No. I giorni dell’arcobaleno – Campagna pubblicitaria che si trasforma in sfida politica

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 di Annalisa Gambino 

No – I giorni dell’arcobaleno sceglie l’approccio pubblicitario per raccontare uno degli eventi più significativi della storia cilena : la fine alla dittatura di Pinochet.

Nel 1988, pressato dall’opinione internazionale, Pinochet fu costretto a indire un referendum e a riservare uno spazio in tv alle ragioni dell’opposizione.

Il regista Pablo Larraìn fa rivivere questo straordinario momento attraverso gli occhi di chi per settimane preparò la campagna televisiva di 15 minuti quotidiani a favore del no.

Protagonista è René Saavedra (Gael Garcia Bernal) giovane pubblicitario di successo partner di un’azienda in linea con il regime, che accetta più per sfida personale che per ideologia la missione impossibile o quasi di promuovere il No. Intorno a lui gravitano colleghi, dirigenti del partito e una ex moglie attivista di estrema sinistra.

La strategia vincente adottata da René è quella di impostare la campagna sul nuovo tipo di linguaggio moderno da spot pubblicitario che permette di rimuovere un ricordo negativo con stereotipi di felicità. Presentando la verità per come è nella sua inaccettabilità, le persone, altrimenti,  non si sarebbero fatte conquistare.

La vittoria è stata aver invertito l’ottica. Aver avuto il coraggio di non raccontare il dolore o la sofferenza della repressione, dei morti, e dei migliaia di desaparecidos, ma portare avanti una parola d’ordine spiazzante come allegria.

Larrain apre dunque un sotto-tema di spiccata attualità -la riflessione contemporanea sulla potenza mediatica e sull’enorme potere che esercita su i suoi spettatori.

Nel particolare caso del film la liberà concetto si trasforma in un oggetto, una merce da vendere al pari della coca cola. E allora ecco che spunta una sigla orecchiabile e facile da ricordare e un arcobaleno pieno di colori, a simboleggiare le tante idee diverse: dai socialisti ai democratici cristiani ai liberali.

Il referendum ha cambiato di netto lo stato d’animo del Cile e ha permesso a uno dei figli del partito (si, perchè i genitori del regista sono due politici conservatori Hernàn Larrain ex presidente dell’unione democratica indipendente e Magdalena Matte ministro) di realizzare film sul regime.

No- I giorni dell’arcobaleno chiude la trilogia sull’argomento preceduto da Tony Manero (2008) sul mito americano di John Travolta e Post Mortem (2010), che attraverso la singolare vicenda di un uomo che si occupa delle autopsie mette in scena il golpe del 1973.

Per dare al film maggiore verosimiglianza, Pablo Larrain gira tutto in U-MATIC, nastro magnetico tipico delle riprese televisive degli anni ottanta. In questo modo gli spezzoni dell’epoca sono inseriti nel tessuto visivo senza stonare con il resto delle riprese e danno un effetto sfuocato vintage.

Da ricordare infine il film è vincitore della  Quinzaine des realisateurs 2012 -la una selezione parallela alla selezione ufficiale del festival di Cannes ed è stato candidato all’oscar tra i migliori film stranieri.

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