Salvataggi bipartisan: Lotti e Minzolini
Dopo il salvataggio di Lotti, il Senato ribalta il parere della giunta per le autorizzazioni che chiedeva la decadenza del senatore Minzolini a seguito della condanna definitiva per peculato. Il Movimento 5 Stelle attacca PD e Forza Italia
Pare che ormai in Parlamento ci abbiano preso gusto. In meno di una settimana due salvataggi quasi impossibili operati entrambi dal Senato. Il 15 marzo era stato il Ministro dello Sport, Luca Lotti, a uscire indenne dalla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle in merito al caso Consip, per il quale il membro dell’esecutivo è indagato dalla procura di Roma per rivelazione di segreto d’ufficio. A distanza di pochi giorni, Palazzo Madama ha ribaltato il parere della giunta per le autorizzazioni che aveva votato a maggioranza la revoca del mandato parlamentare per il senatore Augusto Minzolini, dopo la condanna definitiva per peculato.
Due casi molto diversi certo, ma che hanno fatto gridare allo scandalo e all’inciucio più di un commentatore. Per quanto riguarda Luca Lotti, il più renziano dei ministri del Governo Gentiloni, si è trattato davvero di una specie di plebiscito, che ha visto maggioranza e verdiniani votare compatti contro la mozione di sfiducia pentastellata. A niente è servito l’appello del Partito Democratico affinché gli esponenti di ALA scegliessero di uscire dall’aula. Verdini e compagni hanno scelto di dimostrare il loro appoggio all’esecutivo e al PD. Un supporto di cui il governo e Lotti avrebbero fatto volentieri a meno, visto la posizione quanto mai scomoda che Verdini è riuscito a ritagliarsi anche in seno all’inchiesta Consip. Probabilmente la posizione del partito guidato dal senatore toscano è stata condizionata dalle vicende giudiziarie del suo leader, condannato in via definitiva per truffa e bancarotta. Più discreta invece è stata la posizione di Forza Italia, che in nome del sempreverde garantismo ha abbandonato l’emiciclo al momento della votazione.
Scampato il pericolo di venir gettato in pasto alla stampa e forse ai giudici, il Ministro dello Sport si è detto estremamente soddisfatto del voto. Nel dichiararsi a disposizione dei magistrati per di fugare ogni dubbio circa la estraneità rispetto all’inchiesta, Lotti ha sempre rigettato le accuse mossegli dall’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, il quale aveva tirato in ballo il ministro addossandogli il ruolo di talpa. Secondo l’ad, il fedelissimo di Renzi gli avrebbe rivelato l’esistenza di un’indagine a suo carico nonché la presenza di cimici all’interno del suo ufficio. Lotti, da parte sua, ha definito le accuse un bieco tentativo di screditare il governo e di colpire in modo indiretto l’ex premier Matteo Renzi.
Di ben altro tenore il caso Minzolini. L’ex direttore del TG1 è stato condannato in via definitiva per peculato continuato, per aver utilizzato la carta di credito della Rai. Tuttavia, con 134 voti favorevoli, 90 contrari e 20 astenuti, l’aula del Senato ha approvato la proposta del senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo, che chiedeva di respingere il parere della Giunta per le Autorizzazioni del Senato. La giunta si era espressa in modo favorevole all’applicazione della Legge Severino, che prevede la decadenza dagli incarichi parlamentari dei condannati in via definitiva. Il senatore di Forza Italia aveva anticipato che avrebbe presentato comunque le sue dimissioni dall’incarico parlamentare, qualunque fosse stato l’esito della votazione.
Con questo voto palazzo Madama, non solo ha salvato Augusto Minzolini, ma sembra aver rigettato in modo incontrovertibile la riforma varata dal Governo Monti per la prevenzione e la repressione dell’illegalità all’interno della pubblica amministrazione. Una decisione che farà discutere parecchio nei prossimi mesi e che, al momento, sta già generando una serie immane di polemiche soprattutto all’interno delle aule parlamentari. Questo anche per il voto espresso dall’aula, che ha visto venti senatori democratici astenersi e altri diciannove votare a favore dell’ordine del giorno Caliendo, in quanto ravvisavano gli estremi del fumus persecutionis. Probabilmente sarà così, ma sono in molti a chiedersi se questi salvataggi bipartisan non siano soltanto l’ennesimo voto di scambio tra maggioranza e parte delle opposizioni.
Durissime le reazioni del Movimento 5 Stelle, che attraverso le dichiarazioni di Luigi di Maio ha duramente criticato la decisione del Senato, avvisando l’intera classe politica che ciò potrebbe determinare manifestazioni violente da parte della cittadinanza. Un monito questo che non è piaciuto affatto all’Osservatore Romano, che ha ravvisato in queste parole una sorta di benestare pentastellato alla rivolta di piazza. Una situazione abbastanza incandescente, che rischia di gettare ulteriore discredito su una politica, quella italiana, che sembra ormai sempre più distante dal Paese reale o che, forse, ne rappresenta a pieno e in modo esagerato i vizi e le pecche. Del resto, come amavano ripetere Aristotele, De Maistre e Churchill, ogni Paese ha la classe dirigente che si merita.
(di Christopher Rovetti)