Incendi 2017: emergenza senza fine

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L’Italia continua a bruciare a causa di piromani e siccità. In un mese 26mila ettari di superficie boschiva in fumo e 400 interventi della Protezione Civile

È un disastro di proporzioni apocalittiche quello che sta vivendo in questi giorni il nostro Paese. A 10 anni di distanza da quel drammatico 2007,  ricordato anche sul sito della protezione civile come l’annus horribilis sul fronte incendi, l’emergenza roghi torna a far paura e a minacciare seriamente il patrimonio boschivo italiano. Secondo i dati resi noti da Lega Ambiente, da metà giugno a metà luglio sono stati quasi 400 gli interventi della Protezione Civile su tutto il territorio nazionale. E nonostante il lavoro di volontari e professionisti sarebbero andati in fumo oltre 26.000 ettari di superficie boschiva, pari al 93% di quella bruciata nell’estate 2016.

La siccità, la disattenzione e il dolo, questi sono i principali responsabili dell’emergenza incendi. Per quanto riguarda la siccità, la metà delle regioni italiane sarebbe pronta a chiedere al Governo lo stato di emergenza. La mancanza prolungata di piogge, che ormai si protrae dalla primavera, oltre a danneggiare seriamente le produzioni agricole rende il sottobosco e gli spazi non coltivati un “terreno fertile” per la propagazione dei roghi, diventando una delle principali responsabili della vastità delle superfici bruciate. Accanto al fattore climatico, ce n’è un altro, la disattenzione, che è determinato dall’incuria con cui le persone si rapportano con il patrimonio ambientale. Mozziconi di sigarette, tubi di scappamento avvicinati alle sterpaglie o fuochi sfuggiti al controllo di coloro che li hanno accesi rappresentano alcune delle principali cause di innesco dei roghi.

E poi c’è il dolo, che è una storia a parte, di cui ogni anno nel nostro Paese viene scritto un nuovo capitolo. Si va dalla bravata alle motivazioni di tipo economico, passando per la vendetta o il mero gusto di appiccare il fuoco. Ogni estate malintenzionati e piromani sembrano darsi appuntamento, per motivi diversi, con l’obiettivo di guardare il nostro Paese bruciare. Quest’anno la componente dolosa dei roghi divampati finora sembra essere particolarmente odiosa e rilevante.

Dati alla mano si scopre, senza molta sorpresa purtroppo, che le regioni più colpite risultano essere la Sicilia e la Calabria, ormai in ginocchio per gli incendi che ancora non sono stati domati e per quelli dei quali si è potuto fare una prima stima dei danni. Desolanti le immagini postate sui social dall’assessore all’agricoltura della regione Sicilia, Antonello Cracolici, che mostrano le enormi devastazioni patite dalla Riserva dello Zingaro. Secondo Coldiretti, ci vorranno oltre 15 anni per risanare le aree boschive distrutte, mentre ad alcuni degli effetti causati dal fuoco non ci sarà modo di rimediare. Il disastro economico si aggirerebbe attorno al miliardo di euro, ma quello percepito dalla popolazione sembra essere molto più grave. In Campania, dove alcuni giorni fa è bruciata una vasta area alle pendici del Vesuvio e del monte Somma, intere famiglie sono state private delle loro fonti di reddito e della loro quotidianità. Accanto ai danni economici, la paura è che possano esserci ricadute per la salute della popolazione, prima fra tutte quella legata al pericolo diossina.

Come se non bastasse, le indagini proseguono a rilento e vanno avanti con molta fatica, sia a causa dell’omertà che ruota attorno al fenomeno degli incendi, sia per la difficoltà di raccogliere prove contro i piromani. In cima alla lista dei sospettati ci sono le ecomafie, da sempre in prima linea nell’uso dei roghi per raggiungere i propri obiettivi economici. Tuttavia, accanto alla criminalità organizzata, sembra esserci una folta schiera di piromani “lupi solitari”, che appiccano il fuoco per il mero gusto di veder divampare le fiamme. Nei giorni scorsi, due di questi sono stati arrestati in flagranza di reato rispettivamente nel messinese e nel Cilento. In provincia di Viterbo, quattro giovani sono stati sorpresi dai carabinieri nel tentativo di appiccare un incendio. Interrogati dagli inquirenti, si sono giustificati dicendo che si trattava di una semplice bravata.

Cosa possiamo fare noi cittadini per aiutare la Protezione Civile e le forze dell’ordine a combattere la piaga dei roghi? Purtroppo ben poco. Tuttavia, il rispetto di poche e semplici norme di sicurezza e il porre attenzione a ciò che facciamo quando siamo a contatto con la natura possono già ridurre in modo sensibile il rischio. Per il resto, denunciare e segnalare sono i due verbi che dovrebbero muovere tutta la popolazione nella lotta agli incendi. Perché se è vero che i colpevoli sono pochi, la responsabilità di tutelare il nostro territorio, preservandolo dai disastri, ricade su tutti noi.

(di Christopher Rovetti)

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