Nasce a Bari il Movimento Antimafia di Base

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Restituire ai cittadini gli spazi privatizzati dalla criminalità organizzata con lo spaccio, con il controllo illecito e prepotente: l’obiettivo del neonato Movimento Antimafia di Base. Ieri nel quartiere Libertà di Bari la prima manifestazione

Bari. Erano in centinaia le donne, gli uomini e i bambini che, nel pomeriggio uggioso di mercoledì 23 maggio, si sono riuniti prima in piazza del Redentore, poi all’interno dell’Oratorio dei Salesiani. Una parrocchia non a caso, in un quartiere non a caso: il Libertà, spesso sotto i riflettori per i fatti di criminalità. Ultima la vicenda della giornalista Rai Maria Grazia Mazzola, presa a schiaffi perché cercava informazioni sul clan locale per il reportage che stava realizzando. E che andrà in onda a breve in seconda serata su Rai 1. Perché la verità non si ferma con la violenza fisica, né con le intimidazioni.

Lo sanno bene anche i promotori del neonato Movimento Antimafia di Base che proprio ieri, 23 maggio, nel giorno della commemorazione della strage di Capaci in cui furono brutalmente uccisi da Cosa Nostra il magistrato Antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, hanno letto pubblicamente quello che potremmo definire il manifesto del Movimento che già in poche ore sta facendo il giro del web. Ne pubblichiamo uno stralcio.

Noi Movimento Antimafia di Base di Bari ci impegniamo:

Per la Giustizia sociale che, se non è fondata su una solidarietà che non lascia indietro nessuno, diventa puro legalismo; e dunque è vera solo se è affermazione dei diritti di tutti
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (Cost. art. 3)

Per la Libertà, che non è solo poter parlare e agire senza impedimenti, ma anzitutto eliminazione di ogni forma di diseguaglianza e subalternità.

Per la Liberazione della nostra città dalla prepotenza criminale e da tutte le realtà che ci convivono e ne traggono vantaggi.

Per il risveglio delle Coscienze, che è non fingere che tutto va bene girando la faccia dall’altra parte, ma attivare strumenti di partecipazione capaci d’incidere nelle decisioni che riguardano il bene comune.

Per la Resistenza, che per noi è Ri-Esistenza: capacità di Ri-Vivere nei territori occupati dai signori della morte, rendendoli spazio per l’incontro e la comunicazione, oltre che di gioco per i più piccoli e per le famiglie.

Per la ResponsAbilitAzione: che è trasformare la capacità di rispondere con azioni concrete di cambiamento e di costruzione di futuro.

“Ri-Esistenza”, “Ri-Vivere”, “Coscienze”, “Responsabilità”, “Azione”. Un lessico denso di significati non simbolici ma reali. Come reali sono i “contropizzini” scritti dai bambini delle scuole del quartiere con i pensieri che avrebbero rivolto a Falcone se fosse ancora vivo. Pensieri scritti e affissi al muro dell’oratorio.

 “Questa manifestazione è per noi il primo passo di un itinerario; prossima tappa il 6 luglio a Carbonara”, ha affermato Leonardo Palmisano, sociologo e scrittore, tra i fautori del movimento insieme ai parrocci delle comunità che si estendono tra Ceglie, Carrassi, Carbonara e altri quartieri del capoluogo pugliese in cerca di riscatto.

Una rete che intende fare sistema con l’obiettivo di far comprendere prima di tutto ai cittadini l’importanza di riappropriarsi di spazi che la criminalità organizzata vuole “privatizzare”. Con lo spaccio, con il controllo illecito e prepotente. Perché le piazze tornino a risplendere del loro originario significato – quello di agorà sociale – e non a “puzzare” di mafia.

(di Anna Piscopo)

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