Champions League. Il cammino verso il trionfo del Real Madrid

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di Cristiano Checchi

Una vittoria annunciata (o quasi)- Che la storia d’amore pluriennale tra Real Madrid e la Champions League fosse una fetta importante della storia della competizione è una cosa nota, come ormai celebre era diventata l’allergia a quelle grandi orecchie, quella paura di bloccarsi a 9 Coppe dei Campioni che attanagliava menti di tifosi e società. Nessuna maledizione, nessuna ex guida infuriata impegnata a scagliare la più pesante delle iatture, questo è pane amaro per i tifosi del Benfica. Ma l’assenza di finali e trionfi europei dal lontanissimo 2002 stava diventando simile a una maledizione. Chissà però se aver posto fino a questo digiuno proprio a Lisbona, allo Stadio da Luz dove gioca anche il Benfica, possa essere un buon segno per le speranze future dei rossi di Portogallo.

Il cammino del trionfo- L’avventura in Champions per i futuri campioni cominci in Turchia, contro il Galatasaray, il 17 settembre. Insieme ai turchi a cercare di fermare l’armata bianca ci sono anche la Juventus e il Copenaghen. Non un girone impossibile: la trasferta turca sulla carta insidiosa e primo posto in teoria da contendersi nella doppia sfida con la Juventus. Più o meno questo saranno state le indicazioni post sorteggio. Le cose però non sono andate così; già dalla prima partita, quella che poteva essere una trasferta complicata da gestire, diventa una passeggiata. Dopo un primo tempo chiuso avanti con il gol di Isco, le merengues si scatenano nel secondo tempo. Benzema ne fa due mentre Cristiano Ronaldo comincia con un tripletta la cavalcata verso i 17 gol finali. Inutile gol della bandiera per Bulut, chi ben comincia è a metà dell’opera avrà pensato Carletto e il 6-1 tennistico rifilato ai turchi è un buon viatico per il proseguo della Champions. Il 2 ottobre è tempo della seconda goleada. Mentre la Juve, diretta concorrente per il primo posto, impatta sul nuovo Galatasaray di Mancini, il Real si presenta nella prima al Bernabeu con un comodo 4-0 contro il Copenaghen, capace nella prima partita di bloccare la solita Juventus formato Champions. La doppietta di Ronaldo e quella di Di Maria sono un chiaro messaggio su chi è a fare la voce grossa nel girone Il 23 ottobre nella cattedrale madrilena si presenta la Juventus, la partita più difficile del girone. La sfida si conferma tirata, difficile e alla fine non mancheranno le polemiche per l’espulsione di Chiellini. Tutte le emozioni comunque si verificano nel primo tempo, Cristiano Ronaldo segna il solito gol del vantaggio, il basco Llorente si prende lo sfizio di segnare a Madrid, mentre Chiellini, prima di farsi espellere nella ripresa per un gomito alto su Ronaldo, trattiene ingenuamente Sergio Ramos, rigore. Ronaldo non sbaglia, doppietta, settimo gol in tre partite e qualificazione in cassaforte per i blancos. Il 5 novembre è il giorno della rivincita a Torino, per la Juventus ormai le sfide di Champions sono diventate tutte o quasi delle finali anticipate, il Real invece può cominciare a gestire. In uno Juventus Stadium stracolmo, la Juventus le prova tutte per prendersi i primi tre punti. Vidal al 42′ illude, ma nella ripresa ci pensano Ronaldo (ovviamente) e Mr 100 milioni, Gareth Bale. Questa Juventus però, nonostante tutto è dura a morire, e ecco che ancora Llorente segna il secondo gol di fila contro il Real, per quello che è il 2-2 finale. I futuri campioni salgono a quota 10, la Juve a 3. Con le altre lontanissime le ultime due per il Real sono della pure formalità. Il 27 novembre dopo i 6 dell’andata ne rifila altri 4 al Galatasaray, per un totale di 10 a 2 in due partite. Per Ancelotti è la prima partita di Champions senza Ronaldo e a segnare ci pensano Arbeloa, Di Maria, Isco e Bale; per i turchi il gol della bandiera è di Bulut. L’ultima passeggiata è del 10 dicembre, Modric e Ronaldo firmano il 2-0 in casa del Copenaghen. Missione compiuta senza difficoltà, il girone B è vinto con 16 punti, 5 vittorie, un pareggio, 20 gol fatti e 5 subiti. 

Eliminazione diretta- Nella seconda fase della Champions si comincia a fare tremendamente sul serio e le partite iniziano ad avere altro peso specifico. L’urna è benevola con il Real e agli ottavi arriva lo Schalke 04 di Jens Keller. Così come l’inizio del girone era stata una partita di tennis, anche la partita d’andata degli ottavi, il 26 febbraio a Gelsenkirchen, diventa un set di tennis. Un altro 6-1, con le doppietta di Benzama, Bale e Ronaldo, prima del gol inutile dell’ex Huntelaar. Al Bernabeu un più contenuto 3-1, doppietta di Ronaldo e gol di Morata, certifica il passaggio ai quarti di finale per una squadra che in Champions ha l’andamento di un vero e proprio carro armato.

La rivincita con il Dortmund- Nei quarti di finale al Real si presenta la ghiotta occasione di vendicarsi con chi nella semifinale dello scorso anno aveva dominando per 1 partita e 3/4. Contro il Borussia Dortmund, nella prima sfida casalinga del 2 aprile, il Real cerca di chiudere immediatamente il discorso e ci riesce anche. Nonostante qualche rischio, specialmente nella ripresa i padroni di casa comunque conducono in porto una grande vittoria, un 3-0, frutto dei soliti gol di Bale, Isco e Ronaldo, che ipoteca la qualificazione e restituisce il 4-1 subito lo scorso anno Westfalenstadion. Però c’è sempre bisogno di tornare a giocare in casa del Dortmund e l’otto aprile i ragazzi di Kopp per poco non mettono in piedi una rimonta storica. Forte del 3 a 0 dell’andata il Real gioca la peggior partita dell’anno in Champions, fallisce in apertura un rigore con Di Maria, subisce in 37 minuti due gol da Reus e poi si affida totalmente alle mani di Iker Casillas. Il portiere spagnolo è strepitoso nei tanti interventi soprattutto su Mkhitaryan, che porterà il peso di aver sbagliato 3 o 4 palle gol cha avrebbero rimandato il Borussia di nuovo in semifinale. Ancelotti alla fine tira un sospiro di sollievo e non sarà l’ultimo. 

Real vs Tika Taka- In semifinale, dal sorteggio esce fuori un’altra tedesca, quella più forte, quella che spaventa. Dall’altra parte si gioca la semifinale che non ti aspetti, Chelsea-Atletico, mentre tra Ancelotti e Guardiola si gioca una sorta di finale anticipata. Ma se il tecnico catalano con il tiki taka griffato Bracellona era riuscito a far ammattire i vari Ronaldo, Xabi Alonso, Pepe, Ramos e Casillas, stessa cosa non riesce a fare con quello formato teutonico. Il 23 aprile al Bernabeu la sfida di andata si chiude con un buon 1-0 per i blancos, frutto della rete di Benzema, il Bayern però alla fine dei conti avrebbe meritato qualcosa di più. La qualificazione resta quindi in bilico. Tutt’altra storia, invece, quella andata in scena all’Allianz Arena. In 34 minuti il Real formato macchina perfetta annienta le resistenze di un Bayern Monaco troppo brutto per essere vero. Le prime due reti, entrambe da palla ferma, con una difesa inerme dei tedeschi, sono di Sergio Ramos, due gol fondamentali, ma il difensore spagnolo avrà modo per fare di meglio. Il terzo gol è di Ronaldo, ormai banale per quanto segna, che sfrutta perfettamente un contropiede di tre passaggi. Nella ripresa il Real gestisce e si diverte in casa degli ormai ex Campioni d’Europa, allo scadere una punizione beffarda di Cristiano, che fa passare la palla lenta lenta sotto la barriera, chiude il salatissimo conto per i padroni di casa: 0-4 e biglietto per Lisbona in tasca. 

Il resto è storia recente, la finale di Lisbona contro l’Atletico, nel primo derby in finale di Champions; il sospiro di sollievo di Ancelotti, grazie al colpo di testa a 20 secondi dalla fine di Ramos, che sarà arrivato fino a Reggiolo, sua terra natia; la festa delle merengues le lacrime amare dei tifosi dell’Atletico che si sono fermati a 20 secondi dalla storia. Nonostante una partita bruttina non paragonabile alle altre della cavalcata il Real porta finalmente a casa la decima, lo fa con un Cristiano Ronaldo a mezzo servizio e con un Casillas frastornato, trovano in Ramos l’ancora di salvezza, in Bale e in Marcelo le spinte decisive per riuscire a venire fuori da quella che sembrava veramente una maledizione. Il gol finale di Ronaldo, su un rigore abbastanza dubbio, è stato per il portoghese il coronamento di una Champions stellare vinta da capocannoniere nonostante una finale giocata non al massimo. 

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