Basket. Oh my Go(dne)ss Roma! Sei in semifinale

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Virtus 2

dall’inviato al PalaTiziano, Emanuele Granelli 

Al termine di 45 minuti in cui è successo tutto ed il contrario di tutto, l’Acea Roma vince un’emozionante gara 3 contro Cantù, strappando così il pass per le semifinali Scudetto (incontrerà una tra Siena e Reggio Emilia) Lo “sweep” non racconta però il grande equilibrio che ha contraddistinto tutta la serie: le due squadre sono sempre arrivate punto a punto nei minuti finali e alla fine, in un modo o nell’altro, l’ha sempre spuntata Roma, non tanto per maggiore lucidità, ma per aver commesso meno errori dell’avversario. Anche gara 3 si gioca sul sottilissimo filo dell’equilibrio: nel primo tempo i canturini provano l’allungo con Aradori e un sorprendente Buva (due triple), ma la vecchia guardia della Virtus formata da Goss e Jones ricompone lo strappo, grazie a numerosi canestri in contropiede con difesa non schierata. Mayo, con una tripla allo scadere del secondo quarto, realizza il 31-31 che certifica una sfida sempre in bilico.

Il piano partita di Roma ricalca quanto fatto vedere nelle prime due gare al Pianella, gli ordini di scuderia sono quelli di controllare ossessivamente il ritmo-partita per non concedere ripartenze e punti facili agli avversari, anche a costo di perdere qualche pallone per infrazione di 24 secondi; cercare di non far entrare in partita Leunen, il vero e proprio play-maker aggiunto della squadra di Sacripanti; tenere il più possibile difensivamente gli uno contro uno. L’Acea si è rivelata eccellente alle prime due voci, mentre ha fatto un po’ di (comprensibile) fatica nella marcatura di Aradori. Nel terzo quarto Roma tenta la fuga decisiva con Mbawke, dominante in entrambe le metà campo. Le sue statistiche a fine partita sono allucinanti (in senso positivo): 14 punti, 20 rimbalzi (di cui 9 offensivi), 5 stoppate, 28 di valutazione e +10 di plusminus. Una prestazione degna del miglior Lawal. Roma tocca il massimo vantaggio (46-38) con il gioco da tre punti di Mayo ma ha il demerito di non chiudere la partita. Cantù realizza solo 10 punti nel terzo quarto ma, miracolosamente, riesce a rimanere attaccata a Roma, presentandosi ad inizio quarto periodo con soli 4 punti di svantaggio.

Nell’ultimo periodo le difese la fanno da padrone (eufemismo per non descrivere il grande affanno da parte degli attacchi): basti dire che a 3’30” dalla fine il parziale del quarto è di 5-2 per Cantù. Dalmonte, nel momento più importante, perde Hosley per limite di falli, oltre a Kanacevic e D’Ercole (quest’ultimo per problemi fisici). Inoltre Leunen, fino a quel momento inesistente, firma il sorpasso a poco più di un minuto dalla fine. Poi una serie di emozioni, una dietro l’altra: prima la tripla da campione di Goss, poi la risposta di Jenkins sempre dall’arco per il -1 Cantù. Jimmy Baron, molto falloso al tiro, non trema dalla lunetta e a dieci secondi dalla sirena firma il 59-56. Dopo aver segnato i tiri liberi Baron colpevolmente si scorda di commettere fallo su Aradori, che lo punisce con una tripla da nove metri da autentico fuoriclasse. Si va all’overtime. Si potrebbe pensare ad una Roma giù di morale: niente di più sbagliato, soprattutto se dalla tua parte hai un giocatore come Phil Goss. Un long-two in faccia a Ragland e due perfetti tiri liberi siglano il 73-69 a otto secondi dalla fine. Aradori sbaglia il tiro da tre del -1, Jenkins dalla lunetta vuole sbagliare appositamente il tiro libero per permettere il rimbalzo dei suoi, ma non prende neanche il ferro, consegnando partita e serie agli uomini di Dalmonte. Non sarà la Virtus Roma spettacolare dell’anno scorso, ma questa squadra ha due indubbie qualità: la capacità far giocare male le squadre avversarie ed una forza mentale al di sopra della norma.

La Statistica della Serie: Cantù, in regular season, ha tirato con il 40,5% da tre. Nella serie contro Roma ha tirato con il 30,8% (25-77).

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