Basilicata, lago del Pertusillo inquinato. Prima parte dell’intervista al Tenente Giuseppe Di Bello

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di Lucia Varasano

Cosa succede se un pubblico ufficiale diffonde dati che interessano lo stato di salute di un’ intera comunità? La Convenzione di Arhus di Copenaghen- ratificata in italia nel 2001- chiarisce in questi termini:

in caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale”. Non possono essere oggetto, dunque, ad alcun segreto.

Qualcosa sembra essere andata storta in Basilicata, dove a giugno è arrivata la sentenza di condanna in primo grado nei confronti del Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello e il rinvio a giudizio per l’esponente dei Radicali Maurizio Bolognetti, accusati di aver divulgato notizie coperte dal segreto d’ufficio in merito al presunto inquinamento delle acque del Pertusillo – “imputati del reato previsto e punito di cui agli artt. 81 cpv, 110 e 326 c.p. Perchè con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso” si legge dal testo. 

La conferenza stampa tenuta ad aprile dall’ ARPAB di concerto con l’ISS per informare sullo stato di salute della diga, evidenziava la presenza di idrocarburi, e confermava ciò che in realtà associazioni ambientaliste dicevano da tempo: il lago è “eutrofizzato”. Della vicenda abbiamo parlato ampiamente negli scorsi giorni (vedi: Basilicata. L’ inquinamento del Pertusillo e il caso Di Bello nella terra dei veleni).

Abbiamo sentito, per approfondire la vicenda proprio il Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello che per primo nel 2010 diffuse i dati sull’ inquinamento del Pertusillo e di altri invasi lucani. Questa che proponiamo è solo la prima parte dell’intervista a Di Bello. Nei prossimi giorni pubblicheremo la seconda. Riservandoci sempre di approfondire ulteriormente l’accaduto, intervistandone altri protagonisti o essendo pronti ad ospitare eventuali smentite, risposte, approfondimenti che dovessero giungere a riguardo in redazione. 

A Marsiconuovo si è tenuta, lo scorso 24 aprile, una conferenza stampa per informare sullo stato di salute del Pertusillo. In quell’ occasione si rendeva noto che la Provincia di Potenza sembra avere una mappa degli innesti abusivi agli scarichi fognari. Attraverso studi condotti con l’ISS il lago è “eutrofizzato”, incline ai cianobatteri che entrano facilmente nella catena alimentare. Una novità insomma…

Desidero ricordare che ho segnalato quello che stava per accadere prima che accadesse, l’eutrofizzazione era facilmente prevedibile perché se si fanno arrivare in un invaso reflui fognari ed industriali per lungo tempo  – questa cosa continua ad accadere ancora oggi – la conseguenza è un apporto elevato di sostanze nutritive come azoto, fosforo o zolfo, la conseguenza è il degrado dell’ambiente naturale che a causa di questi elementi è divenuto asfittico.

Il 13 giugno scorso, il direttore dell’ ARPAB Raffaele Vita a Rai News24 fa il punto sulla disastrosa situazione ambientale in Basilicata, che ritiene sia frutto della disattenzione oltre che delle istituzioni locali anche del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Provinciale. Eppure il sistema di monitoraggio è chiaro. Cosa non ha funzionato?

Non hanno a mio parere mai voluto seriamente affrontare il tema ambientale, credo che una certa scuola di pensiero dominante in terra di Basilicata e mi riferisco a quanti per dovere Istituzionale avevano l’obbligo di vigilare sulla salute delle persone e dell’ambiente non hanno fatto a pieno il loro dovere. Per quanto riguarda il controllo da parte degli addetti alla vigilanza ambientale (CFS, Polizia Provincialele, NOE ,eccetera) è assolutamente falso, i controlli sono stati fatti ma se per prassi si doveva obbligatoriamente far procedere ai campionamenti ed alle successive analisi il personale dell’Arpab, se a capo dell’Arpab vi era chi nascondeva analisi di laboratorio con concentrazioni di cancerogeni ed altre sostanze in falda e che per questo motivo ha subito anche l’arresto preventivo insieme al Coordinatore. Se chi come il sottoscritto si è permesso il lusso di fare i campionamenti al di fuori dell’orario di lavoro con proprie risorse economiche e di altri volontari, portarli in laboratori privati fuori regione viene denunciato per rivelazione di segreti di ufficio, sospeso preventivamente per due mesi e poi trasferito in un Museo ditemi voi come gli addetti alla vigilanza avrebbero potuto fare di più in questo contesto.

Vita denuncia un intero sistema che non funziona. Lei, sembra invece essere stato uno dei pochi anelli funzionanti. Nel 2010, ha denunciato l’inquinamento degli invasi lucani di Montecutugno (Senise), Pertusillo (Spinoso) Camastra e Savoia Lucana, destinati alla produzione di acqua potabile. Come reagirono l’ex direttore generale dell’ ARPAB Vincenzo Sigillito, l’ Acquedotto lucano, l’ Assessore Regionale all’ Ambiente, l’ Ente Parco Appennino Lucano, i sindaci del territorio?

Reagirono con una denunzia pubblica nei miei confronti ad opera dell’ex assessore Regionale all’ambiente Vincenzo Santochirico, il quale prima riuniva Arpab, Aql ed un Prof. Associato dell’Unibas noto anche per i fatti di Fenice e poi inviava al Procuratore della Repubblica di Potenza, Giovanni Colangelo, numerosi documenti riguardanti lo ”stato di salute” dell’acqua contenuta in alcune dighe della regione perché a suo dire quelle acque erano pure come le sorgenti di alta montagna, chiedendo che venissero perseguti i soggetti autori del procurato allarme.

Nei prossimi giorni la seconda parte dell’intervista

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