Stazione Termini: il fucile giocattolo e il terrosimo psicologico dei media

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I media hanno funionato come amplificatore concentrico di agitazione e panico nella vicenda dell’uomo con il fucile giocattolo a Termini. Si è etichettata una vicenda come “allarme terrorismo” prima ancora che si fosse verificato qualunque fatto

La polizia in stazione Termini dopo le segnalazioni di un uomo armato di fucile, Roma, 25 gennaio 2016. (ANSA/DOMENICO PALESSE)
La polizia in stazione Termini dopo le segnalazioni di un uomo armato di fucile, Roma, 25 gennaio 2016.
(ANSA/DOMENICO PALESSE)

Ogni giorno a Roma, un cittadino si sveglia e sa che troverà un alpino a proteggere la stazione della metro.

Ora, non siamo certi che sia stata effettuata alcuna esercitazione anti-terrorismo che attesti l’effettiva validità di un singolo e povero alpino, pur se armato di mitra, in casi di attacchi simili a quelli subiti dai parigini un paio di mesi fa; ma considerando che le stazioni della metro della Capitale, in special modo quelle più lontane dal centro storico, sono sempre state una sorta di terra di confine che rasenta l’ignoto e dove tutto può e ti può accadere, ci si è accontentati.

La cittadinanza tra lo stupore e l’impaccio tipici dell’inizio di ogni relazione, ha saputo adattarsi all’inconsueta presenza dei cappelli con le penne nelle aree urbane e suburbane, instaurando un rapporto di fiducia e pacifica convivenza, al grido del mai domo “mejo de niente”.

Però succede che il 25 gennaio un uomo armato getta nel terrore la Stazione Termini, snodo nevralgico della circolazione romana e nazionale. “Poi tutto a un tratto gente che piange, gente che spinge, gente che va a terra”, per citare un Baglioni d’annata. L’area intorno Piazza dei Cinquecento è nel caos e viene blindata dalle forze dell’ordine.

Il video dell’individuo che tiene basso un fucile di dimensioni notevoli fa il giro del web rimbalzando da Repubblica.it inevitabilmente sui social network sotto il titolo “Roma: Allarme Terrorismo”, seminando il panico tra quanti sapevano parenti o amici nei pressi della stazione, o che ci sarebbero dovuti passare, o che fossero semplicemente a Roma. O in Italia.

Si scoprirà solo più tardi, quindici ore dopo per l’esattezza, quando l’individuo in questione – ripreso più volte da diversi dispositivi, segnalato a media e autorità, che andava in onda sul web e in tv quasi in diretta – non verrà fermato ad Anagni (che dista dalla Capitale circa 70 km), che si è trattato di un madornale abbaglio: il fucile era giocattolo e lui non si era accorto di nulla.

Luca Campanile, pizzaiolo di 44 anni ha comprato il fucile per suo figlio e si avvia per tornare a casa, prendendo la metro B1 e giungendo a Termini alla volta di Anagni. “Se l’avessi immaginato non l’avrei portato”, ha dichiarato e ha poi aggiunto: “Mi è venuto da ridere, mi è sembrata un’esagerazione, non mi sono accorto di nulla perché ero sul treno, avranno iniziato a urlare dopo che ero passato, in stazione nessuno mi ha chiesto dell’arma giocattolo. Per arrivare ai treni devi mostrare il biglietto e il fucile ce lo avevo in mano”.

Ora, alla luce di quanto riportato ci sembra che in tutto questo ci siano giusto un paio di problemi.

Si può partire dal ritardo imbarazzante impiegato per individuare il ricercato, per arrivare a come i media hanno segnalato la notizia. Quanto alla prima questione Alfano sembra averci già chiarito ogni dubbio: “Alla stazione Termini abbiamo avuto una prova di allerta molto significativa: il meccanismo si è messo in funzione in pochi minuti e in pochi minuti si è individuato il soggetto”, anche se temiamo di star parlando probabilmente di due episodi differenti.

Presumiamo che per dimensioni e traffico la Stazione centrale di Roma sia sottoposta ad una sorveglianza ben maggiore del singolo alpino che troviamo a Cinecittà, vogliamo quindi credere che la poca celerità sia stata dovuta al fatto che in realtà le forze dell’ordine si fossero già accorte della natura posticcia dell’arma. Certo, fosse stata vera probabilmente non ci sarebbe stato il tempo necessario per capirlo, ma tant’è.

La seconda questione considera il servizio dei media in questo caso specifico: che ha funzionato pressappoco come un amplificatore concentrico di agitazione e panico. Si è etichettata una vicenda come “allarme terrorismo” prima ancora che si fosse verificato qualunque fatto, non considerando l’elevata mole di traffico di pendolari, studenti e lavoratori della Stazione che affollano ad ogni ora banchine e negozi. Sono stati utilizzati video e riprese inviate dagli utenti, raccontando di una Termini evacuata e gonfiando la notizia attraverso il tam tam dei social network.

Mentre vi scriviamo, cinque giorni dopo, a Roma si sta celebrando il Family Day: non c’è mai pace per questa città.

(di Azzurra Petrungaro)

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