Formula 3: nel nome del padre, Mick Schumacher vince il titolo

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Se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, allora Mick Scumacher, figlio diciannovenne di Michael, 7 volte campione del mondo di Formula 1, è sulla buona strada nel percorso che potrebbe un domani condurlo a ricalcare le orme del papà. Il ragazzo tedesco è il nuovo campione europeo di Formula 3, primo passo per avvicinarsi a quella Formula 1 che rivede ancora in quel cognome la sua storia.

Non è semplice portarsi addosso una carta d’identità così pesante per un ragazzino, seppur con la testa sulle spalle e il dna di chi vuole arrivare sempre più in alto nella vita. Il cognome Schumacher è ingombrante già di per sè, in più se ti infili casco, guanti e scendi in pista, qualunque sia la categoria verrai sempre additato come “il figlio di Michael”, in pochi inizialmente si accorgeranno delle tue reali doti, ma piuttosto elaboreranno molto più facilmente confronti con un papà che ha scritto, anzi ha riscritto, la storia della Formula 1 con 7 titoli mondiali (5 consecutivi) e record spazzati via come fossero di cartapesta. Ma Mick Schumacher è semplicemente Mick Schumacher, è un ragazzo di 19 anni, certamente avvantaggiato da una famiglia facoltosa e già addentrata nel mondo dei motori, con una carriera avviata forse anche solo dal cognome, ma certamente tutta da costruire grazie a talento, lavoro e sacrificio. Ci sta provando il giovane Mick, e sta raccogliendo anche i primi frutti: Schumacher junior è infatti il nuovo campione europeo di Formula 3, titolo conquistato sabato sul circuito di casa, quello di Hockenheim, dove al volante della scuderia italiana Prema, il tedesco ha acciuffato la seconda posizione in gara-2, sufficiente a laurearsi matematicamente campione. Un successo nato sul finire dell’estate quando Mick Schumacher ha iniziato una rimonta forsennata sull’allora leader della classifica, il britannico Daniel Ticktum, scavalcato dal tedesco che con 8 vittorie consecutive si è preso la testa della graduatoria che ha poi difeso ed amministrato ad Hockenheim, diventando campione di Formula 3 a 19 anni, due in meno di quanti ne aveva suo papà Michael quando ottenne il medesimo risultato.

Il piccolo Schumacher, raggiante e visibilmente emozionato a fine gran premio, ha ammesso di non credere ancora a quanto fatto, sul suo volto gioia ed un pizzico di rammarico per non poter essere lì a festeggiare con suo papà, ancora in lotta per riconquistare una vita normale dopo l’incidente sugli sci del 2013. Quel giorno c’era anche Mick a sciare a Meribel, aveva appena 14 anni e la sua carriera era al capitolo 1 con le prime scorrazzate sui kart. Oggi è quasi un uomo, le macchine sono la sua vita e il neo campione europeo si sta ritagliando il suo spazio, pian piano, per ora a colpi di vittoria, seguito costantemente da Sabine Kehm, l’agente ombra che ha aiutato anche suo papà nei trionfi in Formula 1. Ora per Mick Schumacher si spalancano le porte della Formula 2, categoria alla quale il giovane tedesco potrebbe approdare nel 2019, prima del grande salto in Formula 1 che, sotto sotto, un po’ tutti gli appassionati di motori si aspettano.

Schumi II, va ricordato, è un pilota indipendente, ovvero non fa parte di nessun progetto giovani delle scuderie, come l’accademia Ferrari o lo Junior Team della Red Bull. Vuole correre per sè, al momento, e se un domani la Formula 1 chiamerà, Mick valuterà e risponderà, ricordando sempre di non correre in quanto figlio di Michael ma solo come Mick Schumacher. In Germania lo indicano come il successore di Lewis Hamilton alla Mercedes, in Italia lo vorrebbero romanticamente al volante della Ferrari come il papà, in Austria dicono che la Red Bull non aspetti altro che di metterlo in coppia con Max Verstappen, formando la coppia dei rampolli della Formula 1 anni novanta. La verità è che Mick Schumacher è solo agli albori della sua carriera, va gestito, protetto e valutato giorno per giorno, la differenza fra gioie e dolori, scelte indovinate ed errori, stabilirà quale potrà essere il suo futuro. Come del resto accade per tutti.

di Marco Milan

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