo Sorrentino, Elio Germano, Valerio Mastrandrea.

Tuttavia, il sostegno maggiore a questo gruppo di ragazzi è stato assicurato dai cittadini e gli abitanti del quartiere grazie all’autofinanziamento popolare. <<Ad un certo punto ci siamo accorti che c’erano tante persone, specialmente adulti che avrebbero voluto contribuire all’attività del cinema, partecipando sia a livello economico che di gestione- racconta Francesco – Per cui abbiamo creato un sistema tramite il quale con una donazione di 10 euro si diventava azionisti. Siamo riusciti a raccogliere dei fondi che verranno impiegati nel restauro, ma la differenza sta nel fatto che saranno gli azionisti, e non gli occupanti del Cinema, a decidere quale progetto portare avanti nell’assemblea che si terrà l’8 marzo>>.

Negli ultimi anni, Roma è stata oggetto di una selvaggia speculazione edilizia tanto nel centro della città quanto nella periferia. Il processo di riappropriazione di luoghi di cultura che altrimenti verrebbero mercificati e convertiti ad altre destinazioni solo sulla base di interessi individuali, sta raccogliendo l’appoggio anche del resto dei cittadini romani. <<Abbiamo notato come se all’inizio gli abitanti di Trastevere erano restii e non sapevano cosa aspettarsi dalla nostra occupazione, nel corso di questo anno e mezzo l’appoggio dei residenti è aumentato notevolmente- conclude Francesco – La gestione partecipata del progetto permette al territorio di esprimersi all’interno del Cinema e allo stesso tempo di rispondere alle esigenze del quartiere>>.

 

 

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