Immigrazione, Dossier Caritas/Migrantes: oltre la crisi insieme

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di Laura Guadalupi

Nello stagno della crisi non siamo soli. Assieme agli italiani stanno annaspando nella melma delle difficoltà economiche ed occupazionali anche tutti quegli immigrati che nell’Italia vedevano un posto al sole dove poter vivere dignitosamente. Peccato che quel sole stia tramontando sulle loro teste e al pari di molti italiani un crescente numero di giovani immigrati sia intenzionato a volgere lo sguardo altrove, in cerca di un nuovo sole al di fuori dai confini nazionali.

È questo uno dei dati contenuti nel Dossier Statistico Immigrazione 2011, il rapporto annuale che la Caritas Italiana pubblica dal 1991 insieme alla Fondazione Migrantes e alla Caritas diocesana di Roma.

Eppure un modo per uscire dallo stagno c’è, ed è concentrato in una parola di sette lettere: insieme. Oltre la crisi, insieme è infatti la frase scelta per sintetizzare il significato del ventunesimo rapporto Caritas/Migrantes.

I risultati delle indagini sullo stato dell’immigrazione in Italia sono accompagnati da prospettive per interpretare il fenomeno migratorio alla luce dello spirito cristiano e della storia del nostro Paese. Per la Caritas e la Fondazione Migrantes il cristiano autentico riconosce le migrazioni come “un segno dei tempi”, un’opportunità per superare la crisi e costruire il futuro senza dimenticare i propri trascorsi.

Da paese di emigrazione qual è stata in passato, l’Italia è oggi un paese di immigrazione, con una presenza regolare di cittadini stranieri che al 31 dicembre 2010 si aggirava intorno ai 5 milioni, pari a un’incidenza sulla popolazione residente del 7,5%. Ai regolari va poi sommata la stima di circa mezzo milione di persone in posizione irregolare.

Cinque milioni di stranieri significa che il loro numero è incrementato di 50 volte rispetto al 1861, quando si contavano solo 88.639 unità per un’incidenza dello 0,4%. Il crescendo si è avuto in particolare nell’ultimo decennio, in cui anche gli indicatori sociali di inserimento si sono rafforzati, a dimostrazione che l’insediamento degli immigrati si fa sempre più stabile e strutturale, sebbene la crisi e il protrarsi dello stato di disoccupazione pregiudichino il rinnovo dei permessi di soggiorno costringendo molti non comunitari al rimpatrio o alla permanenza irregolare. Solo nell’ultimo anno sono scaduti senza essere stati rinnovati quasi 700mila permessi.

 Nonostante ciò, le famiglie con almeno un componente straniero sono già due milioni, le seconde generazioni hanno superato le 600mila unità, mentre sono quasi un milione i minori figli di immigrati, cifra che ogni anno aumenta di oltre 100mila presenze tra nati in Italia e figli ricongiunti.

 Gli iscritti a scuola nell’anno scolastico 2010-2011 sono stati poco più di 700mila. Dato incoraggiante, se si considera che l’ambiente formativo è il luogo deputato a coltivare un’integrazione sociale che non può prescindere dall’apprendimento dell’italiano, strumento indispensabile per poter comunicare, interagire, affermarsi nel nostro paese. L’acquisizione dell’italiano L2 è indispensabile, tanto che il rilascio del permesso di soggiorno CE ai lungo soggiornanti è condizionato dal superamento di un test di lingua.

 Gli immigrati, si legge nel dossier, mostrano un sincero interesse a sentirsi parte attiva del Paese, ad essere riconosciuti come nuovi cittadini. In effetti il loro apporto non soltanto non è più trascurabile, ma risulta addirittura determinante in diversi settori, che spaziano dalla demografia al lavoro, sia esso di tipo assistenziale, imprenditoriale o agricolo. Gli stranieri, la cui età media è di 32 anni, sono un rimedio al continuo processo di invecchiamento della popolazione italiana e il loro contributo incide positivamente tanto sull’equilibrio demografico, quanto sul sistema pensionistico, che si regge anche grazie agli oltre 7 miliardi annui di contribuiti pagati dagli immigrati.

Nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia il rapporto Caritas/Migrantes auspica una politica migratoria che, memore del nostro passato di emigranti, adotti una prospettiva di integrazione che vada a sostituire l’inquadramento emergenziale del fenomeno migratorio.

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