Statistiche e Fiori d’arancio

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 Nel 2015 si registra l’aumento più consistente dei matrimoni in Italia dal 2008

Il 2015 è stato l’anno d’oro dei matrimoni in italia. A certificarlo è l’Istat nel rapporto “Matrimoni, separazioni e divorzi”. Rispetto al 2014 ne sono stati celebrati circa 4.600 in più rispetto al 2014, l’aumento annuo più consistente dal 2008, per un totale di 194.377. Nei 6 anni precedenti, infatti, il numero era diminuito a un ritmo do quasi 10.000 l’anno.

Aumenta l’età media per le prime nozze, 35 per gli uomini, 32 per le donne, contro rispettivamente i 33 e 30 del 2008. Proprio il dato delle prime nozze, però è in aumento: si tratta del 42,9%  dei casi per i celibi e del 47,4% per le nubili.
Non si tratta di una crescita che certifica il ritorno alle tradizioni; gli altri dati raccolti danno uno spaccato di un’Italia che cambia e sta al passo coi tempi. Per esempio, il 17% delle nuove unioni ( 33.579) sono seconde o successive nozze: anche questo un dato in crescita sull’anno precedente del 9%, quasi 3000 in più.

In rotta con la tradizione cattolica, aumentano anche le unioni celebrate con rito civile: circa 88.000 (il 45,3% del totale), con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. In lieve calo (200 unità in meno) i matrimoni in cui almeno uno degli sposi non ha la cittadinanza italiana, ma straniera. Si tratta del 12,4 % del totale, circa 24.000.

Non è ovviamente tutto rosa e fiori. I dati sull’instabilità coniugale, infatti, rispecchiano le recenti variazioni normative. L’introduzione del divorzio breve ha in particolar modo avuto l’effetto di concentrare in un anno divorzi e separazioni che normalmente sarebbero stati distribuiti su vari anni. L’aumento è comunque consistente: il 57% in più rispetto al 2014, per un totale di 82.469. Nella norma, invece, l’aumento delle separazioni: solo il 2,7% in più sull’anno precedente, 91.706 in totale. Non si tratta di separazioni e divorzi dopo matrimoni lampo: la durata media delle unioni è di circa 17 anni, quando in media gli uomini hanno 48 anni e le mogli 45.

Non si tratta di un dato trasversale a tutti i matrimoni: si dimostrano in migliori condizioni quelli religiosi, con una propensione alla separazione più bassa. A 10 anni dalle nozze, infatti, per le coorti di matrimonio del 1995 sono sopravviventi il 91.1% delle unioni,  il 91,4% per quelle del 2005. Le statistiche scendono leggermente per i matrimoni civili: 86,1% per la coorte del 1995, 84,1% per quella del 2005.

Di tutte le separazioni con affido del 2015, l’89% ha figli in affido condiviso. Si tratta dell’unico e chiaro effetto dell’applicazione della Legge 54/2006, basata sul principio di bigenitorialità. Soltanto l’8,9% dei figli e infatti affidato esclusivamente alla madre.

I dati legati agli assegni di mantenimento e alla destinazione della casa coniugale sono stabili e a favore delle mogli, essendo chiaramente legati alla disoccupazione e sottoccupazione femminile. Nel 60% dei casi la casa coniugale è assegnata alla donna, una percentuale che sale al 69% in presenza di almeno un figlio minorenne. Il 94% del totale delle separazioni con assegno del 2015, prevede che l’assegno di mantenimento sia corrisposto dal padre.

(di Francesca Parlati)

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