Sport e immigrazione, Idem: «Sì alla cittadinanza per meriti sportivi»

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“Italiani per meriti sportivi”. È la proposta lanciata qualche giorno fa dal neo ministro per le Pari opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili, Josefa Idem, durante un’audizione davanti alla Commissione Cultura della Camera dei deputati per la presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero. La Idem ha rilanciato il tema della cittadinanza, assicurando il suo impegno per la promozione dello sport di base e dilettantistico e augurandosi che proprio la parola “sport” possa essere inserita nella nostra Costituzione.

Cittadinanza per atleti stranieri – L’ex campionessa olimpica, di origine tedesca naturalizzata italiana per matrimonio, alla sua prima esperienza in politica dopo aver portato a lungo la nazionale azzurra ai vertici del canottaggio mondiale, ha dichiarato che “l’Italia deve favorire l’acquisto della cittadinanza per gli atleti stranieri che si sono distinti per alti meriti sportivi”, con una norma per i minori stranieri tesserati con le varie federazioni i cui genitori soggiornano regolarmente in Italia.

Di qui la necessità di una revisione della legge n. 91/1992 in materia di cittadinanza, con il tema dello sport che si inserisce appieno nel dibattito sullo ius soli, sollevato dal ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, promotrice dell’Intergruppo parlamentare sulle politiche di immigrazione e favorevole ad una ridefinizione dei confini della cittadinanza, “non solo per eccellenti meriti sportivi, come proposto dal ministro Josefa Idem, ma anche per meriti culturali o altre competenze significative”, come sottolineato dalla Kyenge al convegno deiGiovani Imprenditori di Confindustria a Santa Margherita Ligure. Aspetti sui cui il Governo cerca di trovare un’intesa bipartisan a partire dal “Decreto Fare” varato in Consiglio dei ministri che semplifica, tra l’altro, l’iter della cittadinanza per gli stranieri nati in Italia.

Proposte per una “cittadinanza sportiva” – L’idea di una riforma in materia non è però una novità. Una simile iniziativa, infatti, era stata lanciata da Mario Pescante, ex deputato Pdl ed ex presidente del Coni, che a fine 2012 invocava “una corsia preferenziale per lo sport” consentendo ogni anno a trenta immigrati di seconda generazione di diventare italiani, come previsto dal disegno di legge di modifica all’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 per la concessione della cittadinanza a stranieri extracomunitari per meriti sportivi, che non ha avuto seguito in Parlamento. Convinto sostenitore dello “sport senza discriminazioni” è un altro parlamentare, Filippo Fossati, neoeletto deputato tra le file del Pd ed ex presidente Uisp – Unione Italiana Sport Per tutti, che sulla scia degli interventi riguardanti atleti minori stranieri, ha proposto “una sorta di cittadinanza sportiva, anticamera di quella politica, a chi è impegnato in un percorso di attività in una società sportiva da almeno tre anni”.

Sport oltre la cittadinanza – Non è solo la questione della cittadinanza a costituire un punto cardine del programma ministeriale della Idem. La ministra, come via Twitter lei stessa ha chiesto di essere chiamata, pensa che i tempi siano maturi per “una riflessione sul professionismo sportivo”, che preveda l’estensione dei diritti pensionistici anche ad atleti non professionisti e la tutela della maternità anche per atlete che praticano sport a livello non agonistico, senza tralasciare la situazione del personale tecnico e amministrativo che lavora nel mondo dello sport. Altro aspetto su cui intende concentrarsi è l’abbattimento totale delle barriere architettoniche soprattutto nei piccoli impianti, nelle scuole e nelle università. Progetti ambiziosi per una riforma del settore sportivo sul versante dei diritti, che però al momento restano solo proposte, in attesa che possano effettivamente tradursi in azioni di Governo.

di Elena Angiargiu

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