Amarcord: Igor Protti, il re dei capocannonieri

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Alla storia e alla carriera di Igor Protti ci sarebbe poco da aggiungere dopo aver snocciolato e fatto parlare i numeri. Cifre che indicano un calciatore speciale, poco considerato all’inizio e tramutatosi in un goleador d’altri tempi, in un bomber da leggenda e in un’icona per una città, Livorno, che si alza in piedi al solo pronunciare il nome dell’ex attaccante.

Igor Protti,  nato a Rimini il 24 settembre 1967, è un attaccante rapido, magro e non molto alto, la classica seconda punta. Anche il rendimento in zona gol, ad inizio carriera, è da attaccante esterno: 12 reti in tre stagioni a Livorno in serie C1 non lo collocano fra i migliori bomber di categoria, anche se in quegli anni Protti scopre una città diversa dalle altre, una città che diventerà la sua e con cui il legame diventerà indissolubile. La carriera della punta riminese, intanto, scorre fra serie C (Virescit Bergamo, 10 reti) e l’esordio in B con il Messina, una formazione di medio bassa classifica che consente a Protti di diventare il miglior attaccante della squadra con 31 reti in tre stagioni che gli valgono la chiamata del Bari, sempre in serie B ma con ambizioni da primato. Il campionato 1992-93 è interlocutorio, tanto per la compagine pugliese che manca l’aggancio alla zona promozione, quanto per l’attaccante romagnolo che conosce una piazza calda e coinvolgente segnando 9 reti; la stagione successiva sarà quella della svolta, perchè Protti conosce un compagno di reparto come Sandro Tovalieri con cui si sposa alla perfezione: il Bari centra la promozione in serie A, i due segnano e si interscambiano alla perfezione nell’attacco barese, tanto che la società ed il tecnico Giuseppe Materazzi li lasciano lì anche per l’annata 1994-95, la prima in serie A per Igor Protti. E’ un anno magico per il Bari che gioca bene, è pressochè salvo a metà stagione e va non lontano anche da una clamorosa qualificazione in Coppa Uefa; Protti segna le sue prime reti in serie A nella gara al San Nicola contro il Genoa, una doppietta che lo fa affacciare al grande calcio in un campionato chiuso con 7 gol, il prologo alla svolta della sua carriera.

Protti ha studiato, appreso ed imparato, nell’estate del 1995 ha 28 anni ed è nel pieno della sua maturità calcistica, pronto a prendersi in mano l’intero attacco del Bari, orfano di Tovalieri, ceduto fra le polemiche all’Atalanta. “E adesso vediamo quanto vale davvero questo Protti”, sussurra qualcuno a Bari. Saranno tutti accontentati, anche i più scettici. Il Bari 1995-96 ha un nuovo allenatore, Eugenio Fascetti, sembra una squadra rinforzata rispetto all’anno precedente, invece incappa in una stagione disgraziata nella quale non funziona quasi niente; il quasi si chiama Igor Protti: l’attaccante si carica sulle spalle l’intero gruppo biancorosso e soprattutto inizia a segnare a raffica, tenendo a galla da solo una formazione in evidente crisi. Il Bari vince in casa col Milan dominatore del torneo, strapazza 4-1 l’Inter con doppietta dello stesso Protti, ma si scioglie nei momenti decisivi della stagione, soprattutto contro dirette concorrenti per la salvezza. A poche giornate dalla fine del campionato, la situazione per i pugliesi è drammatica: Protti prova a salvare da solo la squadra, ribalta le sfide di Bergamo e in casa con la Cremonese, entrambe capovolte dallo 0-1 al 2-1, ma non basta perchè il Bari retrocede nonostante un cannoniere brillante come l’attaccante romagnolo. L’ultima giornata si presenta inutile per i biancorossi già retrocessi, ma fondamentale per Protti che è in corsa con Enrico Chiesa e Giuseppe Signori per il titolo di capocannoniere del campionato: il suo gol nel 2-2 fra Bari e Juventus gli permette di agganciare Signori a quota 24 reti, laureandosi col bomber laziale capocannoniere della serie A, un risultato straordinario in una stagione agrodolce con vittoria personale e sconfitta di squadra. Protti è ad oggi il primo ed unico calciatore della serie A ad aver vinto la classifica dei marcatori in una formazione retrocessa.

Il Bari sa bene che il momento di cedere Protti è arrivato: far cassa col capocannoniere della serie A significa avere i soldi sufficienti per ricostruire la squadra e puntare al ritorno in massima serie. E’ l’Inter la società che per prima e con più insistenza bussa alla porta di Vincenzo Matarrese per il bomber di Rimini: i nerazzurri si mettono d’accordo con la proprietà barese e col calciatore, poi dicono: “Vendiamo Zamorano e ufficializziamo Protti”. Non andrà mai così, perchè l’Inter non riesce a piazzare Zamorano e rinuncia all’acquisto della punta del Bari su cui a quel punto si fionda la Lazio che ha un’idea: cosa c’è di meglio per puntare allo scudetto se non avere in squadra i due capocannonieri dello scorso campionato, allenati da un tecnico offensivo come Zdenek Zeman? L’intesa col Bari è una formalità perchè Sergio Cragnotti, patron laziale, ha soldi da investire e ambizioni di primato: Protti diventa un calciatore della Lazio per 7 miliardi di lire. In molti si aspettano faville dalla coppia gol Protti-Signori, altri sono dubbiosi, temono che la super annata a Bari sia stata casuale per un calciatore alla soglia dei 30 anni e che in carriera non era mai andato oltre le 12 reti stagionali; in effetti, la stagione 1996-97 si presenta molto più in salita del previsto: la Lazio va presto in difficoltà, esce dalla Coppa Uefa per mano del Tenerife e nelle prime tre giornate di campionato conquista appena un punto. Al quarto turno, la formazione capitolina ospita il Parma e riesce ad acciuffare la prima vittoria stagionale per 2-1 e grazie al primo centro stagionale di Igor Protti che apre le marcature. Ma Roma non è Bari, sull’attaccante riminese ci sono aspettative enormi, lui fatica e risente di un gioco non brillante come gli anni passati; Zeman a gennaio è esonerato e al suo posto torna Dino Zoff, bravo ad inquadrare tatticamente il gruppo, cambiando pure il modulo. I risultati iniziano a vedersi e la Lazio scala la classifica fino a centrare quarto posto e qualificazione Uefa; Protti si ritaglia il suo spazio, realizza 7 reti, la più importante delle quali il 4 maggio 1997 nel derby contro la Roma, terminato 1-1 grazie alla zampata dell’ex barese al 91′.

Non basta però per guadagnarsi la riconferma: alla Lazio arriva Sven Goran Eriksson che si porta dalla Sampdoria Roberto Mancini e per Protti gli spazi si riducono drasticamente, tanto che la società durante un colloquio gli proseptta l’ipotesi di andare al Napoli. Protti accetta e inizia un calvario di due anni che lo fa uscire dai radar del grande calcio: il Napoli 1997-98 è infatti una squadra e una società allo sbando che cambia 4 allenatori e si ritrova ultima in classifica dall’inizio alla fine del torneo, incapace di reagire e con una città che ringhia rabbiosamente attorno ad un gruppo sfaldato sin da subito. Protti fa quel che può, guida i giovani compagni ad un’impresa impossibile, segna pure 4 reti, di cui una leggendaria al Delle Alpi di Torino contro la Juventus di Marcello Lippi, ripresa sul 2-2 e in superiorità numerica, al 90′ inoltrato grazie ad una splendida conclusione a giro dal limite dell’area dello stesso Protti. E’ il commiato dei partenopei alla serie A, Protti torna alla Lazio ma ci resta pochissimo, appena 2 apparizioni e poi la cessione ad ottobre in serie B alla Reggiana; gli emiliani, partiti con l’obiettivo di centrare la promozione, si ritrovano invischiati nella lotta per non retrocedere e Protti, come un anno prima, si vede costretto a salvare il salvabile, ad inventarsi gol e giocate che possano tirar fuori la squadra dai bassifondi della classifica. Ma anche stavolta non basta: l’attaccante realizza 8 reti in 24 partite ma la Reggiana sprofonda in C1, trascinando con sè anche la credibilità di un calciatore che dal titolo di capocannoniere è passato all’anonimato della serie B in meno di tre stagioni.

Igor Protti si ritrova senza squadra a 32 anni nell’estate del 1999, convinto forse di essere alla fine della sua carriera, non sapendo invece che la sua carriera debba ancora iniziare veramente. Sceglie infatti di ripartire da Livorno, laddove aveva giocato dal 1985 al 1988 e ritrovandolo laddove lo aveva lasciato, ovvero in C1; i toscani vivono un momento di malinconia, reduci dalla finale playoff persa nel 1998 contro la Cremonese e da una stagione anonima chiusa al 12.mo posto. Il pubblico amaranto è sempre caldo ed appassionato, ma la fiducia verso quel ritorno in serie B (categoria che a Livorno manca dal lontanissimo 1972) sembra che stia inesorabilmente scemando. A ringalluzzire i livornesi ci pensa il nuovo proprietario, Aldo Spinelli, che succede ad Achilli e come biglietto da visita presenta il ritorno di Igor Protti, da molti considerato ormai nella parabola discendente della sua carriera ma che il neo presidente accoglie diversamente: “Sarà lui il simbolo della nostra rinascita”. Parole che suonano come una promessa che però il Livorno non mantiene al primo anno, chiuso al settimo posto e con l’unica soddisfazione ottenuta nel successo di Pisa, espugnata nuovamente dopo 21 anni; Protti si rilancia, segna 11 reti e l’intero ambiente livornese ha la sensazione che quella squadra possa presto spiccare il volo. Il campionato 2000-2001 resta una delle delusioni maggiori per Protti e per tutta Livorno: l’attaccante romagnolo, ormai tornato ai vecchi splendori e con una seconda giovinezza tutta da vivere, realizza 22 gol e si laurea capocannoniere del campionato, secondo alloro personale in bacheca; ma, come per i gol di Bari, neanche questa volta il suo bottino di reti basta per il successo finale perchè il Livorno, terzo in classifica, perde la serie B un’altra volta agli spareggi per mano del Como. Sembra destino che quella serie C resti incollata alle maglie amaranto, ma in pochi sanno o sospettano che il bello debba ancora venire.

Il campionato 2001-2002 racchiude tutte le sensazioni di Protti e dei livornesi negli ultimi anni: speranze e sofferenze in alternanza per l’intera stagione; il Livorno di Osvaldo Jaconi ingaggia con lo Spezia un duello serratissimo per la promozione diretta, mentre Protti continua a segnare come un invasato e nessuno o quasi ricorda che quel ragazzino ha 34 anni suonati. A cinque giornate dalla fine, il Livorno torna nell’incubo perchè lo Spezia vince all’Ardenza e si porta ad un solo punto dai toscani, rimettendo in discussione la promozione in serie B. Ma Protti e gli amaranto non vogliono abdicare e non vogliono affidare nuovamente ai playoff le possibilità di successo; vincono soffrendo e si tengono stretta la prima posizione, fin quando, alla penultima giornata, sono ospiti dell’ostico Treviso. La gara scorre sul filo dell’equilibrio, il risultato bloccato sull’1-1 e senza che il Livorno sembri in grado di trovare il guizzo vincente, scosso anche dalle notizie che giungono dagli altri campi con lo Spezia in odore di sorpasso. A 4 minuti dal termine, Protti si carica ancora sulle spalle la sua squadra, dà il via all’azione che poi va a concludere in gol sotto la curva dei suoi tifosi, esultando con liberazione aggrappandosi alle recinzioni che separano gli spalti dal campo. Il Livorno vince anche l’ultima partita contro l’Alzano e torna in serie B dopo 30 anni, Protti vince un’altra volta la classifica dei marcatori segnando 27 gol e diventando lo zar della città, appellativo che ancora oggi si porta dietro.

Che fine ha fatto quel calciatore ormai a fine carriera? Sembra non esserci più traccia di lui, perchè ora dentro quella maglia c’è un bomber di razza, oltre che il leader assoluto di un Livorno rinato e pronto ad affrontare la serie B 30 anni dopo l’ultima volta. Spinelli lo aveva promesso, Protti ha contribuito a mantenere speranze ed auspici di un pubblico esigente che ora non intende fermarsi. La serie B 2002-2003 è di assestamento, il Livorno chiude al decimo posto dopo esser stato in lizza per le prime posizioni per gran parte della stagione, mentre Protti, ormai goleador con regolarità, mette a segno 23 reti che gli valgono il terzo titolo di capocannoniere della carriera, primo calciatore d’Italia a riuscire nell’impresa di vincere la classifica marcatori in serie A, in serie B e in serie C. L’annata successiva, con Walter Mazzarri in panchina, il Livorno riporta a casa il figliol prodigo Cristiano Lucarelli, un centravanti di peso che si sposa benissimo con le qualità di Protti, creando una coppia che per la serie B è troppo forte: i due insieme sono irresistibili, in campo dialogano senza lasciare respiro agli avversari, fuori sono amici, in più amano la maglia del Livorno come nessun’altra. Sarà un campionato magico per gli amaranto che tornano in serie A dopo 55 anni, trascinati dalle 53 reti della coppia Lucarelli-Protti (29 per il primo, 24 per il secondo). E pensare che Protti viene convinto solamente in extremis a giocare anche quel campionato: l’attaccante romagnolo si sarebbe voluto ritirare dopo il titolo di capocannoniere del torneo precedente, pensando di non poter chiudere meglio di così la sua carriera. Si sbagliava.

Protti segna 24 reti in serie B, è ormai definito il capocannoniere dei capocannonieri ed ha un unico e ultimo obiettivo prima di dire addio al calcio giocato: disputare un’ultima stagione in serie A e lasciare il suo Livorno in massima serie. A guidare l’attacco livornese nel massimo campionato 2004-2005 è il più giovane Lucarelli, mentre Protti fa da comprimario, osannato dal pubblico dell’Ardenza ad ogni ingresso in campo. Per lui arrivano anche 6 gol: alla seconda giornata in casa col Chievo, sempre a Livorno col Messina, quindi tre reti consecutive: un calcio di rigore decisivo nel vittorioso 3-2 di Brescia, ed una rete a testa contro Cagliari e Lazio. Infine il tributo al campione del 22 maggio 2005: all’Ardenza arriva la Juventus di Capello campione d’Italia, il Livorno è già salvo per merito di una stagione straordinaria. E’ la giornata di Igor Protti, per l’ultima volta in campo davanti ai suoi tifosi, nella città della sua rinascita sportiva; il numero 10 è emozionato, la gara è una classica sgambata di fine stagione, ma tutti gli occhi sono per lui che riesce pure a trovare il gol al 48′, di testa, per il provvisorio 1-1. Lo stadio esplode, Protti si inchina e ringrazia un pubblico che, a sua volta, ringrazia lui per le emozioni, per quella cavalcata dalla C1 alla serie A e per quei 113 gol in sei stagioni, altro che giocatore finito.

Igor Protti lascia il calcio con 248 gol totali in 651 partite, tre titoli di capocannoniere e la cittadinanza onoraria ottenuta a Bari e a Livorno. Un attaccante che ha fatto parlare di sè forse più alla soglia dei 35 anni che nel pieno della sua carriera, un calciatore d’altri tempi, capace di ritagliarsi un angolo di felicità nella città che più lo ha accolto e che più ha amato, giocando fino a 38 anni e diventando colui che ancora oggi è ricordato come il re dei capocannonieri, diventato leggenda del calcio nel momento in cui tanti suoi colleghi decidono di ritirarsi.

di Marco Milan

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