Amarcord: il flop della Francia, le mancate qualificazioni ai mondiali 1990 e 1994
Saltare l’appuntamento con una grande competizione è capitato a quasi tutte le nazionali di calcio più blasonate e storiche: l’Italia ha mancato gli europei del 1992, l’Inghilterra i mondiali del 1994, l’Olanda quelli del 2002. La nazionale francese, però, è riuscita nella non invidiabile impresa di non prender parte a due edizioni consecutive dei mondiali, un danno di immagine e non solo tecnico che ha rovinato un’intera generazione di calciatori transalpini che mai si sono potuti affermare nella più grande rassegna calcistica intercontinentale.
Nel 1988, dopo la mancata qualificazione agli Europei tedeschi nonostante il titolo di campione d’Europa in carica, la Francia effettua un rilevante cambiamento ai piani alti della politica calcistica: vengono spesi oltre 100 milioni di franchi per costruire ed inaugurare il centro tecnico nazionale Fernand Sastre, anche conosciuto come Clairefontaine, una sorta di accademia del pallone nel quale formare e far crescere nuovi talenti da lanciare nei club e nelle rappresentative delle nazionali transalpine. Viene poi indicato un supervisore per le nazionali, scelto nell’allora presidente del Bordeaux Claude Bez che avrà come primo compito quello di selezionare il nuovo commissario tecnico francese che dovrà qualificare la nazionale ai mondiali italiani del 1990; Bez fa presto a decidere, alla Francia serve un selezionatore che abbia carisma e che sia amato dall’intera nazione, anche a spese dell’eventuale inesperienza. Tutte le strade portano a Michel Platini che ha da poco smesso di giocare e che fin da subito nutre il bisogno e l’ambizione di rimanere nel mondo del calcio. L’ex juventino è nominato tecnico della Francia nel novembre del 1988 nel tripudio generale di un paese che sogna già i mondiali italiani da giocare con un attacco super, composto dal centravanti Jean Pierre Papin e dal giovane talento Eric Cantona, forse la promessa più fulgida del calcio francese, anche a dispetto di un caratterino a dir poco bizzoso. Cantona è sbruffone, arrogante, a volte pure maleducato, ma in campo col pallone fa quello che vuole, la Francia sembra pazza di lui; ma Cantona, come detto, abbina alle doti calcistiche un carattere assai sopra le righe, tanto che in una trasmissione televisiva aveva definito il vecchio commissario tecnico, Henri Michel, “un grosso sacco di merda”, solo perchè nelle ultime gare lo aveva tenuto in disparte.
Nel girone di qualificazione ad Italia ’90, la Francia è abbinata a Jugoslavia, Scozia, Norvegia e Cipro, per un cammino giudicato da tutti abbordabile: la Jugoslavia è una nazionale forte ma da sempre incostante e con aspre divisioni interne, la Scozia vive un buon momento ma è tecnicamente inferiore ai francesi, così come la Norvegia, mentre Cipro è la classica compagine materasso. Il girone inizia bene per la Francia di Platini che il 28 settembre 1988 a Parigi batte 1-0 la Norvegia e conquista i primi 2 punti e i primi 2 passi verso l’Italia; quello che nessuno si aspetta, però, avviene circa un mese dopo, il 22 ottobre, quando a Nicosia la nazionale francese incappa in un clamoroso 1-1 in casa dei ciprioti, un pareggio che risulterà pesantissimo e forse decisivo alla fine della contesa, perchè i transalpini nella giornata successiva perdono 3-2 a Belgrado contro la Jugoslavia, quindi perdono 2-0 in Scozia e non vanno oltre lo 0-0 a Parigi contro gli slavi. A tre turni dal termine del girone, la situazione per i francesi è compromessa ma non irrecuperabile, anche se saranno necessarie tre vittorie alla formazione di Platini per acciuffare la qualificazione. A Oslo, il 5 settembre 1989, Norvegia-Francia termina 1-1, un risultato che non basta, non può bastare, perchè nel frattempo Jugolsavia e Scozia stanno facendo il vuoto e non accennano a mollare; Platini è scuro in volto dopo la trasferta norvegese, sa che le possibilità di qualificazione sono ormai ridottissime, sa che potrebbe non bastare neanche battere la Scozia nel successivo incontro, sa che non qualificare la nazionale ai mondiali sarebbe gravissimo per l’intero paese e per lui stesso, alla prima grande esperienza in panchina. La Francia ha un sussulto e batte 3-0 gli scozzesi, ma nell’ultima giornata ai britannici basterà un pareggio per qualificarsi ed estromettere clamorosamente i blues dai mondiali. E’ il 15 novembre 1989, infatti, quando la Scozia festeggia l’approdo a Italia ’90 accontentandosi dell’1-1 casalingo contro la Norvegia, rendendo inutile il successo dei francesi tre giorni dopo in casa contro Cipro: la nazionale di Francia è fuori dai mondiali dopo 15 anni e la mancata qualificazione a Germania ’74. Delusione e rabbia da Parigi a Marsiglia, da Lione fino in Corsica: Platini è già sulla graticola, il paese è in subbuglio.
La Francia assiste così da casa a Italia ’90, pronta a ripartire e a qualificarsi per gli Europei in Svezia del 1992, ultima chiamata per Michel Platini che, qualora deludesse anche lì, sarebbe immediatamente accantonato. L’ex calciatore della Juventus qualifica invece la nazionale agli Europei dove però la Francia delude e non è in grado di vincere nemmeno una partita, pareggiando contro Svezia (1-1) ed Inghilterra (0-0) e perdendo 2-1 contro la Danimarca, risultati che obbligano Platini alle dimissioni e la federcalcio transalpina ad una dura riflessione sull’intero movimento calcistico e sull’individuazione di un nuovo commissario tecnico. La scelta cade su Gerard Houllier, il vice di Platini, ex allenatore del Paris Saint Germain, a cui una Francia in crisi chiede un rilancio e la qualificazione ai mondiali americani del 1994, un appuntamento da non fallire dopo l’assenza del 1990 e il disastro del 1992. In rosa, oltre ai citati Cantona e Papin, emergono gli ordinati e dinamici centrocampisti Sauzeè e Deschamps a cui Houllier affida le chiavi della squadra; ma il gioco latita ancora e se Platini era stato accusato di praticare un gioco sparagnino e difensivista, le cose non migliorano con Houllier, ritenuto giovane ed inesperto come Le Roi, ma con l’aggravante di non avere la personalità dell’ex numero 10. Il girone di qualificazione ad Usa ’94 comprende, oltre ai francesi, anche Svezia, Bulgaria, Austria, Finlandia ed Israele; nuovamente i transalpini sono i grandi favoriti del raggruppamento, nonostante le critiche al gioco e l’obbligo di recitare un ruolo da protagonista, con una nazione intera col fucile puntato, pronta a colpire al primo errore.
La corsa verso gli Stati Uniti parte malissimo per la Francia, sconfitta all’esordio in Bulgaria per 2-0 il 9 settembre 1992, accentuando quelle critiche e quelle contestazioni che ormai sono all’ordine del giorno a Parigi e dintorni. Houllier predica calma, sostiene che il cammino è ancora lungo e che la sua nazionale si qualificherà per i mondiali; una dichiarazione che sembra sbloccare la Francia che vince 2-0 contro l’Austria, 2-1 contro la Finlandia, 4-0 in Israele, 1-0 a Vienna e 2-1 sulla Svezia. La qualificazione sembra ormai una formalità, nonostante la concorrenza di Svezia e Bulgaria che sembrano non voler mollare, giocano bene e sono nazionali giovani e con discreti talenti in squadra. L’1-1 in Svezia dell’agosto 1993 e la successiva vittoria contro la Finlandia lasciano la Francia in piena corsa per il passaggio del turno, fin quando, il 13 ottobre 1993 l’imponderabile scende nuovamente sui cieli francesi: a Parigi, la nazionale di Houllier a 10 minuti dal termine è in vantaggio 2-1 su quella israeliana, pensa di avere la gara in pugno e si rilassa, troppo per una partita di qualificazione mondiale, troppo per l’orgoglio degli israeliani che dall’83’ al 90′ ribaltano la situazione e costringono la Francia ad una clamorosa sconfitta che mette a repentaglio la qualificazione, anche perchè Svezia e Bulgaria battono Austria e Finlandia proseguendo nella loro opera di tallonamento ai francesi di Houllier. Nell’ultimo turno, a Parigi si gioca Francia-Bulgaria: la Svezia è già prima con 15 punti e la vittoria del girone, la Francia è seconda a 13, la Bulgaria terza a 12; ai francesi basta un pareggio per staccare il biglietto verso l’America, mentre i bulgari tentano il miracolo al Parco dei Principi. E’ il 17 novembre 1993: la gara si mette subito bene per la Francia che segna con Cantona e si avvicina ad ampie falcate ai mondiali, scacciando lo spettro di una nuova eliminazione. Il pubblico salta e canta, la Bulgaria sembra frastornata, ma da un angolo di Balakov nasce il pareggio di testa dell’attaccante Kostadinov: 1-1 e tutto nuovamente in bilico. Il tempo passa, la paura pervade i francesi, la disperazione getta i bulgari in avanti, ma tutto sommato la difesa di Houllier, guidata da Laurent Blanc, sembra reggere. E’ il 90′ quando la Francia riesce a tenere la palla lontana dalla propria area di rigore battendo un calcio di punizione, ma Ginola, anzichè tenere palla, la butta al centro dove non ci sono compagni, permettendo la veloce ripartenza della Bulgaria: Penev lancia lungo per Kostadinov che entra in area dalla destra, avanza e poi batte di destro, forte, più forte che può sul primo palo, il portiere francese Lama si protende in tuffo ma non riesce a fermare il potente tiro che si insacca sotto l’incrocio dei pali. Il Parco dei Principi è gelato, i tifosi bulgari sono quasi increduli, Kostadinov corre impazzito per tutto il campo, si mette le mani fra i capelli, non ci crede, non ci crede lui come non ci credono i francesi. 1-2, la Bulgaria sorpassa la Francia all’ultima curva e la estromette di nuovo dai mondiali, il secondo forfait, il secondo flop consecutivo, una disdetta per una nazionale così blasonata.
Nessun perdono e nessuna pietà per una compagine incapace di qualificarsi per i mondiali per due volte di fila, nonchè reduce da un pessimo campionato d’Europa. Il quotidiano Liberation titola così il 18 novembre 1993: “Francia qualificata ai mondiali 1998”. Una meravigliosa ironia, dettata dall’eliminazione del giorno prima e dall’approdo d’ufficio al campionato del mondo successivo che proprio la Francia ospiterà, diventando così qualificata di diritto. Col morale sotto i tacchi, l’onta del doppio flop e la rabbia dei tifosi, la federcalcio francese fa i conti pure con la delusione di calciatori come Papin e Cantona che, nel pieno della loro carriera, devono rinunciare (e rinunceranno per sempre) a giocare i mondiali. La riorganizzazione è difficile, ma i talenti prodotti dal calcio francese aiuteranno la nazionale transalpina a risorgere, a raggiungere la semifinale agli Europei del 1996 (eliminazione ai calci di rigore contro la Repubblica Ceca) e a vincere i mondiali del 1998 e i successivi Europei del 2000, una storia trionfale, il cui prologo, però, è stato il doppio fallimento ai mondiali del 1990 e 1994, una pagina tanto mesta quanto storica per una delle nazionali più celebri del panorama internazionale.
di Marco Milan