Arte: Jean-Michel Basquiat al Mudec di Milano

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L’artista americano viene ricordato in una mostra al Museo delle Culture dal 28 ottobre al 26 febbraio

Una scintilla breve ma di grande intensità. Così potrebbe essere riassunta l’esperienza artistica di Jean-Michel Basquiat, il pittore e writer statunitense che è riuscito in pochi anni a trasformare le sue opere negli esempi più importanti nel linguaggio espressionista americano.

«Io non penso all’arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita», così l’artista manifestava l’essenza della sua arte che, a quasi trenta anni dalla sua prematura scomparsa avvenuta a soli 27 anni, rivive al Museo delle Culture (Mudec) di Milano dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017. Una mostra evento, che intende ripercorrere la breve carriera di Basquiat attraverso l’esposizione di circa 140 lavori realizzati tra il 1980 e il 1987, nei quali emerge la contaminazione tra arte e vita, il principio che ha guidato il giovane artista nella sua breve produzione. La maggior parte delle opere presenti provengono dalla collezione dell’imprenditore israeliano Josef Mugrabi che aveva acquistato una serie di lavori di Basquiat dopo averlo conosciuto tramite Andy Warhol, figura chiave per il percorso artistico dell’eclettico ragazzo di colore, nato a New York da padre haitiano e madre portoricana.

Dopo aver abbandonato gli studi ed essersi cimentato nell’arte dei graffiti spinto da un’innata inclinazione, Jean Michel lascia la casa dei genitori e prova a guadagnarsi da vivere vendendo delle cartoline da lui stesso decorate e individuando tra i potenziali acquirenti anche Andy Warhol. Inizialmente, il re della pop art si limita ad acquistare alcune di queste cartoline, snobbando il giovane ragazzo. Soltanto dopo alcuni anni Warhol si rende conto del potenziale artistico insito nelle opere del giovane e tra i due nasce una forte amicizia che sfocia in un connubio professionale, nel quale si integrano le caratteristiche stilistiche di entrambi: al 1984 risalgono i lavori realizzati a “due mani”, con Andy Warhol. La differenza di stile tra i due è evidente, eppure gli abbozzi di personaggi disperati (con i quali voleva ricordare le sue origini), i riferimenti al jazz, i pittogrammi, le visioni infantili e i getti di colore sulla tela tipici dell’arte di Basquiat ben si integrano con la pop art di Warhol. Quando, nel settembre 1984, il New York Times definisce Basquiat “la mascotte di Warhol”, il connubio tra i due inizia a vacillare fino a rompersi completamente, complice anche l’eccessivo utilizzo di droghe da parte del giovane artista di colore, che inizia a soffrire di frequenti disturbi psichici fino a giungere alla morte nel 1988 per overdose a soli 27 anni.

La prima mostra che consacra l’artista a livello internazionale avviene nel 1992 al Whitmey Museum of American Art; al 2005 risale invece la retrospettiva al Brooklyn Museum of Art. L’appuntamento milanese intende inserirsi in questa progressione, per ripercorrere il percorso personale e artistico di un pittore che ha fatto dell’arte l’espressione migliore per affermare l’orgoglio del popolo africano, rielaborando le forme tradizionali e calandole in una poetica tipicamente da writer.

«Jean Michel Basquiat è stato il primo artista nero famoso della storia dell’arte in un periodo in cui la discriminazione razziale era più forte di quella che esiste ancora oggi negli Stati Uniti, di cui leggiamo quasi quotidianamente sui giornali», così Gianni Mercurio, curatore della mostra milanese insieme a Jeffrey Deitch, ha sottolineato l’importanza sociale del segno artistico di Basquiat che, grazie all’iniziativa del Mudec, raggiunge anche il pubblico italiano.

(di Giulia Cara)

Fonte immagine: centroarte.com

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